La Lunigiana, terra di confine tra Toscana, Liguria Emilia, è un mosaico di paesaggi suggestivi e di una storia millenaria. Per secoli, crocevia di genti e merci lungo la Via Francigena e la Via del Sale, e forse proprio questo ha arricchito il suo patrimonio viticolo. I suoi colli, a vigneto, sono il regno di vitigni autoctoni quali Vermentino Nero, Pollera, Marinello, Groppello, Durella e delle 70 specie classificate, rendendola una delle regioni viticole più ricche di uve autoctone d’Italia.
Tra i vigneti, si ergono i numerosi castelli, spesso in rovina ma ancora maestosi, che punteggiano il territorio da Pontremoli fino al mare. Eredità di un florido periodo medievale, questi manieri, costruiti per difendere i confini dei feudi malaspineschi, riportano a un’epoca di splendore e di intense rivalità tra i signori locali.
L’antico sistema feudale, dominato dai Malaspina, ha lasciato un’impronta indelebile sul paesaggio, con borghi medievali ancora intatti e un fitto reticolo di castelli che controllavano strategicamente il territorio.
Il complesso storico e paesaggistico della Lunigiana è completato da un patrimonio religioso di inestimabile valore. Chiese romaniche, abbazie e oratori costellano il territorio, mentre le maestà, piccole cappelle votive, sono un tocco di devozione lungo i sentieri di campagna.
Studi approfonditi, condotti principalmente dall’Università di Pisa, con il contributo di appassionati viticoltori locali, hanno svelato la straordinaria diversità del patrimonio viticolo lunigianese, individuando, sino ad oggi, circa 70 varietà che risultano sconosciute in altre zone d’Italia. Varietà uniche come Vermentino Nero, Pollera, Marinello, Groppello, Durella, Albarola, Uslina, Lugliesa, Bracciola, Barsaglina, Caloria, Luagda, Pinzamosca, Verdella, Varano bianco e altre ancora, sono state recuperate e vinificate, dando vita a vini che riflettono la complessità e la biodiversità di questo territorio.
Nonostante la perdita, negli anni, di alcune antiche tradizioni viticole, soprattutto nelle valli interne, la Lunigiana continua a offrire condizioni ideali per la coltivazione della vite. L’orografia collinare con le sue asprezze appenniniche, mitigate dagli influssi del vicino mar Tirreno, determinano un clima particolarmente favorevole alla produzione di vini di qualità. L’aridità estiva, che caratterizza la zona con scarse piogge in luglio e agosto, agisce come uno stress positivo sulla vite, concentrando gli aromi e i sapori dell’uva. La mite temperatura media annuale, intorno ai 15°C, e l’ampia escursione termica giorno/notte favoriscono una maturazione lenta e completa, riflettendosi nelle caratteristiche organolettiche del vino.
Castel del Piano: Vini Biodinamici in Lunigiana
Superato il Passo del Lagastrello, scendendo nella valle del Taverone sul suo lato sinistro, di fronte al borgo storico di Licciana, si trova l’Azienda Agricola Castel del Piano di Andrea Ghigliazza e Sabina Ruffaldi. Appassionati di vino, nel 2003 danno una decisa svolta alla loro vita. Lasciano il comodo impiego in un’azienda milanese e acquistano un podere di un piccolo castello medievale nascosto e abbandonato, appartenente ai marchesi Malaspina di Licciana.
In pochi anni, il vetusto e malridotto maniero, un tempo residenza estiva dei nobili, viene restaurato, l’agricoltura riavviata con il reimpianto di alcuni vigneti e costruita una cantina di vinificazione. Nel 2007, la prima vendemmia precedeuta, un anno prima, dall’apertura dell’agriturismo.
Sospeso a 40 metri sul torrente, su un antico letto fluviale trasformato in un terrazzo naturale, il vigneto, poco più di 2,5 ettari, si estende su due corpi divisi da una strada. In questo terroir d’eccezione, composto da profondi depositi di sassi, sabbia e limo, Andrea e Sabina praticano una viticoltura biologica e biodinamica, rispettosa della biodiversità, infatti il vigneto ospita otto varietà di uve con inerbimento spontaneo, circondato da siepi di arbusti nativi, ulivi, bosco e castagneto.
La vitalità del suolo viene mantenuta e favorita grazie all’impiego del compost autoprodotto con i residui della vendemmia e di preparati biodinamici quale il corno letame, che potenzia l’attività microbica del terreno, migliorandone la sua struttura e il suo ph. In tal modo, il suolo, più resistente alla siccità e ricco di nutrienti, offre le migliori condizioni allo sviluppo delle piante e del loro apparato radicale, rendendo la pianta più resistente alle malattie. Nelle vigne vengono impiegati solo rame e zolfo.
In cantina si attuano fermentazioni spontanee, senza l’utilizzo di correttivi, additivi o pratiche invasive. Non si aggiungono lieviti selezionati né altri prodotti enologici, se non piccole quantità di solfiti in fase di vinificazione.
La rinascita di un vitigno autoctono: Vermentino Nero
Tra i vitigni autoctoni recuperati, il Vermentino Nero, che secondo alcuni studiosi si tratterebbe di una mutazione genetica del più famoso vermentino bianco. Le sue origini, probabilmente legate alle colline costiere dell’alta Toscana, restano ancora oggi poco chiare. Citato già nel 1874 nel bollettino del Comizio agrario di Massa come uva pregiata per vini di qualità, il Vermentino Nero viene oggi vinificato in diverse tipologie, ognuna con la sua personalità unica.
Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, il Vermentino Nero sfiorò l’estinzione. Fortunatamente, negli anni ’80, grazie all’impegno di viticoltori pionieristici come Pierpaolo Lorieri di Podere Scurtarola, questo antico vitigno fu salvato dall’oblio. Grazie ai suoi studi approfonditi, si è potuto stabilire che il Vermentino Nero è un vitigno unico, senza sinonimi, e strettamente legato ai territori del Candia dei Colli Apuani, della Lunigiana e dei Colli di Luini.
Il vitigno presenta una foglia pentagonale, tri e quinquelobata, con seno peziolare generalmente a forma di U. Gli acini medio-grandi sono sferoidali o leggermente ovoidali, con buccia pruinosa di colore blu-nero o blu-vinato. Il grappolo è cilindrico-piramidale, alato, con peduncolo semilegnoso e grosso.
Il vino mostra un intenso colore rosso rubino, dai vivaci riflessi violacei. Al naso, il bouquet è ampio e persistente, caratterizzato da profumi floreali con evidenti note speziate di grande finezza. In bocca, si rivela pieno e corposo, con tannini ben integrati e un finale persistente, a volte arricchito da una piacevole nota amarognola.
La Palette Enologica di Castel del Piano
Andrea è un vignaiolo attento all’evoluzione del vigneto e alle peculiarità di ogni annata. Oltre al Pepe Nero, un rosso di Vermentino Nero, propone un rosato, il Clarè, che varia, di annata in annata, a seconda delle uve a disposizione: Vermentino Nero, Pollera, Pinot Grigio o Canaiolo. La vendemmia precoce e la macerazione breve di due giorni rendono questo vino perfetto per una calda giornata estiva. La sua capacità di osservare le maturazioni e coglierne la proposta gli permette di creare vini unici, espressione autentica del territorio.
Il Luna Lies, invece, è un vino frizzante rifermentato in bottiglia da una raccolta precoce di uve vermentino nero e canaiolo. La seconda fermentazione viene fatta con mosto della stessa uva. La presenza dei lieviti in bottiglia gli assicura longevità e profumi tipici.
La Lunigiana, un mosaico di paesaggi e di vitigni, è un tesoro nascosto per gli appassionati di vino. Già Plinio il Vecchio, nel I secolo d.C., ne elogiava la qualità nella sua “Naturalis Historia”, qualificandoli tra i migliori dell’intera Etruria. Oggi, grazie al recupero di vitigni autoctoni, questa diversità trova una nuova espressione. I vini di Castel del Piano, con la loro complessità e la loro autenticità, sono un invito a scoprire uno dei territori viticoli più vocati d’Italia.
Via Piano, 10
Licciana Nardi MS
+39 0187 475 533