L’arte di presentarsi: le regole per un perfetto incontro formale

L’arte di presentarsi: le regole per un perfetto incontro formale

Mettiamo una serata importante. Il mio amico mi vuole far incontrare il Senior Partner di un prestigioso Studio Legale. Posso sperare in una possibilità di un colloquio di lavoro. È un’occasione da non perdere. E’ tutto il giorno che penso a come vestirmi. All’ultimo momento davanti allo specchio, però, mi prende il panico, e, mentre provo di tutto, ogni cosa mi sembra inadeguata.

Rischio di essere in ritardo così mi infilo in macchina e filo all’appuntamento. Arrivo appena in tempo, ma sono tesissimo. Non mi sento a mio agio, al contrario del mio amico che ha l’aria di essere sicuro di sé, indossa un perfetto abito scuro, mi sorride e mi porge un bicchiere. Per cercare di rilassarmi ringrazio e accetto. Appare il suo capo, proprio lui. Mi presenta, gli stringo la mano e mi accorgo di non sapere lontanamente cosa dire. Sono palesemente in imbarazzo, così farfuglio qualche laconico “ho sentito molto parlare di lei.” Aggiungo qualche altra frase di circostanza, mentre il mio interlocutore, educato e molto gentile, mi rivolge una domanda sulla mostra di fotografia alla quale stiamo partecipando… “tutto, ma non questo!” penso io. Il tempo di cercare una risposta opportuna per fare bella impressione, che lui saluta e… svanisce fra la gente. Fine del sogno.

Quante volte ci è capitato di vivere una situazione così? Quante volte avremmo desiderato riavvolgere il nastro per poter far andare le cose come avremmo voluto o dire le cose giuste? Nulla di quello che si è svolto in quella serata sarebbe da rifare, nulla. Perciò iniziamo con l’imparare dai nostri errori.

L'arte di presentarsi Mita Luciani Ranier

Numero uno: la prima impressione è qualcosa che raramente si può cancellare e questa si stabilisce nei primi secondi di un incontro. Non servono le parole, perché la comunicazione non verbale in questo caso è prevalente. La postura, la presenza, la gestualità, la mimica facciale e il contatto visivo determineranno l’impressione che il nostro interlocutore si farà di noi. La nostra presenza impressionerà o meno l’altro. Mi dicono spesso che in questa circostanza la percezione di essere incapaci a modellare la propria immagine è diffusa. In realtà si tratta di un esercizio e di una pratica che va ripetuta. Proviamo a fare questo “addestramento” di fronte ad uno specchio, o meglio ancora in presenza di un amico. Dritti con le spalle larghe, il petto in fuori, il mento in su e la testa alta. Le braccia sono leggere e morbide lungo i fianchi, le gambe parallele leggermente divaricate e lo sguardo rivolto negli occhi dell’altro. Evitate di incrociare davanti a voi le braccia o di appoggiarle sui fianchi. Queste due posizioni proiettano un’immagine di chiusura, di timidezza o peggio ancora di arroganza. Evitiamo anche di infilare le mani nelle tasche, per cercare di sembrare a nostro agio.

Nei paesi occidentali, il contatto visivo è sinonimo di fiducia, di sicurezza di sé e di comportamento corretto, da non confondere con il fissare con troppa intensità o troppo a lungo chi abbiamo di fronte. Nel mondo del lavoro la capacità di sostenere lo sguardo altrui è sempre ben considerato e la presenza fisica, con una corretta postura, ci aiutano a mandare quei messaggi non verbali accattivanti. In Cina, nei paesi Medio Orientali ed Orientali, generalmente lo sguardo è più sfuggevole, e, al contrario, guardare troppo a lungo negli occhi è sinonimo di scortesia e di arroganza.

L'arte di presentarsi Mita Luciani Ranier

Il sorriso invece fa parte di quella della mimica facciale universale determinante nello stabilire rapporti positivi. Chi interagisce iniziando con un sorriso difficilmente sarà contraccambiato con una risposta scortese o sgradevole. Proviamo e riproviamo il nostro training camminando e muovendoci fino ad essere rilassati e naturali nel nostro nuovo modo di sentirci, consapevoli dell’immagine che stiamo proiettando. Ricordatevi che alcuni attori famosi addirittura lasciano nei loro camerini post-it colorati che gli ricordano la loro postura, ad esempio ”sorridi”. Ed ora siamo pronti per riprovare a riavvolgere il nastro.

Torniamo alla nostra serata con il Senior Partner. Arrivo e mi sento sicuro di me. Conosco la mia immagine, ho provato in anticipo il mio abbigliamento e l’ho scelto il giorno prima facendo attenzione a tutti i dettagli. Mi sono informato su dove si svolgerà la mostra, sulle persone invitate, sulla loro età e sull’abbigliamento richiesto. Entro sicuro di me e, mentre intravedo il mio amico, non trascuro la mia andatura calma e dritta con lo sguardo alto, un lieve sorriso sulle labbra, respiro lentamente. Provate per credere, fa miracoli indirizzare il proprio pensiero a quello che vogliamo essere.

L'arte di presentarsi Mita Luciani Ranier

Pietro, il mio amico, mi viene incontro festoso, mi chiede se voglio un bicchiere di vino. “No grazie, non per il momento” rispondo cortese. So che se lo avessi accettato sarebbe stato difficile salutare con un bicchiere in mano e che ancor più difficile sarebbe stato tirar fuori il biglietto da visita preparato nella tasca. “Ti presento il mio Capo” dice Pietro, che, rivolto a lui, mi presenta con titolo professionale, nome e cognome. Mi avvicino e con un sorriso aperto gli tendo la mano. Una bella stretta di mano, di quelle che non stritolano, ma che danno un’impressione di presenza vera, di gesto voluto. “Buonasera, sono felice di fare la sua conoscenza, Pietro mi ha parlato del vostro studio, il primo in Italia in materia di appalti privati. Sono un giovane avvocato anche io e ho lavorato in questo settore.” Il Senior Partner è chiaramente colpito dalla mia presentazione. Non si tratta solo di dire nome e cognome di una persona, ma dobbiamo sforzarci di dare maggiori informazioni sulle persone che mettiamo in contatto. Una corretta presentazione favorisce la conversazione fra gli individui e quindi aumenta le possibilità di andare subito al centro degli interessi che accomunano diversi soggetti. Preparate una breve, chiara presentazione di voi stessi, che potrete fare al momento della presentazione. Preparatevi affinché diventi il più possibile naturale e fluida, a voce alta. Dopo qualche esitazione, sarà facilissimo presentarsi a chi non conoscete.

Scambio alcune battute cordiali, saluto il mio interlocutore, lo ringrazio per avermi dedicato del tempo e, se è un personaggio importante, prima di porgergli la mano, gli consegno il mio biglietto da visita, già pronto in tasca. Ricordatevi che in Oriente e in Medio Oriente lo scambio dei biglietti da visita avviene sempre all’inizio della conversazione. Il gioco è fatto, semplice e naturale e anche il risultato è assicurato. Vi aspetto, fatemi sapere come è andata!

Mita Luciani Ranier

L'arte di presentarsi Mita Luciani Ranier

Biografia dell’autrice

Mita proviene da un’antica famiglia aristocratica, cresce in un ambiente dove l’etichetta e le regole del “saper vivere” non sono solo un insieme di precetti comportamentali, ma un vero stile di vita. Il suo lavoro nel campo delle Pubbliche Relazioni la spinge a voler condividere le sue competenze innate e acquisite in questo ambito. Prima in televisione, poi girando per l’Italia e all’estero, fino alla fondazione di Ieparome, International Etiquette and Protocol Academy of Rome. Lo scopo è quello di formare ragazzi, professionisti e non, che desiderano affermarsi professionalmente e personalmente.

Saper parlare in pubblico, gestire le situazioni conflittuali in ufficio, scegliere il proprio guardaroba, presentarsi correttamente ad un impegno di lavoro o preparare una tavola, sono situazioni alle quali facciamo fronte giornalmente. Accrescere le nostre competenze, significa poterle affrontare nel modo giusto e in maniera più disinvolta e naturale. Una risorsa in più per ognuno di noi.

ieparome.com

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