Un melograno, una donna e un bicchiere di vino

Il Teroldego di Elisabetta Foradori

“Il melograno è il mio frutto preferito: è un mosaico spontaneo, sorprendente, tannico e pieno di cose così diverse che non può non avere un rapporto con la vite e con la vita.”

Sono parole, queste, di una donna dalla bellezza antica e inossidabile, che ci conducono verso un vino seducente e accattivante, divenuto ormai il simbolo del volto vitivinicolo del Trentino. Fortemente attaccata alla sua terra, Elisabetta ci fa innamorare dei paesaggi dolomitici di Mezzolombardo, dell’immensa pace di questi luoghi, dove ella ritrova se stessa. La scintilla tra la donna e l’enologia scocca molto presto, all’età di quindici anni, quando la Foradori viene irrecuperabilmente conquistata dai profumi della fermentazione e, rapita da questo mondo, incomincia a fare innesti, a raccogliere erbe e ad andare sul trattore. Elisabetta è un vulcano di idee e tutta la sua energia la ricava proprio dall’uva, un vitigno montanaro, quello del Teroldego, che si sviluppa sui terreni calcarei, granitici e porfirici della Piana Rotaliana.

Quattro le tappe basilari del percorso intrapreso dall’azienda: innanzitutto il 1984, anno della prima vendemmia di Elisabetta, seguito dal 1985, inizio delle selezioni massali sulla varietà Teroldego, che porteranno alla registrazione di quindici diversi cloni. A seguire il 2002, anno della conversione all’agricoltura biodinamica: il credo aziendale risiede nel profondo rispetto dei ritmi lenti e delicati della natura, nel confronto diretto con la vigna e il suo frutto. La Foradori si dimostra estremamente capace di coinvolgere il suo staff in nuove iniziative, magari inizialmente difficili da digerire, come alleggerire l’apporto del legno, rimpiazzando le vecchie barrique con anfore di terracotta e tini di media capacità. Nel 2010 Elisabetta si unisce a 10 vignaioli trentini in un progetto che prende il nome di “I Dolomitici” e si concentra su un approccio umanamente aperto, su una viticoltura in ascolto.

Nel Granato di Foradori il Teroldego esprime al meglio i suoi tratti floreali, minerali e speziati e viene impreziosito da sfumature di succo di melograno, ginepro e violetta candita. L’assaggio è appagante in tutti i sensi, ingentilito da un tannino ben integrato, vellutato, fresco, con una piacevole nota amara finale.
L’Adige scorre lentamente fra le cangianti pareti rocciose del Trentino: “I miei ricordi sono qui”, racconta Elisabetta, “e dentro di me so che fin da bambina l’unico posto dove mi sentivo bene era dentro la natura, forse proprio perché sono nata e cresciuta in mezzo al vino.”

Serena Zerilli

Un melograno, una donna e un bicchiere di vino

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