Continua il viaggio di Cucine d’Italia attraverso le regioni della vite. Oggi approdiamo nelle Marche, dove le colline occupano il 70 per cento del territorio, mentre il restante 30 per cento è costituito da suoli montuosi. I vini marchigiani sono prodotti su una superficie di 24mila ettari, per lo più sulle zone collinari: in questo territorio sono cinque le DOCG, quindici le DOC e una la IGT.

Le origini della produzione di vino nelle Marche risalgono all’epoca etrusca, fra il decimo e l’ottavo secolo a.C., quando si diffuse il caratteristico sistema colturale della vite maritata, ovvero attraverso l’utilizzo di un albero ad alto fusto sul quale fare arrampicare la vite.

Oggi, i sistemi di allevamento tradizionali, quali le Alberate maritate e l’Alberello, sono state soppiantate dalle controspalliere, largamente utilizzate nella viticoltura della regione.

Nelle Marche predominano i vitigni bianchi, specie Verdicchio, mentre i rossi, come Montepulciano e Sangiovese, ricoprono il 40 per cento delle coltivazioni. Benché la loro qualità sia alta, i vini marchigiani non godono della fama che meriterebbero, fatta eccezione per alcune tipologie di Verdicchio, celebre nelle DOC dei Castelli di Jesi e di Matelica.

Nella zona del Metauro e dei Colli Pesaresi sono diffusi i vitigni Biancame, Bianchello del Metauro Doc e Sangiovese, mentre il già citato Verdicchio dei Castelli di Jesi DOC e Riserva DOCG di trova nei Castelli di Jesi. Sul promontorio del Conero, sul litorale, sono prodotti vini marchigiani rossi, come il Conero DOCG,  mentre nella zona di Macerata dominano i vini bianchi del vitigno Maceratino, che dà origine al Colli Maceratesi DOC.

Vini spumanti sono prodotti sul versante appenninico: ne è un chiaro esempio il Vernaccia di Serrapetrona DOCG. A base di vitigni Pecorino, Passerina e Trebbiano è prodotto il Falerio DOC, mentre il Rosso Piceno DOC proviene dal vitigno Montepulciano: entrambi i vini sono prodotti sui Colli Ascolani e del Tronto.