Eataly Roma: Onesti ma Furbi

Questo si legge nella cartella stampa, il Libro Unico su Eataly Roma, Fisica e Metafisica dell’Eataly più grande del mondo, quando Farinetti racconta lo stile: 1° Informali ma Autorevoli, 2° Autoironici ma Orgogliosi, 3° (last but not least n.d.r), Onesti ma Furbi”. Nel mio retaggio cattolico mi ha fatto pensare a quell’espressione del Vangelo: “Siate puri come colombe e astuti come serpenti”, non me ne voglia nessuno per il paragone, ma è proprio così. Il peso di questa furbizia, la sua accezione sono positivi, qui la furbizia, come lì l’astuzia,  somiglia all’intelligenza, alla scaltrezza, alla creatività e all’intuizione. Dentro Eataly (e non solo Eataly Roma) si compiono tre azioni: comprare, mangiare e imparare e il cibo è l’oggetto e il soggetto al tempo stesso, in una sintesi estrema dentro Eataly il cibo accade, prende vita, si mostra e si racconta.

Quando qualcuno che non lo ha ancora visto, ha ridotto il suo commento con il dirmi: “è solo un supermercato di lusso”, ho capito che per tutti la visita sarà d’obbligo. Per colmare dunque questo gap tra ciò che Eataly è e quello che si può immaginare, l’unica strada sarebbe quella di andarlo a vedere e di viverlo e quindi Oscar dovrà formulare un invito, non al popolo gourmet, che lo ha già accettato, ma soprattutto a quei “tutti” che lui dice essere il suo target di clienti.

Mi veniva in mente scherzando, ma anche seriamente, durante l’inaugurazione a porte chiuse mentre parlavo con Filippo La Mantia e Alessio Vinci, che una buona idea di comunicazione potrebbe essere quella di organizzare il lunedì dei parrucchieri romani, per portarli per mano a vedere questi 17.000 metri quadrati, raccontando loro la stessa storia detta a noi, ai giornalisti, ai politici. Perché i parrucchieri? E’ facile comprenderlo, perché loro hanno il polso profondo di ogni quartiere di Roma, vedono passare massaie e donne manager, attrici e portinaie e saprebbero davvero fare passa parola.

Non ce ne sarà bisogno, ma l’idea mi divertiva.

Eataly Roma è dedicato alla bellezza e ne ha ben ragione, il luogo è mozzafiato, Faranda mi ha detto, con grande entusiasmo, di quanto lavoro e cura del dettaglio sono serviti per realizzare una struttura avveniristica senza intaccare quella che già c’era. E’ bella l’aria che si respira, sono bellissimi i prodotti e i ristoranti, belli i monitor con le interviste e le ricette e bella la segnaletica (anche se sul piano avrei messo le frecce per cosa trovare a destra e cosa a sinistra), ma più di tutto sono belli i produttori e le persone.

C’è Pasquale Torrente di Cetara per la Friggitoria, lui con il suo sole in fronte; c’è il sorriso di Alessandro Frassica per i panini di INO; c’è Teo Musso sex symbol del mondo della birra italiana e non ridete, perché piace a tantissime e fa strage di cuori; c’è Anna Dente per ora, perché  le Osterie ospitate saranno diverse di volta in volta., con il suo cappello rosso da Chef ormai inconfondibile.

Non citiamo i grandi marchi e i brand che stanno cavalcando questa avventura, perché avranno modo di essere visibili, dal caffè alle cucine delle scuole, dalla banca all’operatore telefonico presente all’entrata.

Mi sono piaciuti i carrelli colorati, la posizione negli scaffali, anche se avrei messo il forno del pane da un’altra parte.

Bellezza e armonia, come possiamo contraddire Farinetti?

C’è il regno delle cose a Eataly, quelle che nel Manifesto dell’Armonia di Eataly, devono essere considerate di gran lunga meno importanti delle persone, il regno dei prodotti, molti di proprietà proprio di Eataly, un regno tanto grande e imponente che mi ha fatto pensare ad una poesia di Jorge Luis Borges che s’intitola proprio “Le cose”.

“Le monete, il bastone, il portachiavi,
la pronta serratura, i tardi appunti
che non potranno leggere i miei scarsi
giorni, le carte da giuoco e gli scacchi,
un libro e tra le pagine appassita
la viola, monumento d’una sera
di certo inobliabile e obliata,
il rosso specchio a occidente in cui arde
illusoria un’aurora. Quante cose,
atlanti, lime, soglie, coppe, chiodi,
ci servono come taciti schiavi,
senza sguardo, stranamente segrete!
Dureranno piú in là del nostro oblio;
non sapran mai che ce ne siamo andati.”

E’ soprattutto però il regno delle persone che fanno e hanno fatto la storia del cibo italiano, per esempio c’è il mitico Stefano Bonilli (mio caro SBO) che tante di queste idee aveva già avuto.

Siamo fortunati che Eataly sia anche a Roma, non vedo l’ora che apra a pieno regime, si potrà viaggiare nell’Italia dei cibi alti senza muoversi da casa, ci sarà più Slow Food, più scelta, più spazio per imparare.

Ci vediamo a Eataly.

di Nerina Di Nunzio – nerina.dinunzio@gmail.com

Eataly Roma – Air Terminal Stazione Ostiense 

Apertura prevista per giovedì 21 giugno alle ore 10.00 per info: http://www.roma.eataly.it/

 

 

Eataly Roma: Onesti ma Furbi

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