Richard Ginori – porcellana d’eccellenza

Per apparecchiare la tavola durante le ricorrenze noi italiani siamo soliti tirar fuori il “servizio buono” che per molti anni equivaleva dire quello della Richard Ginori .

Non sempre le storie legate al mondo della cucina sono storie felici. In un periodo di profonda crisi che sta investendo molti paesi del mondo e che ha coinvolto anche il nostro paese, ci si ritrova di fronte a drammatici eventi come la scomparsa di eccellenze del made in Italy. La storica manifattura di porcellane di Sesto LOGO GINORIFiorentino. La più famosa fabbrica di porcellane del mondo ha chiuso!

Le porcellane esclusive, con una linea che abbracciava stili dal classico al moderno, che finiva prima nelle case delle famiglie italiane sotto forma di oggetti di ceramica per andare poi in tutto il mondo, non erano solo degli oggetti ma un crogiolo di saperi, conoscenze e qualità che sono andate perdute definitivamente con la sentenza di fallimento del 7 Gennaio di quest’anno.

La storia della Ginori è la storia legata al territorio di Sesto Fiorentino e di un vasto circondario. La storia d’imprenditori illuminati (prima il marchese Carlo Ginori che fondò la Manifattura di Doccia nel 1735 e poi l’industriale milanese Augusto Richard che nel 1896 la fuse col proprio gruppo), di maestranze e operai-

Gabriele Devecchi / Lente, Vento, Quattro/Tre, Rombo, Vite / 1990 / per Richard Ginori
Gabriele Devecchi / Lente, Vento, Quattro/Tre, Rombo, Vite / 1990 / per Richard Ginori

artigiani che con le loro mani hanno creato servizi di porcellane per imbandire le celebri tavole di reali, personaggi illustri e gente comune. Due classi sociali, quella aristocratica e borgese, siedono virtualmente alla stessa tavola grazie alla nuova produzione voluta dal gruppo Richard che mantiene la qualità Ginori ma ne amplia la produzione: nel 1873 infatti la manifattura apre un nuovo ramo e, oltre alla porcellana su misura, avvia la produzione di quella del vasellame di uso quotidiano.

Nomi noti come quello di Architetti e Designer , da Franco Albini a Paola Navone a Gio Ponti – per sette

Uno dei pezzi del servizio Grand Prix di Giò Ponti che vinse il premio all'esposizione di Parigi del 1925
Uno dei pezzi del servizio Grand Prix di Giò Ponti che vinse il premio all’esposizione di Parigi del 1925

anni, dal 1923 al 1930, è il direttore artistico della Manifattura Richard Ginori – fanno eco nelle campagne pubblicitarie e nelle grandi esposizioni come l’Internazionale di Parigi del 1925. Un design che da quando si sono aperte le frontiere della fabbrica, per oltre 200 anni ha sempre apposto il cartello “fragile” alla porcellana Ginori. Insomma una fabbrica, quella della Richard Ginori, che ha dedicato tutta sè stessa a curare l’eccellenza italiana e alla quale rimane solo il brevetto, del 1735, per la creazione della pentola in porcellana cordieritica da portare dal fuoco alla tavola

Allestimento progettato da Paola Navone per Richard Ginori  nell'ex Ansaldo in via Tortona in collaborazione con Pitti Immagine.
Allestimento progettato da Paola Navone per Richard Ginori nell’ex Ansaldo in via Tortona in collaborazione con Pitti Immagine.

Purtroppo, a detta di molti la storia della Richard-Ginori è anche la storia delle contraddizioni di un Paese che sfrutta male quello che ha, che sciupa le opportunità migliori senza curarsene, ma questa è solo la considerazione al termine di un dissesto annunciato. La Richard-Ginori è stata, e resterà, un brand italiano conosciuto nel mondo, un monumento alla bellezza italiana, e come tale è come se fosse fallita non un’azienda ma un istituzione del Paese.

richard-ginori

Nonostante i tentativi di salvarlo lo stabilimento risultava già da qualche anno obsoleto, – con debiti oltre i 40 milioni di euro – e, nonostante le offerte di Arcturus SpA (Sanbonet) e quella integrata delle soc. Lenox Corporation e Apulum S., i giudici del tribunale di Firenze, chiamati a pronunciarsi sull’ammissibilità o meno dell’azienda al concordato preventivo, hanno dichiarato il fallimento della società. 

Oggi è forte il rischio (per alcuni, quasi una certezza) che si estingua questo grande marchio italiano che sposava design dell’oggetto e suo utilizzo in cucina.

 

Mariangela Martellotta

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