Attacco agli ulivi

Migliaia di piante contagiate, il batterio che uccide gli ulivi finisce sotto inchiesta. La Coldiretti lancia l’allarme: a rischio la domenica delle Palme.

L’epidemia che sta decimando gli ulivi secolari del territorio pugliese si sta diffondendo rapidamente, la situazione è grave e il Consiglio dei Ministri ha disposto un commissario straordinario per delineare un quadro più chiaro della situazione. Il batterio responsabile dell’epidemia è lo Xylella fastidiosa, trasportato da piccoli insetti che depositano le uova durante l’inverno, aspettando la schiusa prevista per la settimana che precede la Santa Pasqua. Per questo, avvisa la Coldiretti, potrebbe essere molto pericoloso scambiarsi il tradizionale ramoscello di ulivo, simbolo di pace nella domenica delle Palme, rischiando un’ulteriore diffusione dell’epidemia.

La battaglia per difendere queste piante storiche presenti nel Salento è solo all’inizio, il periodo più difficile deve ancora arrivare. Secondo Roberto Moncalvo, presidente Coldiretti, è possibile effettuare una prevenzione con pratiche colturali adeguate e interventi di arieggiamento periodici, tuttavia, una volta infettata la pianta è destinata inevitabilmente a morire. Gli insetti appena nati sono soliti vivere nelle erbacce che crescono ai piedi degli olivi, il rapidissimo batterio intacca inizialmente le foglie dei rami più alti per poi estendersi su tutto il fusto fino alla radice. In Europa lo Xylella fastidiosa venne affrontato per la prima volta nel 2013, prima di allora non se ne aveva notizia, anche se risultava presente nei territori coltivati in America e a Taiwan sin dal XIX secolo.

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Ulivo centenario salentino

L’inchiesta avviata dalla Procura di Lecce mira a individuare eventuali responsabilità colpose, analizzando le tempistiche del contagio, per chiarire se e in quale misura gli organi preposti al controllo del territorio fossero a conoscenza del pericolo Xylella.

Secondo le indagini svolte finora, l’origine della contaminazione potrebbe risalire al 2010 quando a Valenzano, provincia di Bari, presso l‘Istituto Agronomico Mediterraneo vennero utilizzate, per motivi scientifici, provette con germi patogeni di malattie che attaccano le piante, tra questi era presente anche lo Xylella. Tuttavia, questa prima ipotesi sembrerebbe inverosimile, poiché i protocolli di ricerca dello IAM sono piuttosto rigidi e una fuori uscita del virus risulterebbe improbabile. Più accreditata l’idea che a sdoganare il virus siano state le piante ornamentali importate dall’Olanda, molto diffuse nel Salento, che avrebbero ospitato questo virus molto comune anche tra le piante da frutta. Fortunatamente per ora i vigneti salentini sembrano esserne immuni.

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Il Comandante della Guardia Forestale Giuseppe Silletti è il commissario straordinario posto a far chiarezza sulla tragica situazione in cui versano gli olivi pugliesi ma, per poter dichiarare lo stato di calamità naturale, è necessario l’impegno dell’intero Parlamento. Solo con tale dichiarazione si renderebbero obbligatorie e tempestive le misure di sostegno per i coltivatori come la sospensione o dilazione delle scadenze fiscali agricole esgravi della contribuzione previdenziale agricola, interventi che mirano a garantire un futuro alle imprese olivicole, ai frantoi e alle cooperative del Salento. Va altresì sottolineato che il problema non riguarda soltanto il territorio pugliese, dove comunque sono presenti circa 11 milioni di piante di ulivo, l’epidemia si sta diffondendo a livello nazionale e presto potrebbe interessare l’intera Europa.

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L’ulivo del Salento è un patrimonio mondiale che non deve essere trascurato, è necessario pertanto portare avanti un programma dettagliato di salvaguardia, Coldiretti chiede l’intervento dell’Unione Europea affinché venga monitorata l’emergenza pugliese e si rafforzino i controlli alle frontiere, disponendo un periodo di quarantena delle piante provenienti dai paesi più a rischio di contagio.

Grazie all’hashtag #savemonumentalolives su Twitter è possibile partecipare alla prima raccolta fondi per finanziare la ricerca Antixylella fastidiosa, un contributo concreto per aiutare questo patrimonio nazionale messo in ginocchio di fronte alla nazione.

Federica Palocci

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