Si annusa, si gusta, se ne parla…

La Tintilia di Catabbo

foto (3)Il Montepulciano molisano: a raccontarci la sua storia è l’azienda Catabbo, nata nel 1990 a San Martino in Pensilis, in provincia di Campobasso, grazie al sogno di papà Vincenzo e dei suoi tre figli Sara, Carla e Pasquale. Il loro progetto riguardava la riscoperta e la valorizzazione del vitigno autoctono Tintilia, varietà dalla buccia molto colorata, come spiega l’origine del suo nome, dal dialetto molisano “tentiglia”, che significa “tingere”. Un’aria di leggenda si respira attorno a quest’uva, la quale, nel lontano 1300, sembra sia stata responsabile di celebrare l’unione tra il Conte Carafa di Ferrazzano e la figlia di un alto funzionario del Regno di Napoli.foto (1)

Vincenzo Catabbo dedica alla Tintilia 10 ettari vitati sulle superfici di Colle Cervone e Terra Petriera, ottenendo il fiore all’occhiello della sua produzione enologica. Egli forgia le sue uve come un artigiano le sue creazioni, senza snaturarle e imparando, prima di tutto, ad apprezzare ciò che di buono possono dare nell’immediato. Ci vuole pazienza e rigore nella cura dei vigneti, esperienza e precisione in cantina e vivacità da trasferire all’interno del bicchiere, in modo tale da assaporare vini mai banali o pesanti.
Il rosso molisano allieta con un ventaglio fruttato di visciole, more e mirtilli, seguito da una scia balsamica, prosegue poi riempiendo il palato di morbidezza e giusto tenore acido – tannico.
Spesso tendiamo a pensare che un grande vino debba farsi attendere, che abbia bisogno del suo tempo per invecchiare e che non desideri essere bevuto giovane, mentre la Tintilia di Catabbo non vuole farci annoiare ed è seriamente intenzionata a stupirci sin dal primo sorso.foto (2)

Serena Zerilli

Si annusa, si gusta, se ne parla…

Cucine d'Italia consiglia