L’Unione Ristoratori del Buon Ricordo celebra mezzo secolo

Difficile descrivere la magia di mezzo secolo di gastronomia italiana raccontata dall’Unione Ristoratori del Buon Ricordo durante la cena commemorativa del 9 settembre. Parma, città simbolo delle eccellenze alimentari del nostro Paese, è stata il teatro di eccezione di una serata indimenticabile, purtroppo intervallata da una fastidiosa pioggia. L’unico elemento che, a tratti, riportava i commensali alla realtà, abbandonati come erano ad un piacevole sogno: ripercorrere i saperi ed i sapori dell’Italia, degustando piatti rappresentativi delle varie regioni.

Un’esperienza unica la possibilità di assaporare quello che la geografia ha diviso dando ad ogni territorio la propria autentica cultura gastronomica. Ed ecco allora che l’aperitivo, iniziato a Piazza Garibaldi e costretto dal maltempo sotto i contigui portici, si trasforma in un mosaico variegato in cui ogni tassello diventa una gustosa scoperta. Passeggiando tra gli stand, infatti, l’immagine culinaria d’insieme del Bel Paese inizia progressivamente a dissolversi e ad articolarsi in assaggi ed appetizer emblemi delle tradizioni locali. Tra vini DOC e prodotti di ogni sorta, ciascun ospite ha la possibilità di tracciare il proprio itinerario e rivivere usanze, ritualità e consuetudini che legano il cibo alla storia di ogni popolazione.

E così, il Gorgonzola, la Toma, Il Taleggio, l’oliva Itrana o all’ascolana, il Peperone di Senise non sono “semplicemente” un gradito compagno di un immaginario tour dell’Italia, ma il testimone della genesi di ciascuna opera d’arte. Dietro ognuna delle eccellenze presentate, artigiani pronti a narrare il proprio lavoro e le proprie creazioni; dietro i loro sguardi, si cela la fierezza di essere riusciti – grazie a Ristoratori del Buon Ricordo – a portare in tavola una differente interpretazione della tradizione. L’intento, infatti, non è un autocompiacimento dei risultati raggiunti o una mera enfasi dei trascorsi del Made in Italy, quanto quello di proiettare l’Associazione nel futuro. Con questo pensiero il Presidente dell’Unione – Ovidio Mugnai – celebra il mezzo secolo del Consesso, convinto che il ricco patrimonio culturale del Paese debba essere trasmesso e fatto comprendere nella complessità delle sue caleidoscopiche sfaccettature.

Forse non esiste altra nazione al mondo con una simile vastità di materie prime, protagoniste di innumerevoli ricette, ma soprattutto di infinite varianti che fanno di un piatto tipico di una zona un qualcosa di totalmente diverso da una pietanza preparata a pochi chilometri di distanza. Se da un lato una contenuta lontananza è sufficiente a creare il solco tra questa e quella “versione”, dall’altro, Piazza Garibaldi diventa – il 9 settembre – lo spaccato della gastronomia nazionale; una sintesi eterogenea della sconfinata biodiversità che ci contraddistingue.

Il menù della cena riesce nel proposito di evocare queste tipicità e di rendere un dovuto omaggio alle aree in cui si è soliti ripartire geograficamente la Penisola. Il carpione di fagiano con piccole verdure, petali di Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Parma è il tripudio delle consuetudini culinarie settentrionali; i ravioli di pasta fresca ai funghi porcini e finferli su crema di pecorino e tartufo nero estivo sono un evidente richiamo alla cucina del Centro, mentre trae ispirazione dai decisi sapori meridionali il Nero di Calabria farcito con capocollo, salsa al miele, caciocavallo e peperoncino. Il dolce finale, la Cassata siciliana, è ancora un elogio a quel Sud che tuttavia si fonde alla perfezione con aromi e speziature di derivazione araba. Anche i vini proposti in abbinamento hanno cercato di tracciare un’immagine dell’Italia enologica.

Il dopo cena non poteva non seguire il leit-motiv dell’intero evento: tra piccola pasticceria, caffè, liquori e vini da meditazione, si ha l’occasione di addentrarsi nel nostro universo enogastronomico e concedersi un piacevole brindisi.

Una cena impeccabile nel servizio – curato dai Ristoratori del Buon Ricordo e dagli allievi dell’alberghiero di Salsomaggiore – e nella complessa organizzazione che ha implicato il coordinamento dei 100 chef aderenti all’Unione. Agli autori dei peccati di gola dei circa 1000 commensali va il merito di aver suggellato nell’occasione la filosofia della loro attività: la tutela delle origini, intesa non come mero protezionismo, ma nell’accezione più ampia di progressivo adeguamento della tradizione alle mutate esigenze della contemporaneità. Un credo che si ritrova bussando alla porta di ciascun locale, pronto ad accogliere il cliente, per narrare – a tavola – la storia di un angolo d’Italia.

Il piatto consegnato al termine, come di consueto della Ceramica Solimene di Vietri sul Mare, resta il tangibile “ricordo” delle nozze d’oro tra i numerosi attori dell’Associazione ed i loro ideali. Al termine, la lunga tavolata e gli stand ormai spogli sono una testimonianza della strada percorsa in cinquant’anni del Buon Ricordo.

 Photo credits

Manuela Mancino

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