Lungo la suggestiva fascia vitivinicola collinare dell’Oltrepò Pavese, a sud della Lombardia, al punto d’incontro tra quattro regioni, Lombardia, Piemonte, Liguria ed Emilia Romagna, sorge una zona storica naturalmente votata alla produzione di vini di qualità, dove nasce una Doc decisa e corposa: il Buttafuoco dell’Oltrepò Pavese.
Così chiamato dall’antica frase “al buta me al fueg”, ossia “germoglia come il fuoco”, il particolare nome si riferisce sia ai vitigni impiegati per la sua produzione, sia al suo deciso colore rosso, ma anche alla struttura, alla forza e all’irruenza del vino.
Prodotto in una zona, l’Oltrepò Pavese, storica area del Nord Italia celebre per la viticoltura, da uve rigogliose coltivate su terreni costituiti da marne argillo-calcaree di natura eocenica, ricche di arenarie e fossili marini, il Buttafuoco è uno dei vini più tipici e pregiati della zona, frutto di una tradizione vitivinicola che risale all’epoca degli antichi Romani e tramandata con cura sino ai giorni nostri.
Vino rosso sia fermo che frizzante, è ottenuto da uve Barbera, dal 25% al 65%, Croatina, dal 25% al 65%, Uva rara e Vespolina fino a un massimo del 45%, coltivate nei comuni a sud della via Emilia: Stradella, Broni, Canneto Pavese, Montescano, Castana, Cigognola, Pietra de’ Giorgi.
Colore rosso intenso, ottima corposità e acidità vivace caratterizzano il vino: il barbera, uva autoctona piemontese, dalla natura rustica e generosa, determina il fragrante aroma fruttato e l’acidità elevata, mentre la croatina, coltivata soprattutto in Oltrepò Pavese e nel novarese, contribuisce all’anima vigorosa del nettare. A completare l’assemblaggio l’uva rara, tipica della zona, e la Vespolina, dal bouquet elegante e intensamente speziato.
Per le sue caratteristiche, si abbina molto bene con secondi piatti di carni rosse in umido o con la selvaggina.