RAPPORTO TRA MUSICA E ARTE DELLA BUONA CUCINA IN CALABRIA

In  Calabria ,come in tutte le regioni dell’Italia Meridionale, la Musica ha avuto  un ottimo rapporto con l’arte della buona cucina.

Perché?  La risposta è semplice.

Dagli umili pranzi e cene delle famiglie contadine – che si svolgevano d’inverno nell’interno delle case vicino al focolare e fuori in primavera e in estate –   fino a quelli delle famiglie medio borghesi, la musica, con il suono degli strumenti tipici come organetto, fisarmonica, accompagnamento di chitarra, ha sempre coronato i vari momenti del pranzo e della cena, partendo dall’attesa fino alla consumazione, aggregando tutti i commensali al canto , nonché al ballo di fine degustazione.

Il  repertorio era basato esclusivamente sulle canzoni folk.

L'espressione tipica del ballo calabrese è la cosiddetta viddhaneddha. Le occasioni di ballo erano svariate: dalla festività religiosa a quelle familiari (nascita, fidanzamento, matrimonio) a quelle agresti in coincidenza con determinate evenienze (vendemmie, trebbiature, tosature delle pecore, etc.). Per quanto riguarda gli strumenti il filo melodico e affidato all'organetto, che sostituisce ormai quasi sempre la zampogna. La scansione ritmica e assicurata dal tamburello, originato dal tympanon dalla chitarra (non frequente), dallo "'zzarinu" (acciarino = triangolo di ferro percorso da una bacchetta metallica) dalla "scartagnetta" o "castagnetta" (vale a dire dallo scrocchio delle dita), ad imitazione degli ellenici crotali, oppure dal battito delle mani del ballerino.
L’espressione tipica del ballo calabrese è la cosiddetta viddhaneddha. Le occasioni di ballo erano svariate: dalla festività religiosa a quelle familiari (nascita, fidanzamento, matrimonio) a quelle agresti in coincidenza con determinate evenienze (vendemmie, trebbiature, tosature delle pecore, etc.). Per quanto riguarda gli strumenti il filo melodico e affidato all’organetto, che sostituisce ormai quasi sempre la zampogna. La scansione ritmica e assicurata dal tamburello, originato dal tympanon dalla chitarra (non frequente), dallo “‘zzarinu” (acciarino = triangolo di ferro percorso da una bacchetta metallica) dalla “scartagnetta” o “castagnetta” (vale a dire dallo scrocchio delle dita), ad imitazione degli ellenici crotali, oppure dal battito delle mani del ballerino.

La cosiddetta “Musica colta” infatti ha egregiamente contemplato quanto suddetto.

Nella Danza Campestre”, composizione per pianoforte di Francesco Cilea di Palmi in provincia di Reggio Calabria (autore di celebri melodrammi) , l’autore ha evocato il momento in cui alcune giovani fanciulle  in costume  offrono, danzando ai commensali  i prodotti della terra.

Nella Tarantella finale della Suite per banda Terra Bruzia, composta nel 1935 da Salvatore Guzzi di Cosenza, si rappresenta il momento finale dei  pranzi e cene in famiglia, in cui i commensali, per digerire i diversi cibi degustati, ballano allegramente.

Oggi purtroppo, con l’avvento di nuovi tipi di musica (tecno,rock ,pop,etc…) si sono perduti questi bei momenti di aggregazione  familiare. Questi si possono trovare  soltanto nelle sagre paesane, organizzate dai comuni e che trovano nelle persone una straordinaria affluenza ed adesione.

Restano tuttavia gli appassionati del genere tradizionale e i cultori della materia che si sono dedicati anche ad approfondire le ricerche sul tema della musica legata agli avvenimenti popolari, come nel caso del Festival della Lyra Calabrese a Spilinga dove i suoni melodici accompagnano banchetti a base di specialità mediterranee. Un ritmo, coinvolgente ed appassionante quello della Lyra, che sta crescendo e che spinge gli spettatori a danzare, tanto da divenire quasi portavoce della Calabria in Italia e nel mondo.

Mario  Pio  Amico

Photocredit: Immagine in evidenza – http://www.oresteparise.it

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