Ceretto: quando il terroir non è solo nel calice

Una famiglia nata nelle Langhe e che alle Langhe regala il cuore. Questa la sintesi della lunga storia dei Ceretto, una storia di viticoltori iniziata tra l’Ottocento ed il Novecento, quando Riccardo fondò la Casa vinicola ad Alba.

Da allora, prese avvio la genesi di una realtà che definire “meramente” cantina appare riduttivo, per quel suo sapersi “battere” a difesa e per la valorizzazione di un terroir unico. Un territorio fatto di infiniti piccoli appezzamenti, di innumerevoli sfumature e di un fascino cangiante: d’estate come d’inverno, in primavera come in autunno, le vigne regalano panorami capaci di emozionare chiunque. Ed è proprio da queste terre che prende avvio l’attività di attenta selezione dei migliori cru ad opera dei figli di Riccardo, Bruno e Marcello: l’acquisto di Bricco Asili (Barbaresco, 1969), Bricco Rocche (a Castiglione Faletto, 1978) e la costruzione della cantina Vignaioli di Santo Stefano (per la vinificazione del Moscato d’Asti) nel 1976, segnano i primi passi di un cammino in continua evoluzione. Una crescita costante, quintessenza di quella mentalità d’avanguardia e dinamica che sembra ben radicata nei cromosomi dei Ceretto.

E di certo prosegue con l’ingresso in azienda di Lisa, Roberta, Alessandro e Federico (figli di Bruno e Marcello); e da quel non lontano 1999, anno delle “nuove generazioni”, il fermento – non solo dei mosti – ha costituito il leit motiv della Cantina langarola, accompagnandola lungo un percorso misto di arte, storia e cultura.

Al 2000 risale, infatti, la realizzazione dell’oramai famoso Cubo di vetro, a Bricco Rocche, oggi emblema della raffinata wine architecture nel Barolo; al 2003, invece, il progetto Terroirs e al 2009 la costruzione dell’Acino, presso la Tenuta Monsordo Bernardina, luogo di ospitalità per antonomasia della famiglia. Nulla è lasciato al caso, ma tutto risponde ad una rigorosa impostazione che intende richiamare, in ogni dettaglio, le radici…le amate Langhe. Ed ecco allora che l’uso del legno, nella progettazione dell’opera, ricorda tini e barrique; persino i tiranti in acciaio rimandano al mondo della vinificazione. Così come il materiale impiegato per lo scheletro principale, l’EFTE, offre, con la sua opacità, uno sguardo quasi “nebuloso” sui vigneti di Syrah e Barbera, lasciando per associazione immaginare la pruina. L’Acino è, dunque, la massima sintesi dell’anima dei Ceretto, che pulsa proprio nei tenimenti di Monsordo, casolare ottocentesco acquistato nel 1987, oggi centro nevralgico della Cantina e luogo deputato alla produzione delle etichette storiche.

Un legame privilegiato con questo cru, che si esprime anche nella realizzazione della Casa dell’Artista (nel 2010), un loft moderno nato dal recupero di un’antica dimora immersa nei vigneti, per offrire un luogo privilegiato, ove trascorrere qualche giorno ed apprezzare i volti meno conosciuti delle Langhe. E trarre ispirazione dalla policromia di un paesaggio non a caso divenuto Patrimonio dell’Umanità. Un paesaggio che incute ed esige rispetto, una sorta di senso reverenziale innato nei geni dei Ceretto che, dal 2010, hanno deciso di sugellarlo nell’adozione di pratiche biodinamiche in tutti i cru e nei vigneti di Monsordo Bernardina. Trenta ettari totali, con il desiderio e l’impegno di convertire a dette prassi l’intera proprietà.

E ciò a testimoniare come la triade “Radici-Unicità della terra-Creatività nella produzione locale”, il credo della famiglia, non si esaurisca in una uniformazione asettica alle tendenze correnti di valorizzazione territoriale, ma sia un obiettivo costante.

Da questi valori prende forma il progetto Terroirs, orientato alla selezione di vini e distillati di piccole realtà internazionali, contraddistinte dal medesimo approccio al mondo dell’enologia, allo scopo di distribuirle in esclusiva sul territorio nazionale. Un modo per divulgare la cultura del vino, della biodiversità, dietro al quale si cela l’indole “vivace” di una Cantina che mira a fare di un angolo piemontese un unicum di natura, miti, leggende, consuetudine e sapienza.

È a questa filosofia di vita che deve i natali il Torronificio Re-Langhe, avviato nel 1993 per recuperare la ritualità ed i ritmi della produzione dolciaria regionale, incentrata sulla famosa nocciola. Ma nobilitare la Tonda o Gentile per i Ceretto significa seguirne le diverse fasi di lavorazione e farne la compagna di una convivialità senza tempo; un desiderio che ha portato all’acquisto di alcuni noccioleti e alla collaborazione con Gobino per incastonare in gustose preparazioni di cioccolata la “perla” langarola.

 

Il Cub-Bricco Rocche

Scorre nelle vene della famiglia il senso di appartenenza al Piemonte, a quel piccolo (grande) universo che deve anche alle numerose eccellenze enogastronomiche la propria fama, a quel patrimonio custodito dalle montagne cuneesi, tra quegli alpeggi dai quali nasce la materia prima per l’importante tradizione casearia della regione. Un’arte, questa, salvata dall’oblio da piccoli allevatori con i quali i Ceretto hanno definito taluni accordi per garantirsi la freschezza e la qualità del latte, da impiegare successivamente nella produzione di formaggio ad opera di Gian Domenico Negro. La collaborazione, avviata nel 2012, segna una crescita ulteriore anche per Arbiora: non più una “pura” selezione ed affinamento di caprini in quel di Bubbio, ma lavorazione di Castelmagno, il principe dei formaggi di questo lembo d’Italia.

Doveroso citare la partnership con il tristellato Enrica Crippa e la versione, più easy ma di assoluto livello qualitativo, del ristorante La Piola ad Alba. È qui che, in un ambiente familiare, il cliente diventa il protagonista della propria esperienza culinaria: dal menu esposto sulla parete, si ha, infatti, la possibilità di comporre il proprio percorso enogastronomico, tra i piatti locali e calici di terroir. Un’esperienza capace di offrire uno spaccato della cucina locale.

Manuela Mancino

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