Eat Art: quattro chef stellati si raccontano tra arte e cucina

La Fondazione De Fornaris presenta Eat Art, una serie di appuntamenti legati al mondo dell’alta cucina e dell’arte contemporanea. Ospiti d’eccezione quattro chef stellati: Marchesi, Bottura, Crippa e Baronetto.

Hanno preso il via lo scorso 9 febbraio gli incontri organizzati a Torino nell’ambito dell’iniziativa Eat Art – Arte a Tavola. Gli appuntamenti, promossi dalla Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris, si sono tenuti ogni lunedì e si concluderanno il 2 marzo. Il filo conduttore della rassegna è la creatività, espressa in particolar modo dal rapporto che la cucina moderna ha con l’arte contemporanea. Testimoni di questo connubio quattro chef stellati: Gualtiero Marchesi, Massimo Bottura, Enrico Crippa e Matteo Baronetto.

Fondazione De Fornaris

Piergiorgio Re, presidente della Fondazione De Fornaris, ha sottolineato quanto la Fondazione abbia sempre partecipato a eventi importanti che hanno coinvolto la città di Torino: dalle Olimpiadi invernali del 2006, alle celebrazioni per i 150 anni della Repubblica. Eat Art è solo l’ultima di queste iniziative, che accompagnerà il capoluogo piemontese all’appuntamento con Expo 2015 “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”.

Tutti gli incotri di Eat Art sono moderati da Danilo Eccher, critico d’arte e direttore della GAM, la Galleria d’Arte Moderna di Torino nella cui sala conferenze si svolgono le serate.

Il compito di inaugurare la serie di appuntamenti è stato affidato a Gualtiero Marchesi, lo chef che ama definirsi “cuoco compositore” e che lunedì 9 febbraio ha intrattenuto gli ospiti con un intervento incentrato sulle categorie che hanno ispirato il suo libro, “Il Codice Marchesi” (Fabbri, 2012): Armonia, Semplicità, Bellezza, Tradizione e Verità.

Gualtiero Marchesi

Marchesi, lo chef italiano più famoso al mondo, è l’uomo dei record: primo in Italia a ricevere tre stelle Michelin – l’ultima nel 1985 – e anche il primo a riconsegnarle nel 2008. Secondo il fondatore della “nuova cucina italiana”, partire dalla conoscenza delle materie prime per capire come costruire un piatto è fondamentale per considerare la stessa cucina come un fatto culturale, un vero e proprio linguaggio utile a capire e a farsi capire: “Quando ripeto che la materia è forma credo di aver sintetizzato con sufficiente precisione il compito del cuoco. Nella materia rientra la storia, la tradizione, la tecnica, mentre nella parola ‘forma’ c’è, insieme alla completa padronanza di questi tre aspetti, anche qualcosa di più sottile, ovverosia il talento e l’immaginazione”.

Gualtiero Marchesi, "Dripping di pesce"
Gualtiero Marchesi, “Dripping di pesce”

Nel suo intervento a Eat Art Marchesi sottolinea il rapporto con gli artisti che gli hanno ispirato alcune delle sue creazioni più celebri: Pollock con il “Dripping di pesce”, Alberto Burri con “L’uovo al Burri”, Piero Manzoni con “Le Achrome di branzino” e Hsiao Chin con il “Risotto mantecato al profumo di tartufi bianchi e neri”.

Lunedì 16 febbraio ha rubato la scena il pluristellato Massimo Bottura. Per lui l’ultima stella Michelin è arrivata nel 2011, a coronamento di una carriera iniziata nel 1986. Lo chef dell’Osteria Francescana di Modena – nominata terzo ristorante al mondo dalla World’s 50 Best Restaurants Academy – ha raccontato la sua passione per l’arte contemporanea, condivisa con la moglie Lara, che lo ha spinto ad arredare il suo ristorante con opere di artisti del calibro di Francesco Vezzoli e Maurizio Cattelan.

Massimo Bottura

Bottura parla dell’essenza della sua cucina, fatta di attenzione verso le produzioni degli artisti contemporanei, anche nel suo libro “Vieni in Italia con me” (L’Ippocampo, 2014). Arte e musica, così come lo skyline minimalista di Central Park o le linee essenziali dello Yin e Yang, hanno ispirato alcuni dei suoi piatti più famosi, come “Tutte le lingue del mondo” e “Camouflage”.

Massimo Bottura, "Camouflage"
Massimo Bottura, “Camouflage”

L’appuntamento di questa settimana è stato dedicato a Enrico Crippa, chef brianzolo allievo di Gualtiero Marchesi, nel cui ristorante ha iniziato a lavorare all’età di appena 16 anni. Il tre stelle Michelin ha aperto il suo ristorante Piazza Duomo ad Alba nel 2005 e ad oggi è considerato una delle figure più eclettiche nel panorama culinario del nostro Paese per la sua capacità di coniugare i sapori tradizionali piemontesi con quelli contemporanei. Nel suo intervento a Eat Art del 23 febbraio, Crippa ha ricordato il suo continuo lasciarsi ispirare dall’arte – non è un caso che uno dei suoi piatti più famosi sia la “Panna cotta Matisse” -, sottolineato anche dalla scelta di opere di artisti contemporanei come Francesco Clemente, Anselm Kiefer e Kiki Smith per arredare il suo ristorante.

Enrico Crippa

Sull’accostamento tra cucina e arte, Crippa afferma: “Molti chef si considerano o vengono definiti ‘artisti’. Ho qualche perplessità sull’utilizzo del termine, mi piace pensare che chi sta in cucina sia sempre e comunque un cuoco. Capisco e apprezzo, però, l’accostamento tra i due mondi, spesso prendo una matita e abbozzo uno schizzo per rendere concreta la presentazione del piatto che ho in mente. La materia prima, la fantasia e la tecnica devono produrre un risultato che sia anche bello. Come per l’arte, secondo me”.

Enrico Crippa, "Panna cotta Matisse"
Enrico Crippa, “Panna cotta Matisse”

L’ultimo appuntamento di Eat Art – Arte a Tavola si terrà il prossimo lunedì 2 marzo e raccoglierà la testimonianza dell’esperienza tra arte e cucina del giovane chef del ristorante Del Cambio di Torino, Matteo Baronetto. La sua cucina e il suo estro si fondono con la location in cui realizza i suoi piatti: nel ristorante gli arredi ottocenteschi dialogano con opere di Martino Gamper, Michelangelo Pistoletto, Izhar Patkin, Pablo Bronstein e Arturo Herrera.

Matteo Baronetto, "Riso Cavour"
Matteo Baronetto, “Riso Cavour”

Per chi volesse partecipare a quest’ultimo incontro l’appuntamento è lunedì 2 marzo alle ore 18.30 presso la sala conferenze della GAM di Torino (via Magenta, 31). L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti disponibili e al termine della serata sarà servito un cocktail offerto agli ospiti da Excantia e Gerla.

Sara Stopponi

Photo credits: Fondazione De Fornaris, Francesca Pardini

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