Dagli scarti dell’uva ai serbatoi

Sin dagli anni Settanta vanno avanti le ricerche sui biocarburanti, ovvero carburanti destinati ai veicoli in forma sia liquida che gassosa e ricavati da biomassa, come alternativa green all’inquinante petrolio.
Bisogna però distinguere quelli di prima generazione da quelli di seconda, quest’ultimi non sottraggono terreno agricolo alla produzione alimentare.

Proprio in questo contesto si inserisce la ricerca portata avanti dall’Università australiana di Adelaide e pubblicata sulla rivista scientifica Bioresource Technology, secondo la quale la fermentazione di 10 quintali di scarti d’uva quali raspi, semi e vinacce produrrebbe fino a 400 litri di bioetanolo (alcool etilico di origine agricola completamente assente da acqua n.d.r.).

Rachel Burton, docente dell’ Università di Adelaide, specializzata in biologia molecolare delle piante e biologia genomica, spiega:

Sfruttare gli ‘avanzi’ della produzione di vino per produrre biocarburanti ha del potenziale economico

vinacceCabernet-sauvignon e Sauvignon Blanc, secondo lo studio dei ricercatori australiani, sarebbero le varietà più adatte per la produzione di biocarburanti poichè la maggior parte dei carboidrati presenti nelle loro vinacce, rende più facile, infatti, la conversione diretta in etanolo, tramite il processo di fermentazione.
Si ricavano oltre 270 litri di bioetanolo per ogni tonnellata di scarti di produzione, esito che quasi raddoppia con l’aggiunta di acidi ed enzimi.
Kendall Corbin, ricercatrice coinvolta nello studio, spiega così le potenzialità degli scarti:

Utilizzare le biomasse vegetali per la produzione di biocarburanti liquidi può essere difficile a causa della sua natura strutturalmente complessa, che non è sempre facile da scomporre. Procedimento semplificato ed economico con la vinaccia, che risulta disponibile senza difficoltà, può essere ottenuta a buon mercato ed è ricca del tipo di carboidrati che vengono fermentati facilmente

scarti di uvaIn Italia è già una realtà dagli anni ’70 quando la Cooperativa agricola romagnola Caviro, in piena crisi petrolifera, ha realizzato una centrale di produzione di energia che impiegava le biomasse derivanti dalla lavorazione dei sottoprodotti agroindustriali (vinacce, fecce e scarti di lavorazione delle potature). Nel 2010 la centrale è stata rimodernata assicurando così tutta l’energia necessaria al funzionamento degli impianti della cooperativa.

Fonti alternative di carburante sono una priorità, considerando che quelle conosciute ed utilizzate sono inquinanti e esauribili, e che il mercato dei biocarburanti è in continua espansione a livello globale.
Un prodotto della terra potrebbe diventare il nuovo oro per i serbatoi.

Dagli scarti dell’uva ai serbatoi

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