A qualche chilometro dalla riviera Ionica, Galàtone è noto per la ricchezza dei sui territori. Uliveti, vigneti, mandorleti ed alberi di fico. Fino al primo dopoguerra Galàtone era centro di scambi commerciali tra agricoltori e commercianti, che rivendevano i prodotti nel nord della Puglia. Sia a causa dell’emigrazione verso il nord Italia, sia per la progressiva diffusione di prodotti importati da Africa e Spagna, le coltivazioni di albicocche furono poco a poco abbandonate per lasciar posto ai più redditizi ulivi e viti.
Le albicocche di Galàtone si ottengono da ormai pochissimi alberi, principalmente concentrati in due frutteti di medie dimensioni e negli orti familiari. Sono una variante precoce e di piccole dimensioni, grandi quanto noci e profumatissime. Risultano molto morbide e dolci al gusto, purtroppo uno svantaggio per la lavorazione industriale e per il trasporto.
Come tutte le vecchie varietà frutticole, è molto longeva: l’albicocca di Galàtone produce dopo tre anni dall’impianto e continua a fruttificare ben oltre i cinquant’anni. Esiste ancora nell’agro di Galàtone un albero di ottant’anni. I produttori affermano che questa longevità sia dovuta all’abitudine locale di innestare le albicocche su mandorlo amaro invece che su susino.
L’assessorato alle Risorse Agroalimentari della regione Puglia sostiene assieme a Slowfood questo presidio che ha riunito alcuni produttori che custodiscono le ultime 50 piante dell’albicocca di Galàtone.
Silvia Macedonio
Photo credits: DeFlynca