Formaggi della Valtellina: boom del Casera e contrazione del Bitto

Dati Consorzio di Tutela Valtellina Casera e Bitto: in 5 anni il valore alla produzione è incrementato del 18,2%, trainato dal Casera con una crescita del 32%. Il Bitto registra una contrazione a fronte di una maggiore qualità e remuneratività.

Il formaggio rappresenta in Italia la prima categoria di cibo per fatturato, tendenza confermata anche da due eccellenze simbolo della Valtellina, Valtellina Casera Dop e Bitto Dop, registrando nell’ultimo quinquennio una crescita costante sia in termini di valore alla produzione con un +18,2%, sia in termini di valore al consumo con un +13%. Il fatturato complessivo dei due formaggi raggiunge i 13,7 milioni di euro, per un valore al consumo di 26,2 milioni. Risultati frutto anche di passate e attuali campagne di promozione e di politiche commerciali propositive, nonostante la sensibile contrazione della produzione, a fronte della quale il Consorzio di Tutela ha messo in campo adeguati strumenti a sostegno.

Il Valtellina Casera, prodotto nelle latterie turnarie locali, chiude il 2023 con una produzione di 15.236 tonnellate per un valore di 11,8 milioni di euro, +2,3% rispetto all’anno precedente, che nel quadro del quinquennio supera il 30%, con una crescita a volume del 10,2%. Bene anche l’export, attestandosi a un +3,4%.

«Le campagne di comunicazione, accompagnate da una crescente sinergia tra produttori e stakeholder del territorio, hanno portato i frutti sperati – sottolinea Marco Deghi, presidente del Consorzio di Tutela Valtellina Casera e Bitto (CTCB) –. Agli eccellenti risultati raggiunti dal Valtellina Casera in termini di fatturato e di produttività si aggiungono quelli realizzati attraverso la campagna di valorizzazione del Bitto, a cui hanno aderito all’unanimità tutti i soci».

Il Bitto deve fare i conti con il crescente abbandono dell’attività, con 47 alpeggiatori attuali a fronte di 56 nel 2018, imputabile in parte anche a un ricambio generazionale. Oltre a condizioni climatiche estreme, a problematiche legate alle peculiarità del formaggio stesso: la transumanaza e la lavorazione in alpeggio entro un’ora dalla mungitura. Cause queste della forte contrazione dei volumi produttivi con un -22% sul 2022 e quindi un -21,7% del fatturato.

Tuttavia, il programma a sostegno attuato dal Consorzio «ha permesso un forte innalzamento della qualità delle oltre 12.430 forme marchiate con la Dop, superiori quest’anno di quasi 3 punti percentuali rispetto alla media qualitativa 2022. A questi si abbina una maggiore remuneratività del prodotto, pagato l’1,6% in più rispetto allo scorso anno».

«Il nostro intento è continuare a tutelare e valorizzare un formaggio eroico – continua Deghi. Anche per questo, con il CTCB abbiamo attuato un programma di sostegno, con un tecnico esperto in alpeggio a disposizione di tutti i nostri soci, che supporti il produttore in tutte le fasi di produzione, dalla mungitura in loco alla stagionatura del formaggio, per ottenere il prodotto migliore e il più remunerativo possibile. Continueremo a perseguire la strada della qualità che è l’unico strumento per continuare a far vivere la tradizione di questo formaggio di montagna unico. Strumenti chiave sono anche le iniziative di promozione per valorizzare il prodotto presso i consumatori».

Consorzio per la Tutela dei Formaggi Bitto e Valtellina Casera

Il Consorzio per la Tutela dei Formaggi Bitto e Valtellina Casera, fondato dal 1995 nella provincia di Sondrio, si impegna a difendere l’unicità dei due formaggi Dop valtellinesi e a promuoverli sul mercato nazionale ed internazionale attraverso controlli rigorosi sulla filiera. Con 165 soci tra allevatori, produttori e stagionatori, piccole e grandi aziende zootecniche, latterie di paese e moderni caseifici, il Consorzio garantisce l’origine e la qualità di Valtellina Casera e Bitto, certificati dal CSQA di Thiene.

Consorzio Tutela Formaggi Bitto e Valtellina Casera

Formaggi della Valtellina: boom del Casera e contrazione del Bitto

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