Il galletto nel piatto

…un certo gallo salvatico; il quale sta in sulla terra coi piedi, e tocca colla cresta e col becco il cielo..” [Giacomo Leopardi]

Complesso ricostruire la storia della rappresentazione plastica ed iconografica nel lungo percorso dei secoli e nella continuità delle evoluzioni stilistiche; certo è che la rappresentazione del gallo è antichissima e va bene oltre l’età medioevale. Sebbene ancora non ne siano stati individuati i motivi, è venuto in chiaro che i Greci erano soliti associare ad una data divinità, o figura mitica, un determinato animale che per Mercurio era il gallo.

Ceramica attica a figure nere – Lekythoy

Nell’antico orizzonte simbolico degli animali compare ripetutamente il gallo, per il quale troviamo riscontro di significati generali ricorrenti che vedono l’animale quale messaggero del sole che succede alle tenebre, rinascita spirituale ma anche trionfo della verità su ingiustizia e menzogna.Diversi luoghi vengono eletti a sedi del “gallo oracolare”, come un antro dell’Isola di Creta che accoglie il gallo, connesso al culto di Zeus Idèo.

Nelle stipi votive dei templi e nei santuari urbani ed extraurbaniinfatti, alle divinità venerate si dedicavano terrecotte figurate e vasi miniaturistici come testimonia un raro esempio fittile conservato presso il museo della Ceramica di Grottaglie, risalente alla metà del VI Secolo a.c. 

Il galletto nell’iconografia tradizionale con portamento altezzoso, coda piumata e bargigli prominenti

Dai volatili decorati in bruno manganese sulle ciarle grottagliesi settecentesche, arricchite solitamente da volute plastiche baroccheggianti, si passa gradualmente alle brocche biansate ottocentesche in cui l’uccello classico preannuncia alcune caratteristiche morfologiche del gallo novecentesco: posa rampante, cresta o anche il piumaggio vaporoso. Tali elementi stilistici si rinvengono in alcune maioliche policrome conservate presso il Museo della Ceramica e in alcune collezioni private.

Anche nel XIX secolo la figura del volatile manifesta con successo il suo spiccato uso decorativo, arricchendo le superfici vascolari delle maioliche locali. Tra i numerosi esempi diffusi e conosciuti troviamo le “ciarle”, caratterizzate dal decoro spugnettato o il piatto con volatile e scritta “Grottaglie” che ben esemplificano questo graduale passaggio – assimilabile ad una vera e propria metamorfosi – dal classico uccello al gallo rampante, con una delle due zampe in movimento ma ancora privo di cresta, bargigli e coda vaporosa.

È nel corso del ‘900 che il gallo si afferma pienamente secondo i canoni stilistici odierni e, soprattutto, come elemento decorativo dall’impronta popolare. A partire da questo secolo infatti, si nota un’ulteriore evoluzione grafica e pittorica che si concretizza nella definizione della posa rampante e nella codificazione stilistica del gallo oggi più diffusa.

La coppa con il gallo è solo uno degli esempi che presentano un gallo nella classica posa rampante.         Il ‘900 è il periodo in cui questa tipologia iconografica si afferma con forza anche grazie all’opera di Luigi Motolese – artista grottagliese dallo stile inconfondibile, vissuto tra il 1879 ed il 1952 – che si caratterizza per la vivace gamma cromatica costituita dal turchino, dal verde, dal giallo etc… Come molti altri elementi iconografici del repertorio decorativo tradizionale della ceramica grottagliese, si può affermare che il galletto non nasca originariamente come elemento ornamentale fine a sé stesso, ma piuttosto, come elemento apotropaico (animale che allontana l’influenza maligna), per lungo tempo espressione simbolica della fertilità.

Galli dipinti su vasellame si ritrovano un po’ ovunque, anche se tra questi supporti sicuramente uno dei più noti e variamente interpretato nella cultura figulina del centro jonico è il piatto reale con filettatura sulla falda, cui era riservato il massimo della decorazione, e destinato ad esser collocato davanti allo sposo nel pranzo di nozze, colmo di maccheroni casalinghi conditi con la tradizionale salsa di pomodoro. Se lo sposo vuotando il piatto scorgeva dipinto un galletto, traeva auspicio di figli maschi, se scopriva una decorazione a uccellini, era pronostico di figlie femmine.

L’illustrazione del gallo, ancora oggi profondamente radicata nella cultura artistica locale grazie alle innumerevoli forme di rappresentazione ricreate dai “maestri” ceramisti grottagliesi, è destinata a persistere nel tempo e ad identificarsi sempre più nell’immaginario popolare collettivo.

Mariangela Martellotta

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