Che Osmiza è aperta oggi?

Un percorso enogastronomico tutto da scoprire mappa alla mano e bicchiere al collo: la tradizione triestina delle Osmiza.

Un ambiente rustico e familiare dove gustare i prodotti del luogo accompagnati da un buon bicchiere di vino, l’Osmiza è il punto di ristoro tipico della Provincia di Trieste e parte del patrimonio storico e culturale.

Di origine antica le Osmize risalgono addirittura all’810 sotto Carlo Magno, il quale consentiva ai viticoltori la vendita diretta del vino sfuso, ritroviamo testimonianze scritte di tale prassi nel periodo medievale. Sarà comunque l’editto emanato da Giuseppe II d’Asburgo nel 1784, a sancire la preesistente e radicata usanza, permettendo ai contadini del Carso lo smercio dei propri prodotti nel cortile dell’abitazione per otto giorni. Da qui l’etimologia del nome Osmiza dallo sloveno “Osem”, ovvero “Otto”. Un’altra agevolazione prevedeva che tutto il venduto non fosse tassato.

Oggi non godono di trattamenti fiscali diversi da quelli di qualsiasi altra attività occasionale extra reddito, quindi esentasse sotto la soglia dei 5.000 € annui. La questione dell’apertura è tutt’oggi controversa, comunque sono le stesse Osmiza a stabilirne il periodo vincolato alla disponibilità delle scorte.

Frasca
Cartelli Osmiza aperte al pubblico

In passato tutti coloro che volevano “aprire” le porte delle loro case avevano l’obbligo di esporre una frasca un cespo d’edera al portone di entrata al cortile, pena la confisca di tutta la merce. Ancora oggi è valida quest’usanza di appendere le frasche ai cartelli con il nome delle Osmiza, posti in prossimità degli incroci, a indicare l’apertura dell’esercizio.

Data la grande libertà di gestione lasciata alle Osmiza è necessario avere una guida che aiuti gli avventori a orientarsi, quindi è bene prima di avventurarsi consultare il sito www.Osmize.com, che fornisce una mappa precisa delle frasche aperte.

L’atmosfera che si respira all’interno di cantine o di piccole stanze di case di campagna è rilassata e informale, e la gestione familiare contribuisce a rendere il clima ancora più piacevole. Nel menù casalingo vengono offerti salumi, formaggi, verdure, sottoli, sottaceti di produzione propria e come antipasto uova sode. Non ci sono piatti cucinati fatta eccezione di qualche frittata o dolce. Accompagnano il pasto i vini tipici del Carso come il Terrano rosso aspro dal gusto intenso e deciso, nerissimo, nel tempo più seducente; la Vitovska bianco, leggero e profumato, dal gusto secco e con sentori di mandorla; la Glera dall’inconfondibile colore giallo intenso e dal sapore aromatico.

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Un menù tipico di un Osmiza

Per tutti coloro che amano la natura e vogliono scoprire le caratteristiche del territorio triestino, il tour delle Osmiza è un‘esperienza da vivere. Per gli abituali frequentatori è stato pensato un kit contenente lo stretto necessario per poter affrontare preparati il percorso enogastronomico. Il Kit del tour delle Osmiza è composto da un bicchiere (modello Vienna, classico da ottavo, inciso con la tecnica della sabbiatura), corredato di portabicchiere a quadri bianchi e rossi da tenere legato al collo, una bandana della stessa fantasia per poter riparare il capo dal sole e una guida con gli indirizzi di tutte le 130 osmize, suddivisi in periodi di apertura.

L’idea del kit è di un artigiano triestino Bruno Vusio il quale afferma di averlo creato in seguito alle continue richieste degli avventori e dei sempre più numerosi fan di Osmiza. Il pacchetto inoltre diventa un ricordo da conservare per i turisti, che sembrano sentirsi maggiormente stimolati a tornare.

Kit Osmize
Kit per il tour delle Osmize

Un’esperienza unica e caratteristica, che offre a chi si trova nelle zone di Trieste l’occasione di gustare appieno alcuni dei sapori locali. Dunque, per dirlo in dialetto triestino: “Demo in Osmiza”.

Federica Palocci 

Osmiza

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