Jellyfish Barge: l’orto prende il largo

Natura e tecnologia unite per salvaguardare la sicurezza alimentare del nostro Pianeta. Dal LINV dell’Università di Firenze arriva la proposta di una serra galleggiante per coltivare gli alimenti nel rispetto assoluto dell’ambiente, senza gravare su suolo, riserve di acqua dolce o energia.

Un team multidisciplinare di architetti e botanici per nutrire il Pianeta. È stata questa la sfida raccolta da Antonio Girardi e Cristiana Favretto, architetti veneti di Studiomobile, appassionati di natura e tecnologia, uniti sia nel lavoro che nella vita privata.

La loro innovativa risposta alla fame nel mondo si chiama Jellyfish Barge: una serra agricola galleggiante in cui produrre cibo senza consumare suolo, acqua dolce ed energia. Un inno all’eco-sostenibilità che si è concretizzato in un prototipo funzionante installato nel canale Navicelli, tra Pisa e Livorno, inaugurato lo scorso 31 Ottobre.

Jellyfish Barge

Il team del progetto Jellyfish Barge è stato coordinato dal professor Stefano Mancuso dell’Università di Firenze, direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (LINV), e supportato dai contributi delle esperte di coltivazioni Elisa Masi, Camilla Pandolfi ed Elisa Azzarello.

Due le premesse alla base del progetto: l’invito della Banca Mondiale a confrontarsi concretamente con la stima secondo cui nel 2050 la popolazione mondiale avrà superato la quota di 9 miliardi di individui; in secondo luogo, la consapevolezza che l’agricoltura è l’attività umana di maggiore impatto sulle riserve idriche esistenti, utilizzando il 70% dell’acqua dolce del nostro Pianeta.

Jellyfish Barge

Jellyfish Barge è una serra modulare galleggiante dal design essenziale realizzata con materiali riciclati e a basso costo. Un basamento ottagonale in legno di circa 70 metri quadrati, sostenuto da fusti in plastica, è sormontato da una copertura in vetro con struttura in legno.

L’acqua dolce per l’irrigazione delle piante è fornita da dissalatori solari disposti lungo il perimetro e ideati dallo scienziato ambientale Paolo Franceschetti. Questi dispositivi (simili a quelli di cui abbiamo parlato nell’articolo sul Padiglione Israele a Expo 2015) replicano un processo già esistente in natura, la distillazione solare: l’aria umida prodotta per evaporazione dall’energia solare viene risucchiata all’interno di fusti a contatto con la superficie fredda del mare, attivando il processo di condensazione. In questo modo è possibile “produrre” fino a 150 litri di acqua dolce al giorno.
Sistemi integrati nella struttura, sfruttando le energie rinnovabili, alimentano ventole e pompe.

Jellyfish Barge

Le piante vengono coltivate con una tecnica detta “coltivazione idroponica” che consente di risparmiare, grazie al continuo riutilizzo dell’acqua, fino al 70% delle risorse idriche rispetto alle colture tradizionali. Il complesso funzionamento di Jellyfish Barge è garantito da un impianto di automazione con monitoraggio e controllo remoto.

Jellyfish Barge

Le dimensioni contenute di un singolo modulo di questa serra galleggiante la rendono adatta al sostentamento di due nuclei familiari; tuttavia, la sua forma ottagonale consente di affiancare più moduli collegandoli attraverso dei semplici basamenti galleggianti a base quadrata, così da garantire, almeno potenzialmente, la sicurezza alimentare per un’intera comunità.

Jellyfish Barge

Jellyfish Barge è un concentrato di design, architettura e botanica al servizio della resilienza, la capacità di un sistema di superare il cambiamento. Mai come in questo caso il mondo naturale in cui viviamo può essere visto come un macrosistema intelligente, che risponde ai cambiamenti in modo molto più efficiente del nostro e sa suggerire soluzioni dinamiche per un futuro alla portata di tutti.

Sara Stopponi

Jellyfish Barge: l’orto prende il largo

Cucine d'Italia consiglia