Chi non mangia tapas in compagnia o è un ladro o è una spia

L’origine del termine “tapas” è totalmente misteriosa, ma ci sono sostanzialmente tre leggende sulla sua derivazione!

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Partiamo da quella più plausibile fino a quella leggendaria: al tempo dei Re Cattolici, i cocchieri uscivano dai bar brilli o peggio ancora ubriachi, cavalcando in uno stato di ebbrezza che finiva col provocare incidenti. Ai re venne allora un’idea eccezionale: pensarono bene di obbligare i cocchieri a consumare anche un po’ di cibo con ogni bicchiere, tappandogli appunto il bicchiere con degli alimenti che dovevano ingoiare senza masticare prima di passare alla componente liquida e alcolica.

Secondo un’altra legenda, più “regale”, della prima, al re Alfonso X detto “il saggio” era stato prescritto dal dottore di corte di assumere facoltativamente del vino di quando in quando ma dato che era solito frequentare numerosi festini in locali notturni in cui si consumava ogni ben di Dio, per riuscire a bere anche questi bicchierini diurni di vino doveva per forza mangiarci qualcosa assieme per evitare che gli provocassero rigurgito.

L’ultima spiegazione che vale la pena menzionare è anche la più goliardica: il re Alfonso XIII, durante il suo viaggio a Cádiz, nel Sud della Spagna, decise di sostare in ristorante del luogo, più precisamente nel Ventorrillo del Chato, per gustare un buon bicchiere di vino di Jerez. Un perspicace cameriere, però, vide entrare nel locale un mulinello di vento e corse a coprire il regal calice con una fettina di jamón. Il re osservando il gesto non capì di che si trattasse e chiese spiegazioni al cameriere che rispose scusandosi per l’avventatezza ma giustificando il gesto al fine di evitare che la polvere finisse nel bicchiere.Il re sorrise, mangiò il prosciutto impolverato, bevve il vino e chiese un altro vino “con tapa”. Il pubblico presente nel locale rise e fece lo stesso.

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“Il libro delle tapas” è un straordinario testo che propone una vasta raccolta per creare originali tapas. Scritto da Simone e Inés Ortega, con un’introduzione del celebre chef di tapas spagnolo José Andrés, il volume esalta l’evoluzione delle tapas nella gastronomia mondiale, e il fatto che siano diventate delle specialità poliedriche e gustose, allegre e originali.  Vero è che si tratta di prelibatezze della cucina spagnola ma oggi le tapas vengono preparati anche con ingredienti nostrani, rappresentando uno stile di vita e non solo una pietanza. Servite nei locali come pub o wine bar in genere, sono inevitabilmente accompagnate dal vino – anche se oggi è d’uso la variante del cocktail (analcolico e non) –, e consumate in maniera conviviale in compagnia, come antipasti oppure come pasto leggero. Si tratta di un’opera che elogia i sapori, il cibo ideale per chi ama stare in compagnia, e ne rileva la valenza estetica.

RICETTE

Scheda tecnica del libro

Titolo:   IL LIBRO DELLE TAPAS

Formato: 270 x 180 mm, illustrato a colori

Editore: PHAIDON

Pagine:  432

Data pubblicazione: 2010 (I Edizione in lingua italiana)

Autori: Simone e Inés Ortega, con la collaborazione di José Andrés

ISBN-13: 9780714859682

ISBN-10: 0714859680

Simone Ortega ha scritto opere di culinaria per oltre 50 anni ed è considerata la più grande esperta di cucina tradizionale della Spagna mai esistita, tanto che intere generazioni di spagnoli hanno imparato a cucinare grazie ai suoi libri.

Inés Ortega , figlia di Simone Ortega, ha iniziato a collaborare con lei fin dalla più tenera età e porta ora avanti la tradizione materna.

José Andrés, nato in Spagna ed esperto di tapas, scrive libri di cucina, è autore e conduttore di trasmissioni televisive, nonché proprietario di otto ristoranti negli Stati Uniti, tra cui il tapas bar per eccellenza, il Jaleo.

Mariangela Martellotta

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