Alla Biennale di Venezia il progetto Slow Food Freespace in Cina
La Biennale di Venezia diventa il palcoscenico per presentare Slow Food Freespace, il progetto-pilota, ad opera di Stefano Boeri Architetti, per il primo Slow Village in Cina, ideato in collaborazione con Slow Food Movement.
Una serie di villaggi pensati per incarnare la filosofia di Slow Food China, ovvero favorire un’economia agricola orientata a valorizzare le culture e i prodotti locali, impreziosendo il progetto con una scuola, una biblioteca e un piccolo museo, tre epicentri culturali capaci di costituire i nodi di una infrastruttura diffusa che possa permettere a milioni di agricoltori cinesi di investire sul futuro dei loro territori rurali invece di abbandonarli per trasferirsi nelle periferie metropolitane, un fenomeno crescente negli ultimi anni.
«Ci dimentichiamo facilmente che le aree rurali infondono sostenibilità alla nostra vita quotidiana. – spiega Stefano Boeri – È una necessità ineludibile dell’architettura affrontare la velocità dell’evoluzione anche alimentandola con la ricchezza del passato. Per questo motivo, abbiamo proposto di valorizzare i villaggi agricoli con un sistema di piccoli ma preziosi catalizzatori delle culture locali, capaci di migliorare la vita dei residenti».
«Preservare l’ambiente rurale significa proteggere la diversità culturale. – conferma Yibo Xu, partner di Stefano Boeri Architetti a Shanghai – Negli ultimi decenni in Cina sono stati compiuti sforzi significativi per quanto riguarda le questioni urbane e, in futuro, maggiori attenzioni dovrebbero essere indirizzate alla poliedricità di espressioni, tradizioni e patrimoni della campagna».
A Qiyan, nella provincia sud-occidentale del Sichuan, il primo Slow Village cinese incarnerà le idee progettuali di Stefano Boeri Architetti per la costruzione nel villaggio del primo dispositivo-pilota: la libreria, la scuola e il museo. Come un unico volàno organico, i tre catalizzatori agiranno per alimentare non solo la cultura della preparazione, del consumo e dell’offerta del cibo, ma anche le tradizioni popolari antiche e radicate.
Presentato nell’ambito della Biennale di Venezia, il suggestivo Slow Food Freespace si ispira al concetto chiave della sedicesima Mostra Internazionale di Architettura, battezzata appunto “Freespace” dalle curatrici Yvonne Farrel e Shelly McNamara, fondatrici dello studio irlandese Grafton Architects, con l’intento di creare uno spazio democratico, non programmato e libero per gli usi, capace di enfatizzare i doni della natura e di dar corpo ai desideri anche più inespressi, costruendo ponti di senso, linguaggio ed emozione.