Una vivacissima natura morta

Il giallo dei limoni, il bianco dei gusci d’uovo, il rosso dei pomodori, il verde nelle varie nuances degli ortaggi e delle verdure, le olive i formaggi, cassette variopinte, carni penzoloni e pesce guizzante su freddi banchi di marmo, tanti avventori assiepati, venditori canterini e intraprendenti  per le viuzze e un gran baccano. Voci, suoni, inviti all’acquisto nelle calde e luminose  giornate siciliane.
Sono gli ingredienti della spettacolore tela di Renato Guttuso che immortala il famoso mercato palermitano della Vucciria (nei pressi di Piazza Caracciolo). Vucciria, dal francese boucherie, macelleria, a Palermo significa “confusione”.

Le persone si incastrano, si sfiorano, interagiscono come in una piece teatrale dove tutti sono protagonisti. Difficile contare e definire le figure nel quadro, in primo piano, di spalle vi e’ una donna procace, un macellaio sulla destra un acquirente di fronte a lei, un ragazzo di spalle, una donna anziana, una fanciulla bionda e un uomo in fondo, ancora un verduriere ed un pescivendolo, e’ come se ne saltasse sempre fuori uno!

Luogo iconico che entra nei tre metri per tre della tela  dell’artista e che oggi possiamo ammirare nelle sale del Complesso del Vittoriano a Roma. E’ il tripudio dei colori, quasi violenti , e’ la sintesi della sicilianita’, che e’poi la sintesi degli occhi necessaria a cogliere i tanti dettagli, e’il posto degli scambi umani oltreche ‘delle merci. Un lavoro dell’autunno del 1974 , dal primo ottobre al sei novembre, eseguito nello studio di Velate, vicino Varese, lontano da Palermo ma con i ricordi nitidi e chiari  nella mente e nel cuore. Guttuso si allontana dalla citta’ natale, vive a lungo a Roma, dove muore, ma torna ogni estate in Sicilia e rimane profondamente legato alla sua terra. Il maestro dedica molto tempo a questo progetto  tanti bozzetti preparatori ed una lunga sessione fotografica.Maniacale il reperimento dei soggetti,carni,frutta,pesci  provenienti direttamente da Palermo,in aereo.Numerosi gli elementi da catturare e fermare col  pennello,cio’ che rimane fuori dal palco non ha evidentemente superato il  provino!

C’e’ la caducita’ del cibo,in bella mostra, festante, con la speranza di essere scelto e non cestinato e ci sono gli uomini,la vera natura morta della scena.
L’opera e’ di una bellezza imbarazzante e sprigiona una grande forza. Da apprezzare in silenzio, con rispetto, annusando e percependo l’insieme.

Patrizia Cesari

Una vivacissima natura morta

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