I formaggi di Antonello Egizi: gustare l’Abruzzo tra tradizione e innovazione

È terra di mestieri antichi l’Abruzzo dei pastori, dei contadini, dei pescatori. È la terra natia di Antonello Egizi, per gli amici “Lu Casciar”, uno dei maggiori interpreti dell’arte di affinamento dei formaggi.

Nato a Capestrano e trasferitosi nella Marsica per amore, Antonello, nel suo laboratorio di Balsorano, compie quotidianamente l’alchimia di far rivivere ritmi, gestualità e saperi delle “antiche genti” di Abruzzo. I pastori vivevano al seguito di pecore o mandrie, transumando dal piano al monte, dal monte al piano, lungo i tratturi; oggi, invece, la pastorizia tende a tramutarsi in allevamento stanziale, pur mantenendo spostamenti estivi a pascoli alti.

Ed ancora, a coronare la catena appenninica che separa l’Abruzzo marittimo dall’Abruzzo montano, i molti raccoglitori di erbe, foraggere e medicamentose: santoreggia, elicrisio, valeriana, ruta e numerose varietà di cui i montanari parlano, ma che nessun botanico sembra esser riuscito a racchiudere nel suo erbario. Ma sono proprio questi tesori della Natura che Antonello riesce a sintetizzare in autentiche opere d’arte: ogni suo formaggio è una “forma d’autore”, un emblema dell’esperienza acquisita tra i fornelli di rinomati ristoranti del pianeta, una dedica all’amato Abruzzo. Ed allora, ogni formaggio diventa piena raffigurazione ed esaltazione di un terroir; non ingannino un passato ed un immaginario collettivo di una regione quasi arcaica nel suo preservare le tradizioni di un tempo…un lembo d’Italia oggi in trasformazione che, di certo, ha nel suo immediato legame tra paesaggio ed attività umane la sua essenza. Un’essenza che rivive grazie alla passione del Casaro di Balsorano, il quale vede nella maniacale selezione delle materie prime, nel rispetto dell’igiene in ogni fase di lavorazione e nella sua creatività gli unici elementi capaci di affermare l’immagine di una regione “rinnovata”.

È Antonello, dunque, l’antesignano del progressivo ripensamento dell’arte casearia abruzzese: non solo i must del Pecorino di Farindola e Canestrato di Castel del Monte, ma anche – e soprattutto – un’innovazione delle ricette. Figli della sua inusuale sensibilità e della sua rigorosa conoscenza nascono formaggi unici ed inimitabili; forme che riescono a far convivere le consuetudini di pastori adusi alle pratiche di un tempo e al rispetto di quei ritmi ignorati dall’industria, e l’innovazione espressa dal dosato mix di spezie, oli essenziali ed erbe aromatiche utilizzate.

formaggio erbe

È arduo individuare un aggettivo capace di definire appieno una personalità eclettica che fa della continua ricerca il proprio “credo”; forse mai nessuno immaginerebbe di trovare in un piccolo borgo dell’entroterra aquilano un personaggio dinamico e amichevole come Antonello. Il suo non è solo un laboratorio dedicato alla trasformazione di ovini, caprini e vaccini, ma una fucina di idee in continua evoluzione, un ritrovo per gli amanti della cultura enogastronomica, un approdo sicuro nel mare magnum delle contraffazioni alimentari.

Colpisce, sin da subito, la gamma degli ingredienti impiegati: dalle spezie più particolari alle vinacce di rinomate cantine del Bel Paese, dalle erbe aromatiche locali ai fiori eduli, tutto è sinonimo e testimonianza della serietà e del rigore con il quale Antonello si dedica al proprio mestiere.

Una nutrita “corrispondenza di amorosi sensi” con la terra natia è forse il primo sentimento che si coglie nello sguardo del “maestro”, in quegli occhi che si illuminano nel narrare la genesi di ogni affinamento, nel mostrare agli ospiti ogni suo capolavoro e nel cercare di trasmettere il valore sotteso ad ogni formaggio. Non è di certo alla ricerca di protagonismo Antonello, il quale si preoccupa – di contro – di dare piena visibilità a quei pastori che, con ardore e pazienza, resistono stoicamente agli eccessi dell’industria e si rifugiano tra le montagne abruzzesi alla ricerca di vallate gioiose e aspre solitudini, certi di trovare in Antonello il paladino del riscatto di queste terre.

E così prosegue la storia del “piccolo grande artista” di Balsorano, che si snoda tra ostacoli di ogni sorta, riconoscimenti e desiderio di valorizzare le specialità casearie, per esportare un autentico “Made in Abruzzo”. Ma soprattutto, è la soddisfazione nel veder crescere il seguito dei seguaci, appassionati ed intenditori, a motivare il Casaro nel suo perseverare in questa azione di divulgazione della cultura enogastronomica. Ed infatti, tra vasche di lavaggio e l’inebriante odore delle spezie e degli aromi utilizzati, ci si abbandona inconsapevolmente e piacevolmente alla narrazione di Antonello: ogni formaggio diventa, dunque, lo spaccato di un territorio, il primo narratore di una storia che si perde nel tempo…le sue “forme d’autore”, già nel nome, richiamano alla mente i torrenti che da Balsorano scendono a Morino, nella suggestiva Val Roveto, in quel cru che nulla ha da invidiare ai cugini d’Oltralpe.

Sapere, amore, rispetto della Natura ed un legame quasi viscerale con la terra natia sono, pertanto, i capisaldi su cui poggia l’avventura di chi insiste nel salvare dall’oblio antiche arti e consuetudini, all’ombra del noto Castello di Balsorano, che si erge laddove il paesaggio dispiega la sua veste più fascinosa.

Photo credits

Manuela Mancino

I formaggi di Antonello Egizi: gustare l’Abruzzo tra tradizione e innovazione

Cucine d'Italia consiglia