Casaltrinità: in vino…storie di una cooperativa da imitare

C’è l’amore di ognuno di loro (degli oltre 200 soci), la tenacia del lungimirante Presidente (il dottor Antonio Gargano), l’anima e la passione dell’enologa interna – la dottoressa Antonella Briglia – e del consulente Pasquale Pastore (winemaker) in ciascuna bottiglia della Cantina Casaltrinità.

Vini che parlano di vite vissute, esperienze, territorio. Dietro ogni etichetta, infatti, si celano la forza di vitigni che esprimono il vigore della terra in cui affondano le radici, e l’intraprendenza degli abitanti di quest’angolo dell’antica Apulia. Un’intraprendenza che trasuda dalle parole del Presidente Gargano, legato  anche da un rapporto affettivo alla Cooperativa, sorta nel 1965 per volere del padre, al quale subentrò nel 1992.  E, da allora, tutto è fortemente rimasto una dedica a questo lembo d’Italia.

Il logo adottato, il simbolo dei Cavalieri di Malta, sembra marchiare a fuoco il legame viscerale con la terra natia, il paese di Trinitapoli – un tempo Casaltrinità – che fu per circa due secoli commenda magistrale del sovrano ordine.  Tra verità e leggenda, tra sacro e profano, ogni acino regala suggestioni: ricordi di antiche dominazioni e le immagini dell’Agro di Trinitapoli, Barletta, Andria e Cerignola, ove insistono i vigneti, dislocati nel raggio di 40 chilometri dalla cantina.

casaltrinità vini

I circa 600 ettari ed i 150.000 quintali di uva costituiscono una sfida quotidiana lungo il percorso intrapreso di valorizzazione della produzione. È arduo, infatti, coordinare 200 menti pensanti, accompagnarle in un cammino di crescita qualitativa, specie in realtà nelle quali il modello cooperativo stenta ad affermarsi. Eppure, Casaltrinità ha fatto propria la mission di convertire l’immagine della Puglia da mero “gregario” ad attore principale del panorama vitivinicolo italiano. Grazie ad un persuasivo lavoro di integrazione delle potenzialità territoriali, è riuscita a raggiungere l’importante traguardo di delimitare la DOC “Tavoliere delle Puglie”, con le tre tipologie: rosso, rosato e nero di Troia, per un totale di 19 comuni e 10 cantine aderenti al Consorzio di tutela.

Archetipo da imitare, la Cantina punta a scardinare una mentalità autoreferenziale consolidatasi nel tempo, presentandosi così come catalizzatore del rilancio dell’intero areale. Ed infatti, in quanto parte della Fedagri Puglia, mira a creare una micro-rete di collaborazione con le altre cooperative, allo scopo di rinvigorire il tessuto produttivo della zona, purtroppo consunto da un trascorso di tutt’altra impostazione.

Come il “ribollir dei tini”, fermentano a Casaltrinità nuovi progetti ed investimenti futuri, primo fra tutti la possibile realizzazione di un frantoio per rivalutare l’oro verde dei secolari uliveti della regione. Indubbiamente, altro grande patrimonio da salvaguardare…Al pari dei vitigni autoctoni che, nella cooperativa di Trinitapoli, danno vita a vini “bandiera” del territoir: nero di Troia, greco, moscato reale si affiancano solo occasionalmente agli internazionali cabernet, merlot e chardonnay. Internazionali che qui sembrano contaminarsi al locale, esprimendo talvolta caratteristiche differenti rispetto alla loro consueta personalità.

Provenienti da numerose zone ed assai variegate in termini qualitativi, le uve richiedono enorme dedizione e competenza da parte degli enologi, che debbono mediare tra la necessità di imporre ai soci determinate tempistiche di raccolta e l’esigenza di svecchiare consolidate tradizioni di coltura. Una tenacia ripagata dai riconoscimenti ottenuti negli anni, non ultima la speciale menzione assegnata dalla guida Vini d’Italia 2014 (l’Espresso) al “Padre”, etichetta di punta di Casaltrinità. Nero di Troia in purezza ed invecchiato almeno sei mesi in barrique, vuole essere una dedica al padre dell’attuale Presidente, al quale si deve quest’oasi felice in un’area pressoché arida di cooperazione. Un vino che parla di “amor patrio” e cerca di imporsi come principale interprete del Made in Puglia; un vitigno dal carattere austero che svela lentamente le sue grandi potenzialità e raramente si lascia attraversare dallo sguardo di chi non abbia con questa terra un rapporto elitario. Ed allora, si comprende come la Cantina sia amore, tecnica e dinamismo insieme…

Passione per questo crogiuolo di culture, tecnica delle complesse prassi enologiche, dinamismo nel saper guardare oltre il più prossimo orizzonte. Una ricetta di successo che ha creato nel tempo quello spirito di squadra necessario a motivare i soci che trovano nell’apprezzamento dei loro vini la più alta gratificazione del proprio lavoro in vigna. Mani aduse alla vendemmia, volti spesso segnati dal caldo sole della Puglia vedono, dunque, nella figura del dottor Gargano il loro punto di riferimento per orientarsi nel complesso mondo vitivinicolo.

Sotto il simbolo dei Cavalieri di Malta, pulsa quindi il cuore di una Cooperativa che fa del costante miglioramento della qualità il proprio credo e la propria sfida quotidiana.

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Manuela Mancino

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