Il Simposio: l’appuntamento con la sinestesia del gusto

Centoventi aziende di eccellenze enogastronomiche, 3500 visitatori circa, migliaia di prodotti in degustazione. Questi i numeri del Simposio, la manifestazione organizzata dalla famiglia De Ventura, diventata un appuntamento oramai irrinunciabile dal 2012. Giunta alla terza edizione, la kermesse è sempre capace di riservare agli appassionati e agli operatori del settore un piacevole stupore, simile alla “meraviglia” con cui il fanciullino pascoliano approccia alla realtà. Si ha sempre la sensazione, infatti, di entrare per la prima volta in contatto con un bellissimo universo, fatto di artigiani del gusto, di persone che dai loro sguardi lasciano trapelare fatiche e soddisfazioni legate al lavoro. Fatica nel superare gli ostacoli imposti dagli eccessi del mercato e dal prevalere di una logica di massimizzazione dei guadagni. Soddisfazione nell’aver dato forma alla propria passione, a quel sentimento che regala anima e vitalità ad un vino o ad una qualunque altra creazione.

Questo si percepisce girando tra gli stand dell’Holiday-Inn, in un clima conviviale, riscaldato non solo dai calici e dagli odori dei prodotti in assaggio, ma anche e soprattutto da quel calore “umano” che popola le sale. Ed è questo ciò che positivamente colpisce sia gli “affezionati” all’evento, sia i “neofiti” del mondo del food and wine. Il Simposio, infatti, non vuole essere uno dei numerosi  trionfi dei sapori e saperi dell’Italia, né un’autocelebrazione del nostro patrimonio enogastronomico, ma un momento di riflessione sulle attuali dinamiche e temi di peculiare importanza. La manifestazione intende, dunque, creare un ponte ideale tra aziende e consumatori, educare alla cultura del buon bere e del buon mangiare, che travalica il semplice vizio capitale della gola, cui è tuttavia facile cedere muovendosi tra gli stand. Al contrario, l’intento è quello di fare di un prodotto l’ambasciatore di un terroir, il simbolo identitario di una tradizione, l’interprete di uomini che credono nel proprio mestiere e, non ultimo, l’ “amico” di un equilibrato regime alimentare.

Ed allora, in un viaggio quasi ideale a spasso tra l’Italia, si ha modo di relazionarsi con piccoli artigiani, di instaurare con gli stessi un rapporto diretto, rifuggendo da un’epoca di eccessiva digitalizzazione che ha svilito il valore del dialogo costruttivo, ed incentivato – di contro – la cultura del monologo.

Si coglie, inoltre, il sereno legame creatosi tra gli stessi operatori, quasi per un gioco di alchimie fatto di amicizia, stima reciproca e piacere di ritrovarsi nella capitale, uniti dal desiderio di difendere la storia culinaria di ciascuna regione. Ritrovarsi, raccontarsi le proprie esperienze, discorrere dei propri prodotti si spoglia della valenza prettamente commerciale per trasformarsi in un manifesto di resistenza alla globalizzazione e in un inno alla qualità. E così, la varietà e la variabilità del ricco tesoro enogastronomico si esprimono nel caleidoscopio di profumi e colori delle prelibatezze in degustazione: se una stessa materia prima può essere interpretata in molteplici declinazioni (dal prosciutto di Parma a quello di Sauris), un medesimo territorio è custode di un unicum di sapori.

Impossibile sintetizzare in uno scritto l’identità del Simposio; solo vivendo una due giorni immersi tra le eccellenze del Bel Paese si ha la possibilità di ritrovare le tradizioni di un tempo e riscoprire usi e consuetudini che si avviano all’oblio. Ed allora, il tagliare un prosciutto o un formaggio, lo sfilettare una trota o il versare un buon vino non sono semplici “gesti”, ma ritualità che richiamano alla memoria mestieri dimenticati.

L’elevato profilo qualitativo delle aziende è assicurato dall’attenta selezione dell’organizzatore, Daniele De Ventura, che fa dell’attività di continuo studio dei prodotti e produttori di eccellenza lungo lo Stivale la propria mission. Ineccepibile la gestione ed il coordinamento dell’evento, che testimoniano la peculiare professionalità di Daniele e svelano, al tempo stesso, tutta la devozione e dedizione al proprio lavoro. Ed infatti, solo dalla passione di chi considera la professione parte integrante del proprio essere nascono kermesse come il Simposio, un trionfo del gusto che diventa il figlio di tale sentimento ed il frutto di decenni di ricerca.

Nobile anche l’intento di devolvere parte dell’introito all’Ospedale Bambin Gesù di Roma, un intento che rafforza l’identità del Simposio come momento di riflessione sulle contemporanee problematiche e mode alimentari.

Eccellenze enogastronomiche, competenza e attenzione al sociale costituiscono il filo conduttore della manifestazione. Ed i motivi che spingono, ogni anno, migliaia di visitatori a segnare in agenda l’appuntamento, perché certi di trovare sempre piacevoli novità.

Manuela Mancino

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