Dai menu stellati ai menu stellari

Il cibo Made in Italy ha preso letteralmente il volo alla conquista dello spazio. Dopo 53 anni di missioni interplanetari i nostri astronauti dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) hanno potuto gustare in orbita dei veri manicaretti, espressione di una dieta, quella mediterranea, gustosa e sana.

Luca Parmitano fu il primo astronauta, l’anno scorso, a portare sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) il risotto al pesto, le lasagne, la parmigiana di melanzane, la caponata e il tiramisù, mentre l’astronauta Samantha Cristoforetti, attualmente in missione, ha prediletto un menù salutista.

Dietro tanta semplice bontà si cela un difficile lavoro, fatto di ricerca, innovazione e tecnologia, portato orgogliosamente in trionfo da un’azienda torinese, la Argotec, produttrice del cosiddetto Bonus Food, ossia cibo delle grandi occasioni.

Samantha Cristoforetti
Équipe Argotec

Fondata nel 2008 per mano e mente di David Avino, amministratore delegato di Argotec, l’azienda si occupa oggi, oltre che di training e addestramento di astronauti e personale di terra, di ricerca e innovazione, settore da cui ha preso forma il progetto Space Food che l’ha resa in brevissimo tempo unica responsabile nella produzione degli alimenti per gli astronauti europei.
Nasce così lo Space Food Lab, una sorta di “cucina spaziale”, un’area di ricerca tecnologicamente sofisticata per lo studio degli alimenti pensati per gli astronauti; studi che a volte richiedono molti mesi per la realizzazione finale di un piatto.

Samantha Cristoforetti
Space Food Lab

Abbiamo raggiunto telefonicamente Stefano Polato, responsabile dello Space Food Lab di Argotec e chef ufficiale della missione Futura, che ci ha svelato tutti i retroscena di questa cucina stellare.

Samantha Cristoforetti
Chef Stefano Polato

Come nasce un piatto per gli astronauti?

Nasce, prima di tutto, dall’incontro dello chef con l’astronauta per cercare di capire le sue abitudini alimentari, i suoi gusti e lo scopo del suo Bonus Food. Ad esempio per Luca Parmitano lo scopo del Bonus Food era quello di portare nello spazio i piatti tipici della domenica, così abbiamo selezionato delle pietanze da nord a sud che rappresentassero questi piatti della tradizione italiana, come la lasagna alla bolognese, la parmigiana di melanzane e il tiramisù.
Il Bonus Food di Samantha Cristoforetti, invece, aveva un focus orientato verso un’alimentazione salutista, abbiamo cercato dunque di seguire una filosofia nutrigenomica basata sui cereali, legumi e proteine sane come la carne bianca.

Samantha Cristoforetti

Il secondo step riguarda la preparazione e l’assaggio. L’astronauta indicherà con una scheda di valutazione il suo gradimento per il gusto, la consistenza, il colore e il profumo. Tutte caratteristiche importantissime per la piena soddisfazione sensoriale, che contribuisce, come dimostrato, a un buono stato mentale dell’astronauta necessario per l’esito positivo della missione.

Si può produrre ogni pietanza?

No. Oggi ci sono dei limiti tecnici che non ci permettono di produrre tutto. Ad esempio gli spaghetti, per il tipo di materia prima di cui sono fatti e il tipo di lavorazione che dovrebbero subire, diverrebbero immangiabili. Ogni alimento deve essere sottoposto a una cottura ad alta temperatura affinché si mantenga per 18/24 mesi,senza aggiunta di conservanti. Lo spaghetto non si presta a questo procedimento.

Samantha Cristoforetti

Quali requisiti deve avere un alimento?

Sicuramente sono preferite consistenze cremose che rimangono ben salde alla posata, quindi mai brodose, ma assolutamente fedeli nel gusto e dagli ingredienti ben distinguibili. Non sono ipotizzabili cibi friabili da spezzare, come i cracker, perché le briciole volerebbero all’interno della Stazione, ma se fossero monoporzioni, come i taralli, potrebbero essere consumati.

Quanto tempo ci vuole per la realizzazione?

Per un piatto completo 6 o 7 mesi.
Tutto inizia in cucina. Dopo la richiesta dell’astronauta si prepara il piatto, se supera la scheda di gradimento, si termostabilizza o liofilizza a seconda degli ingredienti: le zuppe saranno termostabilizzate, mentre la frutta liofilizzata. A questo punto il lavoro passa in laboratorio per i test.

Come viene riscaldato e consumato dagli astronauti?

Il cibo liofilizzato ha una valvola predisposta di sola entrata dell’acqua, un apposito rubinetto già tarato in quantità e temperatura dell’acqua si inserirà in questa valvola reidratandolo e scaldandolo al contempo.
Il cibo termostabilizzato, invece, verrà inserito in una valigetta con due resistenze che ne gestiscono la temperatura e il tempo, una specie di tostapane spaziale.

Un Made in Italy nel gusto ma anche nella genuinità?

Questo è stato uno degli obbiettivi raggiunti. I nostri prodotti nascono da ingredienti selezionati, spesso biologici, che rispettano i requisiti di genuinità e qualità. Per garantire tutto questo abbiamo avviato una collaborazione con Slowfood, associazione molto vicina a noi per ideologia e valori.
Siamo riusciti a eliminare l’uso di conservanti e, grazie all’utilizzo di spezie e aromi, a evitare il sale, deleterio perché favorisce la ritenzione idrica negli astronauti.

Qual è il ruolo dello chef?

In principio quello di capire e interpretare i gusti dell’astronauta, la parte più creativa, successivamente di coordinare la squadra tecnica.

Sarà il nome Argotec, ispirato alla leggenda degli Argonauti della mitologia greca, a spingere con determinazione questi giovani ricercatori italiani verso nuovi traguardi e nuove avventure pionieristiche, quel che è certo è che la forte motivazione, preparazione e professionalità li ha già resi oggi un’eccellenza nazionale.

Se cenare guardando il mondo dallo spazio è un’esperienza per noi surreale, farlo gustando un buon piatto la rende davvero unica.

Samantha Cristoforetti

Susanna Novella

Photo credits: Argotec – readytolunch.com

Dai menu stellati ai menu stellari

Cucine d'Italia consiglia