Posate: design per tre pezzi.

Dalla posata di stampo artigianale a quella del design d’autore.

 

Le posate come oggi le conosciamo sono presenti sulla tavola imbandita da otto secoli, ma sono divenuti prodotti di massa solo con l’avvento della seconda rivoluzione industriale, e quindi delle lavorazioni seriali grazie alle presse meccaniche e ai progressi della metallurgia che forniva ai produttori di lamine metalliche, da cui ricavare per stampaggio, questi utensili. La vicenda progettuale ha inizio con le mirabili prove di argentieri famosi, di artigiani o di artisti che fra Otto e Novecento disegnarono tra l’altro posate, certo non destinate al grande pubblico; ma quei progetti hanno costituito un vero e proprio paradigma per aver fatto assurgere oggetti comuni e quotidiani a livello di arte, ancorché, come si diceva un tempo “applicata”.

A destra, confronto tra posate di Età Romana, Medioevale, Rinascimentale. A sinistra, confronto tra posate del ‘700 e dell’800.

Dall’artigianato artistico della Liberty &Co., della Maison Moderne di Meier-Graefe, della Maison Bing e dellaWiener Werkstatte, ben presto si pervenne alle convincenti proposte moderne d’industrial design del Deutscher Werkbund.

Caso vuole che Adolf Loos (1870-1933), l’architetto viennese che attivamente partecipò all’inizio del XX secolo al dibattito sui confini tra arte e arte applicata, facesse riferimento ad oggetti precisi tra cui le posate per affermare il proprio dissenso con lo spirito del Deutscher Werkbund (lega tedesca degli artigiani) che animava la Germania e di riflesso la Vienna di quell’epoca.

Non è difficile intuire che nello scritto Degenerazione della civiltà, datato 1908, c’è un attacco a Joseph Hoffmann e probabilmente alle sue posate progettate nel 1904.

A destra, confronto tra posate del 1939 e della fine degli Anni ‘60. A sinistra, evoluzione tipologica a partire.

Alla fine degli Anni Trenta in Italia si assiste ad un primo coinvolgimento di architetti che collaborano con leindustrie. Lo stesso Gio Ponti nel ’36 realizzò posate in argento per Sambonet, e molti altri suoi originalissimi modelli furono prodotti tra gli Anni Cinquanta e Sessanta da Krupp e Christofle.

Il concorso di Design Competition for Italy, bandito dalla ditta americana Reed & Barton nel 1959, fu L’occasione propizia per molti progettisti di cimentarsi anche nel design delle posate; vi parteciparono tra gli altri Roberto Mango, Marco Zanuso, Ettore Sottsass jr. Si concluse con l’assegnazione del primo premio ad Achille e Pier Giacomo Castiglioni per le posate serie “Secco”. Con il successo di quest’ultime si confermava il valore del disegno della posata italiana con impugnatura comoda e forchetta a quattro rebbi. Al concorso partecipò anche Carlo Scarpa che ottenne il terzo premio: di lui fu detto che fosse un supremo artigiano.

Serie “Caccia” disegnata da J. Hoffmann per le Wiener Werkstaette e presentata per la prima volta al pubblico nella mostra La tavola apparecchiata in Neustifgasse 32 a Vienna. Queste posate furono prodotte artigianalmente in argento e in alpacca argentata fino al 1910-12.

E’ noto che altre posate di Scarpa, quelle con la forchetta a cinque rebbi prodotte anni dopo da Cleto Munari, sono entrate nella collezione del Museum of Modern Art di New York. In queste Scarpa riprende il motivo del breve taglio sull’asse, lo stesso che con spirito diverso era presente nelle precedenti posate del ’59. In merito alla ricerca sulla forma va menzionato il caso anomalo di un utensile di servizio in plastica disegnato nel 1962 da Achille Castiglioni: il cucchiaino pubblicitario per maionese Kraft. L’autore inventa uno strumento valorizzando al massimo la sua funzione d’uso: il cucchiaino che grazie alla particolare forma della paletta e del manico raccoglie correttamente la maionese dal barattolo!

Mariangela Martellotta

Cucchiaino per barattoli -1962 Progetto: Achille e Pier Giacomo Castiglioni; 1962, 1996 Produzione: Kraft, Alessi.

Posate: design per tre pezzi.

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