I vini di Alberto Longo: quando la dedica al terroir diventa una filosofia di vita

Nascono da un felice matrimonio tra l’amore per la Daunia e la passione per l’enologia i vini di Alberto Longo a Lucera. Ogni etichetta è una dedica alla terra natia ed un ringraziamento ai genitori, Adele e Giovanni, che sin dagli inizi degli anni Sessanta hanno investito nel sogno di riscattare l’immagine vitivinicola della Puglia. Nel periodo in cui dominava la “regola aurea” della quantità, la famiglia Longo, infatti, puntava a ricavare dai vigneti e dagli uliveti della zona quel nettare che potesse rappresentare la quintessenza del terroir.

Non è solo la ricerca della qualità, ma anche e soprattutto il forte legame con le origini, a motivare l’azienda che, in tale logica, ha stabilito la propria sede nella Fattoria della famiglia Cavalli. È in questo crocevia di storia, cultura e religione che affonda le radici l’arte del produrre vino: come testimoniato da manoscritti ritrovati presso l’azienda, la struttura era adibita a cantina già nel 1906, a confermare come le genti dell’Alta Puglia siano da sempre aduse alle fatiche della vendemmia. Dietro i loro sguardi, segnati dal lavoro, si cela dunque una lunga tradizione, così come dietro il marchio di Alberto Longo si nascondo il forte richiamo e quasi devozione al territorio.

Sei i cerchi che sigillano la qualità racchiusa in ogni bottiglia, a richiamare i ricorrenti motivi geometrici delle antiche decorazioni daune. Ad arricchire di contenuto il logo, inoltre, due triangoli sovrapposti che, intersecandosi e creando una forma tridimensionale, diventano una figura paragonabile all’eterno in cui si sintetizzano i valori portanti della cantina. Valori che ne svelano l’indole, danno riprova della “corrispondenza di amorosi sensi” con quei 35 ettari di vigneti a spalliera, coltivati presso la Fattoria Cavalli e nell’adiacente areale della seicentesca Masseria Celentano.

Incisi nella linea della vita di Alberto Longo il richiamo della Natura ed il desiderio di continuare l’opera intrapresa dai genitori. Così, nel solco della tradizione, trova il proprio habitat ideale l’anelito di chi fa del rispetto e dell’amore per la “patria” una filosofia di vita. Solo un siffatto sentimento, autentico e puro, riesce nell’alchimia di trasformare ogni sorso in un viaggio immaginario tra le meraviglie del paesaggio, tra i colori cangianti dei vigneti autoctoni e tra il verde argenteo delle cultivar locali.

Negroamaro, Falanghina, Nero di Troia, Bombino Bianco e Montepulciano convivono con gli internazionali Syrah, Merlot e Cabernet Franc, integrandosi all’orizzonte con le tonalità più intense della vegetazione circostante.

Piante secolari di Provenzale, Peranzana, Romanella e Coratina, invece, custodiscono in gocce di oro verde, una differente – ma riconoscibile – declinazione dello stile di Alberto. E sembrano riporre nel colore per antonomasia simbolo di speranza, il sogno di tramandare alle generazioni future il valore intrinseco del patrimonio racchiuso tra la Capitanata e il Sub-appenino Dauno.

Nume tutelare di una ricca biodiversità, l’azienda si fa alfiere di storiche denominazioni e gemme rare (come il “Cacc’e’ Mmitte di Lucera, DOC dal 1976) per impedire resti soltanto l’eco, nella sconfinata pianura, di nomi che un tempo disegnavano i confini dell’enografia italiana.

Non è allora un mero esercizio di stile la raccolta monovarietale e rigorosamente manuale, ma al contrario suggella il progetto di valorizzazione, che continua con l’innovazione tecnologica impiegata in fase di vinificazione e indispensabile per assicurare la qualità nel calice finale.

Una visita presso la famiglia Longo conferma quanto la stessa “abbia da vendere” in termini di originalità: per un contesto storico-culturale di elezione, modellato dai Catapani, Romani, Saraceni, Normanni e Angioini; per il fascino incontaminato di un’ancora radicata cultura rurale; per le geometrie perfette disegnate dalle antiche proprietà fondiarie oggi dimora di rarità.

Per rendersene conto basta concedersi una pausa…intorno, una quercia del XIII secolo e la Torre del Castello federiciano sembrano proteggere la Fattoria Cavalli, ricordando all’avventore gli intramontabili protagonisti di queste zone.

Photo credits

Manuela Mancino

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