La battaglia del Moscato: Asti fuori dalla produzione

Il Moscato d’Asti docg non si produrrà più ad Asti. Sembra un paradosso, invece è la realtà. Lo hanno deciso le Sezioni Unite della Suprema Corte di Cassazione lo scorso 13 aprile con sentenza n. 7292, in risposta alla vertenza per l’estensione territoriale disposta dal Decreto Ministeriale 16 maggio 2012.

Una battaglia durata 4 anni tra sentenze e ricorsi del Tar e Consiglio di Stato, che ha visto da una parte i favorevoli all’estensione territoriale, con in testa il gruppo Zonin e la sua proprietà dell’area Castel del Poggio interessata dal provvedimento, dall’altra l’Associazione della Produttori Moscato d’Asti, Coldiretti, l’associazione dei Comuni del Moscato, l’associazione Muscatellum, ora. Nessuna traccia, in questi anni di contenzioso, del Consorzio di Tutela dell’Asti.

moscato d'asti

La battaglia ha avuto inizio il 16 maggio del 2012, quando il Ministero delle Politiche Agricole inserì con decreto ministeriale i vigneti dell’azienda Agricola Castel Del Poggio, di proprietà della famiglia Zonin, nell’area produttiva del Moscato. Questo significava aumentare a 53 comuni, con Asti città, nel disciplinare, anziché 52 delle provincie di Asti, Alessandria e Cuneo. Ora, con la sentenza della Corte di Cassazione, il contenzioso è finito, ma potrebbe essere portato a Bruxelles, dinanzi alla Corte di Giustizia Europea, dal gruppo Zonin.

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«Abbiamo sempre e solo difeso la legalità», ha espresso soddisfatto Giovanni Satragno, presidente della Produttori Moscato. «L’intera vicenda giudiziaria ha confermato che l’estensione di una Docg deve avvenire nel rispetto della normativa vigente, osservando leggi che garantiscono la qualità del prodotto e che vanno rispettate nell’interesse dei consumatori e degli stessi produttori, di oggi e delle future generazioni. Ora Zonin ha sei mesi di tempo per rivolgersi alla Corte di giustizia europea, ma, in questo caso, la vicenda riguarderebbe l’Europa e l’Italia e non più i produttori».

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