Un Bisol, non un prosecchino!

Il Veneto versione bollicina

foto (98)Passeggiando attraverso la storia della zona di produzione del Prosecco, ovvero la collina di Cartizze, ci imbattiamo nella famiglia Bisol ed è come tornare indietro nel tempo, al lontano 1542, data dell’affermazione enologica di questi produttori, ma, prima di tutto, amanti della bollicina veneta.
Il primo protagonista è Eliseo, seguito dal figlio Desiderio, il quale riesce a salvare la tenuta dalla brutalità del primo conflitto mondiale, fino ad affidarla alle competenze del figlio Antonio, oggi presidente dell’azienda, che risulta sensibile tanto quanto suo padre alla costanza qualitativa nell’allevamento dell’uva Glera.
Valdobbiadene rappresenta la voce del Prosecco, che si esprime in questa zona attraverso vigneti di alta collina, spesso coltivati manualmente, a causa della pendenza molto pronunciata. I 125 ettari vitati di Bisol prendono vita tra le ripide creste collinari che arrivano fino a Conegliano, una fra le aree più vocate della Denominazione.

foto (97)Il valore aggiunto di quest’azienda sta nella diretta gestione dell’intera filiera produttiva, volta a garantire l’eccellenza dalla terra al bicchiere. Gianluca Bisol, direttore generale della proprietà, ha un sogno ed è quello di conferire a Conegliano lo stesso prestigio di Reims, a Valdobbiadene il fascino di Epernay e al Prosecco la straordinaria fama dello Champagne. Nel tentativo di rendere estremamente naturale il passaggio dal territorio al vino, i Bisol ottengono uno spumante che esplode nel bicchiere in un turbinio di bollicine, imposta il registro olfattivo su toni di frutta tropicale, torta al limone, ginestra, gelsomino e spunti muschiati. La sapidità freschissima e saporita rende inevitabile l’arresa a una bocca tanto aggraziata e in perfetto equilibrio.

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Il continuo tramandare di padre in figlio fa la forza, la solidità dell’azienda veneta ed è racchiuso nella trepida attesa dei grappoli in cantina, nell’accudire il frutto come fosse vivo per poi lasciarlo andare una volta al sicuro in bottiglia.

Serena Zerilli

Un Bisol, non un prosecchino!

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