Previsioni vendemmia 2023: i condizionamenti del clima

Le abbondanti piogge di primavera e inizio estate hanno favorito l’insorgenza di malattie patogene, in particolare della penospora, causando ingenti danni nelle vigne italiane. Si prevede possano compromettere, addirittura del 60%, la prossima vendemmia, soprattutto nell’area della dorsale adriatica, secondo quando riportato dall’Osservatorio vendemmiale di Assoenologi, ISMEA, e Unione italiana Vini (Uiv).

La zona più colpita è l’Italia centro-meridionale, dove è prevista negli areali di Abruzzo e Molise una forte riduzione del raccolto, mentre molte aree di Marche, Basilicata e Puglia subiranno cali nell’ordine del 25-30%. Il fenomeno interessa anche Umbria, Lazio, Toscana, toccando la Sicilia. In questo quadro, una particolare attenzione va riservata al vigneto biologico, che costituisce quasi il 20% dei filari italiani, esposto a grande sofferenza.

«La pioggia pomeridiana, l’umidità della notte e il sole della mattina – sottolinea Riccardo Cotarella – sono state purtroppo le condizioni climatiche perfette per far sviluppare la peronospora che ha attaccato tutti i vigneti e in particolare le varietà più sensibili. Ma i danni possono essere comunque limitati da un punto di vista qualitativo con una attenta conduzione scientifica del vigneto.

Adesso dobbiamo ancor più ricorrere alla viticoltura di precisione per salvare i grappoli sani, – continua il presidente di Assoenologi – perché non ci resta che adattarci a questo clima pazzo che cambia di anno in anno, ricercando nuovi sistemi scientifici che ci permettano di governare i cambiamenti climatici. Resto convinto, comunque, che anche in una stagione così complicata, avremo sì una quantità di prodotto ridotta, ma il lavoro degli enologi, scientifico, professionale e passionale garantirà vini di alta qualità.»

La presentazione delle previsioni vendemmiali dell’Osservatorio Assoenologi, ISMEA, e Uiv è in programma a Roma martedì 12 settembre.

La situazione nel settore vitivinicolo è complessa a causa della domanda interna ed estera relativamente debole, delle giacenze elevate e dei prezzi che non soddisfano le aspettative dei viticoltori.

L’invito rivolto da Fabio Del Bravo, responsabile Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale ISMEA, è alla cautela, riconoscendo le difficoltà del momento con l’imminente vendemmia che si prospetta abbastanza complessa. L’ISMEA monitorerà attentamente le condizioni dei vigneti nelle prossime settimane. Sarà solo nella prima metà di settembre, quando la situazione sarà più chiara e delineata, si potrà fornire un quadro più accurato della situazione.

In questo contesto, è fondamentale che i viticoltori adottino misure oculate per affrontare le sfide della stagione. La gestione attenta dei vigneti e delle pratiche agronomiche può aiutare a mitigare gli effetti delle condizioni avverse e ottimizzare la produzione, anche in un contesto di domanda debole e prezzi insoddisfacenti.

La collaborazione tra le varie istituzioni e il settore vitivinicolo sarà cruciale per affrontare le difficoltà attuali e pianificare strategie a lungo termine per proteggere e sostenere l’industria vinicola italiana.

«La peronospora non può essere il rimedio al problema delle giacenze – afferma Lamberto Frescobaldi, Presidente Unione italiana vini – per il semplice fatto che una malattia non può risolvere una debolezza del sistema. Se quest’anno, e sottolineo se, dovessimo avere una produzione inferiore ai soliti 50 milioni di ettolitri sarà per effetto di un parassita che colpisce in modo lineare, sia le vigne buone che quelle meno buone.

Il problema della sovrapproduzione è invece un aspetto che le politiche di settore dovrebbero affrontare con maggiore determinazione: a nostro avviso le vendemmie da 50 milioni di ettolitri sono oggi qualcosa di anacronistico per un Paese leader che dovrebbe concentrare la propria azione su obiettivi di crescita non volumica ma di posizionamento verso l’alto.

La convinzione di Uiv è che, per controbilanciare un trend, che a fine luglio ci porterà probabilmente ad avere il maggior carico di stock in cantina degli ultimi 10 anni, serva una maggior razionalizzazione dell’offerta, basata su tassi consoni di vino rivendicato/imbottigliato, regole più stringenti su riclassificazioni e declassamenti, specializzazione dei distretti per vocazionalità. Oggi non ci si può più permettere di produrre vini senza nome e cognome, quelli generici, e di avere un terzo delle Dop-Igp che imbottiglia meno del 40% del proprio potenziale. Una complessità del sistema che necessita di scelte radicali anche in chiave promozione, con il potenziamento delle azioni atte a valutare la reale efficacia delle attività svolte all’estero».

Unione italiana Vini

Previsioni vendemmia 2023: i condizionamenti del clima

Cucine d'Italia consiglia