Il corpo come un puzzle.

Dei pellegrini che andarono a visitare un saggio Zen quasi centenario, il quale dimostrava non più di cinquant’anni, gli chiesero: “Qual è il segreto per mantenerti così giovane e in forma?” lui ripose “Mangio quando ho fame e dormo quando ho sonno.” Con questa breve risposta lo Zen voleva dire che era in grado di riconoscere ed assecondare i propri stimoli interni.
Nella nostra società vi sono segnali contrapposti riguardo l’alimentazione: da un lato l’invito ai peccati di gola è continuo, subdolo, implacabile; dall’altro lato viene continuamente esaltata la snellezza, la perfezione del corpo, la bellezza concretizzata nell’immagine di un fisico asciutto, giovane e atletico.
La percezione e la valutazione dell’aspetto fisico, e quindi dell’eventuale sovrappeso sono culturalmente condizionati: ancora oggi nelle zone rurali e povere il sovrappeso viene considerato indice di potere e ricchezza, mentre diviene immorale e indesiderabile nella società opulenta.
Il sentirsi grassi o magri è un significativo elemento di definizione dell’identità personale.
Il corpo è da sempre stato visto come qualcosa che può essere cambiato. I piedi delle donne cinesi, i corsetti del XIX secolo, tatuaggi, buchi alle orecchie sono solo alcune delle modificazioni che per fini estetici sono, nelle diverse culture, apportati al corpo.
Nella cultura moderna la pressione sociale verso la magrezza è via via andata aumentando, parallelamente è cresciuto il peso medio della popolazione.
L’insoddisfazione che nasce da questo paradosso ha fatto sì nascessero numerose iniziative finalizzate all’ottenimento del corpo ideale: macchinari, cure, diete, pillole miracolose, sport, fino ad arrivare alla chirurgia estetica.
Quante volte ci siamo sentite dire che non ha importanza come appari, ma come sei; che l’abito non fa il monaco. Ma se questo è abbastanza vero per gli affetti, è spesso falso per il giudizio che noi diamo a noi stessi. In società in cui l’apparire è fondamentale, in cui il messaggio pubblicitario è spesso centrato sull’essere belli, magri, con gli oggetti giusti ed eternamente giovani non è sempre così facile mantenere la giusta lucidità. Vedersi allo specchio come immagine intera diviene spesso un’ardua impresa. Ci si seziona in tanti piccoli pezzi di un puzzle mai ricomposto, fatto di pregi e difetti, fatto di rughe, peli, grasso, tonicità come la pubblicità ci insegna. Ci vengono proposte soluzioni facili e veloci. Obiettivo: PERFEZIONE, in un perpetuo delirio fatto di singoli rimedi per singoli pezzi di puzzle.
Spesso si pensa erroneamente che se si fosse fisicamente diversi, se si avesse un migliore aspetto la vita sarebbe migliore, molti problemi sarebbero più facilemte superabili. È proprio questa idea irrazionale che ci fa entrare sempre più nella vortigosa ricerca della perfezione, cercando costantemente di modificare, aggiustare e “curare” i vari pezzi del puzzle che è il nostro corpo.

Giorgia Sciamplicotti

Il corpo come un puzzle.

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