Immagini e immaginari del vino al MUVIT di Torgiano

Durante una notte del 1974, tradizionalmente contraddistinta dall’accensione di falò propiziatori tra le vigne viene inaugurato il MUVIT che sin da allora racconta attraverso forme e immagini la storia del vino…

I prodotti della terra e del mare, insieme ai numerosi modi di impiegarli, sono sempre strettamente legati al territorio in cui nascono divenendo parte integrante della storia e dell’identità dei vari luoghi. Non sfugge a questa regola la Basilicata, costituita da pietanze gustose in cui ingredienti semplici come cereali, legumi, verdure e pesce forniscono la base per le preparazioni più diverse e la sua conformazione aspra e mossa favorisce pastorizia e viticoltura, soprattutto nella zona vulcanica del Vulture.

Il MUVIT [Museo del Vino di Torgiano (PG)] è il luogo dove poter tornare indietro nel tempo e conoscere le vicende che attraverso 5000 anni di storia hanno segnato le vicende del nettare degli dei.

La sede museale è di per sé ricca di storia: si tratta del palazzo Graziani-Baglioni, risalente al XVII secolo e aperto al pubblico nel 1974. I criteri di restauro seguiti per l’adattamento museale degli ambienti espositivi hanno rigorosamente rispettato strutture e materiali ed il percorso per i visitatori è stato ideato secondando la preesistente successione dei vani: i criteri espositivi seguiti ne consentono continua ed agevole lettura. Per la ricerca storica e dell’impostazione museografica, il Museo del Vino contribuisce alla diffusione di una cultura per il consumo consapevole del vino.

Sono ben venti gli spazi espositivi dislocati nella pars agricola dell’immobile, in cui vi sono attrezzi da lavoro utilizzati nei campi o in cantina, contenitori vinari in ceramica (che vanno dal vasellame d’uso quotidiano fino ai boccali da parata e ai piatti istoriati rinascimentali), fino ai capolavori d’arte grafica e le sculture contemporanee che illustrano l’affascinante mito di Dionysos.

Nella stampa, ideata e incisa da Andrea Mantegna, è raffigurato un Baccanale. Gli effetti devastanti dell’ubriachezza, che il Mantegna accentua per imprimere una connotazione moraleggiante alla raffigurazione, sono emblematica-mente riassunti dal pingue Sileno, il seguace per eccellenza di Bacco, qui raffigurato al centro della scena mentre viene sorretto a fatica da un gruppo di Satiri.
Nella stampa, ideata e incisa da Andrea Mantegna, è raffigurato un Baccanale. Gli effetti devastanti dell’ubriachezza, che il Mantegna accentua per imprimere una connotazione moraleggiante alla raffigurazione, sono emblematica-mente riassunti dal pingue Sileno, il seguace per eccellenza di Bacco, qui raffigurato al centro della scena mentre viene sorretto a fatica da un gruppo di Satiri.

Photocredit : http://www.regioneumbria.eu/guidamusei/

Il design degli accessori per il consumo del vino e per la sua “promozione” si manifesta attraverso reperti archeologici risalenti fino al III millennio a.C.

Joseph Hoffman bicchiere per il vino.
Joseph Hoffman bicchiere per il vino.

Un’imponente collezione di ceramiche potorie di età medievale, rinascimentale e barocca che percorrono i secoli fa riflettere a come, da sempre, si evolve la forma degli oggetti d’uso comune, in funzione delle necessità e delle sperimentazioni materiche. Oltre 600 incisioni a tema dionisiaco firmate dagli artisti più importanti del passato, come Mantegna, Carracci, Goltzius, Raimondi, fino ad arrivare a Guttuso e Picasso evidenziano come il vino sia stato un prodotto venerato e da sostenuto da tutte le classi sociali, le correnti artistiche e le tendenze politiche.

Una raffinata coppa in vetro soffiato antropomorfa con sembianze femminili, disegnata da Jean Cocteau e poi tra le numerose opere anche le creazioni del celebre designer Gio Ponti, Piero Fornasetti ed altri maestri del ‘900.

Coppa antropomorfa policroma in vetro di Jean Cocteau.
Coppa antropomorfa policroma in vetro di Jean Cocteau.

Photocredit : http://www.geosearch.it/s_6430/Torgiano/mostre/Museo-del-Vino-Fondazione-Lungarotti.php

Anche se non proprio di design ma pur sempre di modi per “narrare il vino” si tratta, nella collezione figurano i testi storici dedicati al vino (da Virgilio a Redi, da Catone e Columella fino a De Amicis, Villon, Baudelaire), che documentano le fasi di una buona produzione insieme a opere letterarie e poetiche.

E grazie alla vasta selezione dei reperti e alla perizia del modo di raccontarli in chiave museale, voluta e realizzata da Giorgio e Maria Grazia Lungarotti, per sostenere la  viticoltura e l’economia agricola umbra e nazionale, il MUVIT è stato di recente recensita dal New York Times quale “migliore Museo del vino in Italia”.

Mariangela Martellotta

Immagini e immaginari del vino al MUVIT di Torgiano

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