Dinamiche geopolitiche e sfide per i futuri scenari del vino

Al cospetto del ministro del MASAF, Francesco Lollobrigida, e del Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Mirco Carloni, si è tenuta, il 12 luglio, nella sede di Confcommercio nazionale, l’assemblea generale dell’Unione Italiana Vini. Gli interventi si sono concentrati sulle tendenze di mercato, sulle dinamiche geoeconomiche e sulle previsioni dell’evoluzione dei consumi in rapporto alla popolazione, per comprendere i futuri scenari del vino sui quali modellare le strategie di crescita aziendali con una vision di medio-lungo periodo.

Puntare su prodotti premium e rimodulare l’offerta

Ad aprire i lavori il presidente dell’Unione Italiana Vini (Uiv), Lamberto Frescobaldi, che ha sottolineato come: “Il mondo che consuma vino non costruirà più la sua crescita sul volume, ma sul valore evocativo espresso dalle bottiglie: dal gusto all’esperienza, dal concetto di sostenibilità al lifestyle. In questo quadro, la filiera del vino dovrà incrementare la tendenza premium delle proprie proposte, ma anche rinnovare e razionalizzare un’offerta che oggi in diversi casi risulta fuori fuoco rispetto a una domanda in forte cambiamento, giovani in primis”.

Concetto ribadito dal fondatore dell’iconico marchio lifestyle Diesel e presidente del gruppo OTB, Renzo Rosso, che costituisce la holding del vino Brave Wine per gestire ogni aspetto del suo progetto vino, in cui “il vino di qualità debba racchiudere i segreti di una bottega artigiana”. “Credo nel posizionamento e in prodotti premium”, sostiene Renzo Rosso, “che consentono migliori marginalità e danno la possibilità alle aziende del settore di investire e lavorare in maniera più moderna.

Servono investimenti in sostenibilità: oggi abbiamo l’obbligo di coltivare i nostri terreni in modo sostenibile, producendo meno e meglio. I nuovi consumatori lo chiedono già. Servono investimenti in tecnologia, ed è fondamentale presentarsi al mondo nel modo giusto. Il vino, in questo senso, deve fare un grande salto di visibilità: comunicare di più, social media, capsule, grafiche e bottiglie speciali, celebrities, eventi… bisogna creare quella coolness del vino, in cui oggi i francesi sono più bravi di noi, mentre noi abbiamo un’incredibile ricchezza del territorio da valorizzare.”

Dati dei consumi globali

Nel mondo si consumano oltre 37 miliardi di bottiglie di vino l’anno, circa 280 milioni di ettolitri, più della metà sono stappate in 8 Paesi. I principali consumatori sono gli Stati Uniti che rappresentano il 14% del consumo globale, seguiti col 10% dalla Francia e col 7% da Italia e Germania, e poi Cina (6%) e Regno Unito (5%). Sono stati inseriti volutamente nello studio Canada (2%) e Giappone (1%), nonostante abbiano volumi minori rispetto a Olanda e Russia, al fine di avere un campione rappresentativo dei tre principali continenti e rendere più ampia la base d’analisi comparativa su consumi ed evoluzione della popolazione.

Il ventennio dal 1999 al 2019 ha registrato un’impennata dei consumi globali in tutto il mondo, con un incremento del 27%. Tuttavia, per il prossimo ventennio, gli scenari potrebbero cambiare, si prevede, infatti, un sensibile rallentamento, imputabile a diversi fattori, tra quali l’invecchiamento della popolazione media e il crescente disinteresse per il vino delle nuove generazioni.

Secondo l’Osservatorio Uiv, si stima che, nei prossimi vent’anni, il tasso di consumo si attesterà a un 7%, con una crescita media annua dello 0,35%. Previsioni basate sulle curve storiche delle tendenze globali dei consumi e sulle previsioni demografiche fino al 2039.

Cosa succederà in Italia?

L’Italia, in questo contesto, è ancora più esposta al rallentamento della domanda negli 8 top buyer, che per il vino tricolore vale quasi i 2/3 delle esportazioni complessive, dove gli Usa rappresentano il 24%, al secondo posto con il 15% la Germania, seguita con il 10% da UK, poi Canada con il 6%, Francia con il 4%, Giappone con il 3%, fanalino di coda la Cina con un 1,5% di quota. Proprio nella Cina, considerata per più di un decennio un attore economico di rilievo, erano riposte grandi speranze, ma, nell’ultimo triennio, si è osservato un significativo rallentamento dei ritmi di importazione e consumo.

Sempre secondo l’Osservatorio Uiv, l’export sarà sempre più la discriminante fondamentale del mercato, stante l’ulteriore decrescita prevista dei consumi interni (-1,2 milioni di ettolitri) nel periodo considerato. Dall’estero l’incremento sarà comunque timido (+1,8 milioni di ettolitri, a quasi 23 milioni di ettolitri nel 2039) ma sarà in grado di compensare l’ammanco generato dal mercato interno, con un saldo positivo – lontano dagli anni del boom – di poco più di mezzo milione di ettolitri. Tutto ciò al netto di recrudescenze della crisi economica, dell’ondata salutista e di altri fattori esogeni come quelli etnici e religiosi. 

Mancato ricambio generazionale

Lo studio analizza le tendenze legate al progressivo invecchiamento dei consumatori e le sue implicazioni per il consumo di vino. Nel decennio 1990/99, i consumatori di età superiore ai 65 anni e i giovani di età inferiore ai 25 anni rappresentavano una quota di consumo equamente distribuita, intorno al 18% ciascuno. Mentre, per fine 2039, si presenterà un scenario notevolmente mutato, in cui i consumatori più anziani, saranno sempre più “core-consumer”, incidendo per il 30% dei volumi e la fascia under 25  soltanto per il 13%.

L’effetto del cambiamento demografico accentuerà una tendenza che si è già manifestata negli anni, con i Paesi tradizionalmente produttori come Italia, Francia, Germania e Spagna entrati in una dinamica negativa e di “normalizzazione”. Negli anni Sessanta, in Italia e in Francia si consumavano oltre 50 milioni di ettolitri di vino, con un consumo pro-capite superiore ai 140 litri annui. La stessa tendenza di stabilizzazione si è verificata in Germania e Giappone nel periodo 1999-2019.

Al contrario, Paesi come Canada, Regno Unito, Stati Uniti e Cina hanno sperimentato una forte espansione dei consumi di vino, con aumenti di circa 15 milioni di ettolitri negli Stati Uniti e in Cina, 7 milioni nel Regno Unito e oltre 3 milioni in Canada.

Le previsioni per il 2039 indicano aumenti positivi per Stati Uniti (+9,3 milioni di ettolitri), Cina (+4,1 milioni) e Canada (+1,1 milioni), mentre il Giappone e i Paesi europei vedranno cali contenuti fino a -2%.

Inoltre, si prevede, secondo le proiezioni ONU, un aumento dell’età media della popolazione per tutti i paesi monitorati. Il Giappone sarà il paese con l’età media più alta nel 2040 (52 anni), seguito da Italia (51 anni rispetto ai 44 del 2020) e Germania (47 anni). Un dato sorprendente è che la Cina presenta un’età media di 45 anni, superiore a Francia, Regno Unito, Canada e Stati Uniti (compresi tra 41 e 44 anni).

Conclusioni

In sostanza, si prevede che l’evoluzione del settore si baserà sempre meno sul volume e sempre più sul valore delle bottiglie di vino, come ha ricordato il presidente dell’Unione Italiana Vini. Ciò implica che il mercato del vino si dovrà concentrere sempre più sulla creazione di valore, componente dalle molteplici declinazioni, quale il benessere fisico e spirituale, la sostenibilità ambientale ed etica e il consumo “sociale”.

Unione Italiana Vini

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