Da qualche anno è boom in Italia dei ristoranti giapponesi, ma non tutti rispecchiano la vera tradizione nipponica: molti sono una riproposizione di una cucina cinese rivisitata, altri non seguono gli standard di alta qualità propri della cucina washoku, riconosciuta nel 2013 come patrimonio intangibile dell’umanità dall’Unesco.

E così il governo di Tokyo sta varando una certificazione per tutelare i veri ristoranti giapponesi nel mondo: come sottolinea La Repubblica, un bollino blu sarà la garanzia di aderenza alle regole gastronomiche nipponiche racchiuse nei dettami della cucina washoku. «I veri ristoranti giapponesi non superano la cinquantina, e sono concentrati per lo più a Milano e Roma», spiega la Camera di Commercio Giapponese in Italia.

Entro marzo, il sistema del bollino blu prenderà dunque il via: gli chef dei ristoranti giapponesi esteri che abbiano seguito corsi almeno biennali in Giappone avranno una certificazione “gold”, mentre la certificazione “silver” sarà concessa a chi ha studiato per almeno sei mesi e quella “bronze” a chi ha partecipato a corsi più brevi.

La certificazione da bollino blu del governo giapponese sarà concessa solo ai cuochi che rispetteranno alti standard di qualità e precise specifiche di produzione dei loro piatti, dimostrando poi di aver seguito dei corsi specifici in Giappone. La comprensione della cultura culinaria nipponica, insieme alla dimostrazione di accoglienza dei clienti e la presentazione corretta delle pietanze saranno inoltre elementi fondamentali per la concessione della certificazione, accanto all’alta qualità di preparazione dei piatti. 

Un procedimento simile ci fu in Italia nel 1984, quando l’Associazione Verace Pizza Napoletana (AVPN) ha iniziato a tutelare e promuovere in tutto il mondo la vera pizza di Napoli realizzata secondo l’antica tradizione e le caratteristiche descritte nel disciplinare internazionale, approvato ufficialmente anche dall’Unione europea nel 2010.