8 è il mio numero fortunato!

I Colli Piacentini di “La Tosa”

tosa5Un numero che sta a indicare una famiglia, l’amore per il vino e l’entusiasmo per il proprio lavoro. In particolar modo, l’8 si riferisce agli straordinari prodotti di quest’azienda, situata nella provincia di Piacenza, che prende il nome di “La Tosa”. Essa nasce nel 1980, grazie alla passione dei fratelli Ferruccio e Stefano Pizzamiglio, i quali, dopo essere riusciti a far loro le colline sopra Vigolzone in Val Nure, si sono costantemente preoccupati di crescere in fatto di qualità, rivolgendo un certo riguardo anche a vini adatti a un consumo giornaliero. Così, a partire dal 1988, chi decida di visitare questo suggestivo angolo dell’Emilia Romagna, può assaggiare deliziosi piatti tipici della tradizione piacentina presso l’agriturismo dell’azienda, magari accompagnandoli con il giusto bicchiere a un prezzo ragionevole.tosa1 La carte vincente di “La Tosa” è racchiusa in un lavoro attento e puntuale, che inizia in vigna con il diradamento dei grappoli, fondamentale per la concentrazione delle sostanze zuccherine, acide e aromatiche, appoggia la lotta integrata contro le malattie crittogamiche, prevede una concimazione naturale, prosegue con una serie di operazioni, quali potatura verde, defogliazione e aerazione del grappolo, e termina con una vendemmia rigorosamente manuale, che precede un maniacale controllo in cantina. 8 vini, quindi, 8 ambasciatori di un gusto pulito e lineare, vera e concreta espressione del territorio piacentino. Il Valnure, il Riodeltordo e il Gutturnio sono i tre prodotti base dell’azienda, quelli che non necessitano di una degustazione guidata per essere apprezzati. Cinque, fra gli 8 figli di “La Tosa”, hanno, invece, qualche pretesa in più: il Sorriso di Cielo e il Vignamorello, provenienti da vitigni autoctoni, si rivelano per l’impatto morbido e immediato. tosa2Mentre il primo, nato dalla voglia di sperimentazione dei fratelli Pizzamiglio, dona al vitigno della Malvasia di Candia Aromatica maggior autorevolezza e longevità, il secondo esalta ancor più le potenzialità di Barbera e Bonarda, esprimendosi in una magica successione di more, amarene, terra bagnata, caffè e cioccolato. Il Sauvignon e il Luna Selvatica, derivanti da uve importate, mostrano un volto ancora più austero dei precedenti, ma il nostro palato viene, infine, addolcito da “L’Ora Felice”, malvasia passito dai ruffiani toni di acacia, frutta sciroppata e sensazioni agrumate e dalla bocca sapientemente equilibrata tra acidità, sapidità e ritorni minerali.
Chi di voi non risceglierebbe per ben 8 volte “La Tosa”?

Serena Zerilli

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