Un DDL per salvare i Locali storici d’Italia

Custodi di un savoir faire di antiche radici e, al tempo stesso, trasformatori di trend in cult, i Locali storici d’Italia si ribadiscono presidio della cultura, della gastronomia e dell’ospitalità italiana.

Sono infatti gli alberghi, ristoranti, pasticcerie-confetterie-caffè letterari e fiaschetterie con almeno 70 anni di attività i protagonisti di un disegno di legge promosso dal vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio e presentato a Palazzo Madama alla presenza anche del presidente dell’Associazione Locali storici d’Italia, Enrico Magenes, e della docente di Economia del turismo alla Bocconi di Milano, Magda Antonioli.

Con un’età media di 150 anni, questi locali sono infatti sopravvissuti a guerre mondiali, catastrofi naturali, crisi economiche e anche a una pandemia, ma rischiano ora di essere fagocitati dalla metamorfosi che sta lentamente e inesorabilmente trasformando i centri storici delle nostre città tra nuovi stili di vita e pressioni economiche congiunturali.

Il disegno di legge riconosce – per la prima volta nella storia recente – un piano di sostegno a tutela e valorizzazione dei locali storici italiani, da realizzare attraverso un fondo di 150 milioni di euro in tre anni, istituito presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy. I beneficiari del fondo saranno le attività commerciali, gli esercizi pubblici, le imprese artigiane e gli esercizi alberghieri che abbiano svolto l’attività da almeno 70 anni, mantenuto arredi e ambienti originali, connotati da particolare interesse storico, culturale o artistico e legati alle tradizioni locali. Le stesse prerogative d’ingresso utilizzate dall’Associazione Locali storici italiani, che oggi conta 200 soci-avamposto dell’ospitalità italiana in tutto lo Stivale, sopravvissuti alle guerre mondiali, alle crisi economiche e alle catastrofi naturali e oggi sempre più provati prima dalla pandemia – che ha svuotato le città d’arte – e poi dalla crisi energetica e dall’aumento dei costi delle materie prime.

L’Associazione stima che siano circa 300 i locali storici italiani che rispondono ai requisiti previsti dal disegno di legge per poter essere censiti e accedere quindi alle risorse, che i singoli Comuni possono decidere di destinare a contributi per l’affitto o per il restauro, nonché a riduzioni o esenzioni dalle imposte. Sono previste anche campagne di sensibilizzazione nelle scuole per l’adozione di progetti educativi cultura e tradizioni legate ai locali storici.

Si va dal Caffè Greco di Roma, con il tavolino fisso di Giorgio de Chirico, al Ristorante la Bersagliera di Napoli, amato da Totò per gli spaghetti. E se la memorabilità passa spesso per il gusto, dal pesto preferito di Frank Sinatra proposto dal Ristorante Zeffirino di Genova al miracoloso brodo di carne del Ristorante Casa del Brodo “dal Dottore” di Palermo, non mancano i luoghi celebri per gli avvenimenti storici. Come l’Hotel Bernini Palace di Firenze, Hotel Parlamento quando, tra il 1865 e il 1871, Firenze divenne capitale del Regno d’Italia, o l’Antica Locanda Mincio a Valeggio sul Mincio (VR), dove sostò Napoleone nel 1796 dopo aver cacciato gli austriaci al di là del fiume.

Tra i primati più curiosi, il Caffè Fiorio di Torino è passato alla storia per aver lanciato, sfidando il buon costume, lo scandaloso cono gelato da passeggio, mentre è al Caffè Paszkowski, nel capoluogo fiorentino, che si tenne il primo caffè-concerto con un’orchestra interamente al femminile, capace di innervosire il ministero della Cultura Popolare fascista con i primi foxtrot americani, allora banditi.

«I locali storici rappresentano veri e propri beni culturali da sostenere e difendere – ha affermato il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio – in quanto esprimono la storia, l’arte e le tradizioni dei territori locali. Ma non si tratta di semplici “fotografie del passato”. Al contrario, sono vivi promotori di attività produttive, commerciali e ricettive, che rappresentano anche un importante attrattore turistico. Oggi molti di loro vivono una condizione di grande difficoltà, non solo per la pandemia e per l’aumento dei costi, ma anche per la concorrenza dei grandi gruppi multinazionali che occupano i centri storici, costringendo molte attività a chiudere e trasformando l’immagine delle nostre piccole e grandi città. Con questo disegno di legge, vogliamo aiutare i locali storici a sopravvivere e a mantenere la loro specificità come identità culturale collettiva, ispirandoci alle convenzioni Unesco che tutelano il patrimonio culturale immateriale».

«Il testo che abbiamo contribuito a realizzare segna senz’altro una svolta per le prospettive di autentiche icone dell’italianità, sempre più vessate. da costi insostenibili, depresse dallo smart working e dai surplus di costi di gestione. – ha dichiarato il presidente dell’Associazione Locali storici d’Italia Enrico Magenes – I nostri locali storici hanno in media oltre 150 anni di storia ciascuno, per un totale di circa 40 mila anni di storia e rappresentano un inestimabile valore identitario. Icone del made in Italy nel mondo, questi pionieri del made in Italy rimangono ancora una discriminante fondamentale nella scelta del luogo di soggiorno da parte di un turismo internazionale di alto profilo, in grado di apprezzarne non solo lo stile e la qualità dell’accoglienza ma anche la storia, gli aneddoti e l’arte. Ringraziamo il senatore Centinaio per questa iniziativa di grande civiltà».

L’Associazione Locali storici d’Italia, che con cadenza biennale pubblica anche l’omonima Guida, vede tra le regioni più rappresentate Veneto (36 locali), Lombardia (33), Piemonte (28) e Toscana (23), seguite da Campania (19), Liguria (17) e Sicilia (8). Tra le province, si distingue Venezia, al comando con 20 referenze; tallonata da Torino (19) e Napoli (17). Seguono Genova (13), Milano (12) e Firenze (10).

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