Feudi di San Gregorio, il modello è a sud

Gott ist im Detail (Dio è nel particolare), la massima di Mies Van der Rohe, architetto simbolo del movimento moderno, sembra aver trovato terreno fertile qui a Feudi di San Gregorio a Sorbo Serpico (AV) azienda modello nata nel 1986, Oscar del vino 2013 come migliore azienda vinicola italiana, e prima tappa obbligata dei nove viaggi studio del 2° Bibenda Executive Master, corso superiore di studi sulla cultura del vino, la creatura di Franco Maria Ricci presidente della neonata Fondazione Italiana Sommelier.

Siamo ospiti al Marennà il ristorante stellato di Feudi in compagnia di Pierpaolo Sirch, enologo di chiara fama, amministratore delegato di Feudi di San Gregorio.

La sala del ristorante al primo piano è un piccolo capolavoro di eleganza, una scatola di vetro di rara sintesi e purezza, che dell’architetto berlinese direttore del Bauhaus ricorda l’essenzialità delle prime opere, come il padiglione di Barcellona del 1929, ma calda e accogliente, come le opere americane più tarde.

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La sala del ristorante Marennà a Feudi di San Gregorio

La forma non era la principale preoccupazione dell’architetto Mies, “la forma è davvero uno scopo? Non è piuttosto il risultato del processo del dare forma? Non è il processo l’ essenziale?” la lezione sembra appresa e perfettamente codificata da Maurizio Zito e Hiraku Mori dello studio Zito + Mori  architetto e designer in Milano e Avellino che dal “Less is More” di Mies hanno ricavato il piccolo miracolo di Feudi premio architettura 2010: forma/funzione, integrazione col territorio, terroir cristallizato in spazi di vita e lavoro.

La sala riunioni sospesa sulla bottaia
La sala riunioni sospesa sulla bottaia

Il benvenuto dello Chef Paolo Barrale da Cefalù cresciuto alla corte di Heinz Beck è un’altra piccola perla dell’enunciato di partenza,  culis di pomodoro fredda su gelato di mozzarella con  croccante di basilico. L’equilibrio è magistrale e non scontato, dal freddo gusto pieno del pomodoro il freddo più freddo di un paradigma di mozzarella di bufala in forma di gelato fissa i sapori sulla tela, il croccante al basilico è l’innesco che fa esplodere la miscela, è un attimo di piacere limpido, ghiaccio bollente, la lezione del maestro Heinz, rigoroso epigono di Mies, è esemplare  nella destrutturazione/valorizzazione di ogni elemento della composizione, più Bach che Mozart,  ma l’emozione c’è tutta.

Le sorprese non sono finite, con il DUBL, uno spumante blanc de blancs a base Greco e personalità da vendere. Una firma prestigiosa, Anselme Selosse da Avize, dietro il perlage straordinariamente fine alla visiva, cremoso e vellutato al gusto. Non pizzica, massaggia, prepara ad apprezzare ciò che verrà: la sapidità salmastra, la persistenza appassionata delle note floreali dolci in equilibrio con note più amarognole, miele di castagno suggerisce la scheda.

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Anselme Selosse ad Avize. A destra l’etichetta e la bottiglia di Dubl

Un perlage di questa fattura fa la differenza, è nella cultura dei récultant- manipulant d’oltralpe, quei vigneron independant di cui Anselme Selosse è mentore. Filosofo taoista, alfiere dell’approccio biodinamico: “occorre accompagnare la natura, non imporsi”, è lui che ha  portato a casa, in quel di Avize, nella Côte des Blanc, regno dello Chardonnay, il culto del terroir della Borgogna in cui è cresciuto: “i nostri sono grandi vini di terroir prima di diventare grandi Champagne”.

Sembra la scelta ideale il maestro francese per Feudi, per uno spumante da uno dei territori più vocati al mondo, su un terreno vulcanico inospitale per la fillossera, e da un vitigno, il Greco, che più autoctono non si può. “Mangiava la terra” racconta Sirch, “masticava foglie”  mentre vagava per ore tra i vigneti, cercando di capire, “raccontami” chiedeva all’enologo di Cividale del Friuli, ed è appassionato lo sguardo di Sirch mentre racconta, è uno sguardo che va lontano, di chi delle montagne conosce il linguaggio, di chi conosce l’ineluttabilità delle cose della natura, sa che solo il tempo ha la risposta.

È più importante il “dove” che il “chi è un’altra delle massime di Selosse, lontano dal suo terroir, dai secoli di storia, dalle spalle dei giganti e dai lieviti autoctoni che hanno colonizzato le sue cantine da anni, ha fatto forse più accademia che filosofia qui a Borgo Serpico, ma ha lasciare la sua firma.“Serviranno ancora anni” continua Sirch, per niente spaventato dalla prospettiva, “quando avremo una dotazione sufficiente di vin de réserve, allora il gioco sarà divertente”, come lo è per l’amico Mattia Vezzola di Bellavista, il più francese dei Franciacorta, con cui spesso si confronta come “preparatore d’uva” insieme al suo alter ego Marco Simonit, in arrivo all’aeroporto di Capodichino, per cui ci deve lasciare Pierpaolo Sirch, ci lascia al riso con succo di cipolle di Montoro, caprino e Gamberi, accompagnato da un Campanaro 2012 Irpinia Bianco doc sempre Greco, ma fermo, e in compagnia del Fiano, altro re del territorio.

Si vola in alto col piatto, dopo la zeppola di baccalà con gel di carpione e cruditè, il vino si sposa felicemente con alcuni componenti, in particolare il baccalà che si fonde meravigliosamente nell’acidità e  nelle note agrumate, con la morbidezza del pesce.

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Il Prof. Attilio Scienza

La mattina in aula il prof Attilio Scienza dell’Università di Milano, da anni consulente di Feudi nelle ricerche di zonazione, ha snocciolando una quantità impressionante di dati che ci hanno mostrato un approccio straordinariamente unitario alla complessità della materia.

Nella strategia di marketing si tiene conto della evoluzione dell’attitudine al consumo a livello internazionale, dal quantitativo al qualitativo fino all’etico e all’eco-sostenibile, e come questi vengono percepiti dal consumatore, attraverso le analisi dei risultati di varie  indagini sui focus group.

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La Bottaia superiore

Il nuovo consumatore chiede un coinvolgimento emotivo e ha la qualità della vita come baricentro di sviluppo, ma il mercato del futuro sarà un mercato sempre più giovane sempre più distaccato dai valori tradizionali senza una memoria condivisa: ne sarà esaltato l’individualismo, si lavora sulla necessità di individuare nuovi simboli unitari (Simbolo dal greco syn ballein unire, stare insieme) per valorizzare la qualità e non essere in balia della moda del momento: nessun produttore se lo può permettere.

Se ne discute più tardi a pranzo nel suggestivo chiaroscuro caravaggesco della bottaia,  insieme ad Antonio Capaldo, divenuto presidente di Feudi S.p.A. dopo circa dieci anni di esperienza all’estero nella finanza con Lazard e nella consulenza strategica presso McKinsey. Un presidente sorprendentemente giovane per una azienda italiana  anche in questo del tutto speciale Feudi.

Con Capaldo parliamo del successo nordamericano della Falanghina, la macchina da guerra di Feudi, la cui fortuna permette le sperimentazioni più onerose e la crescita della qualità. Il marketing è agguerrito, si sfrutta la potenzialità del nome, simbolo di un piacere leggero e immediato, di uno stare facilmente e piacevolmente insieme. La Falanghina di Feudi di San Gregorio negli USA è  il nuovo aperitivo, la scelta delle nuove generazioni si potrebbe dire, come recitava una fortunata campagna di tanti anni fa.

Antonio Capaldo con le etichette di alcuni dei vini di maggior successo di Feudi
Antonio Capaldo con le etichette di alcuni dei vini di maggior successo di Feudi

Non deve sorprendere quindi il successo statunitense di un’altra creatura privilegiata dal nome immediato e dirompente: Serpico.

Ne avevano parlato diffusamente Antonio Capaldo in compagnia di Pierpaolo Sirch e Paolo Lauciani qualche giorno prima al Rome Cavalieri, ad una magistrale degustazione orizzontale/verticale di tre sublimi interpretazioni dell’aglianico di Feudi: il Taurasi DOCG, il Serpico Irpinia IGT (e poi DOC), e il Piano di Montevergine Taurasi Riserva, e questo per le annate 2001, 2007, 2008, 2009 tutte di altissimo livello.

L'aglianico di Feudi di San Gregorio
L’aglianico di Feudi di San Gregorio

La cosa però più straordinaria era  proprio l’evidenza dell’importanza del terroir nel risultato finale: tre vini nati dallo stesso vitigno nello stesso areale, con condizioni climatiche certamente non troppo difformi, allevate ed elevate dalla stessa equipe di lavoro danno risultati completamente diversi tra loro nelle stesse annate ma con una netta continuità verticale.

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Pierpaolo Sirch guida la degustazione dell’Aglianico di Feudi

Precoce come gemmazione, tardivo come vendemmia, l’Aglianico cresce solo in corrispondenza del 41° parallelo,  “vitigno di grande tradizione, l’Aglianico è il più nobile e importante dei vitigni del sud e rappresenta una matrice unificante dei grandi rossi meridionali collocandosi tra i migliori vitigni rossi italiani” leggiamo dal sito web di Feudi che riporta anche interessanti ipotesi sulla origine controversa del nome.Con Pierpaolo Sirch degustiamo in azienda tre diverse espressioni dell’Aglianico: Taburno, Vulture, Taurasi dell’annata 2010, spillate direttamente dalla barrique. Tutti e tre i vini sono caratterizzati da un bel rubino profondo, Il Taurasi si presenta scorbutico e selvatico, ancora da addomesticare, note scure e speziatura, Piu fruttato ed elegante il Vulture con note evidenti di ciliegia, mentre la freschezza e la spiccata sapidità minerale caratterizzano il Taburno.

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La degustazione dell’Aglianico di Feudi

 

Si traccia senza esitazione un parallelo audace ma che spesso ritorna anche durante la visita: la Borgogna, le incredibili differenze del suolo dei giacimenti nelle stratificazioni a poche decine di metri di distanza tra una vite e l’altra, ed ecco venir fuori l’eleganza del Serpico, speziatura dolce di straordinaria persistenza, piacevole subito senza essere piacione. Affidabile, suscettibile di lungo invecchiamento, ma non certo economico come la Falanghina, né facilmente assimilabile ad altri simboli, ma con una storia nobile da raccontare, l’origine dal cuore di Taurasi: le Vigne dal Re ultracentenarie, prefilosseriche. Siamo silenziosi, colmi di meraviglia  di fronte ai “Patriarchi” quando visitiamo le vigne storiche l’ultimo giorno, poco prima di partire, in compagnia di Pierpaolo Sirch e Alessandro Zanutta.

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Il paesaggio Irpino visto dalla sede di Feudi

Poche ore prima abbiamo rivisto con Alessandro le nuove tecniche di potatura illustrate il giorno prima in aula da Marco Simonit, stralunato e distrattamente elegante nelle movenze, straordinario comunicatore con la potenza ammaliatrice di un serpente. “Tocca la pianta, segui la linfa“, Simonit ci ha inchiodato per ore a bocca aperta sulle tecniche che permettono di prolungare la vita e la qualità della vigna. Sono apparentemente semplici  le intuizioni di Simonit & Sirch e che hanno portato il Genio italiano nuovamente sulle orme di Leonardo alla corte di Francia, a disporre delle sorti delle vigne miliardarie di Bordeaux e Champagne, nonché ad insegnare la tecnologia semplice e innovativa nel pianeta della tecnologia e della innovazione per eccellenza: la California.

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Marco Simonit a Feudi

Incredibile il concentrato di tecnologia che richiede la produzione di una bottiglia di Feudi di San Gregorio, la zonazione, la viticultura di precisione con l’analisi spettroscopica della fogliatura che permette di intervenire solo quando serve con irrigazioni e potature mirate. La conclusione delle lezioni dei “Preparatori d’Uva” è che non è vero che solo certi tipi di allevamento possono dare  risultati di qualità e garantire la corretta produttività: le varie forme di allevamento sviluppate tradizionalmente nelle diverse situazioni regionali/territoriali, sono spesso il frutto di una lunga evoluzione/selezione delle coltivazioni migliori, quelle che si sono rivelate più adatte al territorio e al suo clima. Così si possono ottenere eccellenti risultati nel medesimo territorio, adottando di volta in volta il sistema di allevamento più consono al varietale nello specifico areale.

Azienda modello in questo e in molti altri aspetti Feudi di San Gregorio, azienda vera, ricerca e innovazione nel rispetto del territorio: stavolta il modello è a sud.

Stefano Moretti

Feudi di San Gregorio

Feudi di San Gregorio, il modello è a sud

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