Viticoltura eroica, mare e mulattiere: l’incanto delle Cinque Terre

In quel cantuccio d’Italia in cui le propaggini rocciose si distendono sulle acque calme del Tirreno, le Cinque Terre sono piccole perle incastonate in un territorio ricco e fecondo. Ricco di storia, di tradizioni e di panorami incantevoli, da vivere a pieno porgendo l’orecchio alle eco lontane e ai racconti di una pratica secolare che qui trova uno dei suoi esempi più eccellenti: la viticoltura eroica.

Incastonato al confine tra mare e montagna, il paesaggio delle Cinque Terre è uno degli angoli più suggestivi e romantici dello Stivale. Una striscia di terra frastagliata e selvaggia, addomesticata dall’uomo con i suoi ciàn, i terrazzamenti sostenuti da muretti a secco che interrompono le forti pendenze costellandole di orti, scalinate, casolari e vigne. Quelle vigne curate con una passione verace dagli “angeli matti”, i vignaioli così innamorati della loro terra da coltivare le uve nelle condizioni più estreme, tra ripidi pendii al limite dell’inaccessibile e faticose vendemmie manuali.

Cinque Terre

Il viaggio in questa terra meravigliosa e ricca, accarezzata dalle popolose acque del Santuario dei Cetacei, ha inizio dal borgo di Montemarcello, sulla cima del monte Caprione, dove lo sguardo corre libero dalla Val di Magra, al Golfo della Spezia, fino alle Alpi Apuane. Immerso nella rigogliosa macchia mediterranea sorge il Golfo dei Poeti, un relais che sembra aprire le porte della regione e accompagnare dolcemente verso le Cinque Terre. Dopo una energizzante prima colazione assaporata mentre il sole sorge su una delle terrazze protese verso il mare sconfinato del golfo, bastano pochi minuti di auto per lasciarsi momentaneamente alle spalle il blu e raggiungere Castelnuovo Magra, il borgo arroccato sul monte Bastione dal quale, nelle giornate di cielo terso, si scorgono le sagome addormentate sul Tirreno di Gorgona, Capraia e della Corsica.

Cinque Terre

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Le colline che circondano Castelnuovo, grazie al suolo ricco di minerali e al clima mitigato dal mare, sono da sempre culla di vigneti nobili e produttivi, coltivati e curati dagli uomini e dalle donne di alcune delle cantine più celebri della zona. Come l’Azienda Agricola Giacomelli della famiglia Petacchi, premiata quest’anno con i Cinque Grappoli di Bibenda per il suo Colli di Luni Vermentino “Boboli” del 2013 (95% Vermentino, 5% Malvasia di Candia). La storia di questo vino è legata a doppio filo con un aspetto importante della filosofia della Cantina, quello connesso alla valorizzazione del patrimonio agricolo locale: il Colli di Luni Vermentino proviene, infatti, dal recupero del vigneto di Boboli, uno dei cru storici di Castelnuovo Magra, situato proprio sotto le mura del Castello medievale del paese.

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Poco distante sorge la Cantina Ottaviano Lambruschi, fondata da Ottaviano negli anni Settanta e oggi gestita insieme al figlio Fabio e all’enologo Giorgio Baccigalupi. Tipica della Cantina è la cosiddetta vendemmia a scalare, ovvero a più fasi: si parte dalla metà di settembre e si prosegue fino alla fine di ottobre. È proprio nelle fasi centrali del periodo di vendemmia che si procede alla raccolta delle uve allevate con il sistema Guyot capovolto da cui nasce il Colli di Luni Vermentino “Il Maggiore” (100% Vermentino), insignito dei Cinque Grappoli di Bibenda nel 2016. Prodotto in poco più di 5000 bottiglie, al naso presenta note floreali e fruttate di gelsomino e pesca gialla, e ben si accompagna ai secondi piatti a base di pesce.

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Rimettendosi in cammino in direzione nord, una volta superate Sarzana e, sul mare, La Spezia, si giunge a Riomaggiore, la prima e più meridionale delle Cinque Terre. Qui, tra l’incanto di quell’arcobaleno di case aggrappate alla roccia a picco sul mare, una sosta è d’obbligo alla Cantina 5 Terre per scoprire tutto il fervore ligure del lavorare insieme. La Cantina è infatti una cooperativa di produttori riuniti sotto l’egida comune della viticoltura eroica e appassionata, in cui la storicità dei vigneti e dei territori si coniuga con gli importanti investimenti che la Coop Agricoltura è riuscita a sostenere negli ultimi anni per dotarsi delle più moderne tecnologie di vinificazione. Fiore all’occhiello della produzione è, senz’altro, il Cinque Terre Sciacchetrà Riserva DOC, per il quale vale la visita in Cantina: un bianco da dessert dalla struttura complessa che all’olfatto presenta sentori di arancia candita, fichi secchi, albicocca e nocciola, frutto di un’attenta selezione delle uve (80% Bosco, 15% Albarola, 5% Vermentino) lasciate appassire naturalmente per circa due mesi sui graticci.

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Sempre a Riomaggiore si consiglia una pausa di gusto nel piccolo ma caratteristico ristorante enoteca Dau Cila. Con i suoi tavoli adagiati su un minuscolo pontile sospeso in un’insenatura con porticciolo naturale, è la scelta giusta per un pranzo tipico curato nei minimi dettagli dai proprietari, Manuel Germani e Luca Giaccio. Da assaggiare, accanto alle celebri Trofie al pesto, anche le Acciughe al limone con pera e parmigiano e il Pesce spada marinato con pompelmo.

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Da Riomaggiore, con un percorso di poco più di un chilometro a picco sul mare, la Via dell’Amore – recentemente riaperta in parte dopo la frana del settembre 2012 – conduce direttamente a Manarola, paesino inerpicato su un costone roccioso, in cui le variopinte abitazioni sono collegate tra loro attraverso ripide e irregolari scalinate in ardesia. Ricongiungendosi con la Via dei Santuari si prosegue fino a Corniglia, la più piccola delle Cinque Terre, per assaggiare alcuni dei piatti di Antonella Villa, chef del ristorante La Posada. Dall’unione della cucina tradizionale ligure con la passione per la stagionalità dei prodotti e la creatività personale della Chef nascono piatti gustosi e accattivanti da assaporare sulla terrazza affacciata sul blu. I Paccheri alla Posada, con sugo di pomodoro, prosciutto, cipolla e pesto ligure, seguono l’entrée di antipasti misti – da provare la Zuppetta di moscardini e le Seppie con pinoli e olive taggiasche – per poi concludere il pranzo in dolcezza con il Tirami Su del pasticcere Christian.

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La Zuppetta di moscardini
La Zuppetta di moscardini

Tappa successiva, Vernazza, il borgo maggiormente ferito dalla disastrosa alluvione dell’autunno del 2011, risollevatosi grazie al lavoro impagabile di abitanti e volontari. Nell’estremità occidentale del paese, la romanica Chiesa di Santa Margherita di Antiochia sorge direttamente sul mare ed è citata nei carteggi già dal 1318, anche se le primissime fasi della costruzione sembrerebbero risalire addirittura ai primi decenni del XII secolo. Nella piazzetta del centro storico un “santuario gastronomico” è senz’altro il ristorante Gambero Rosso: tra pareti dai colori vividi, sedie in paglia e archi in pietra la sensazione è quella di essere a casa, con l’aria pervasa dai profumi classici della cucina genuina. Il menù è, naturalmente, un inno al mare: dalla Crudité di Scampi imperiali al Tegame di Vernazza – un tortino di patate e acciughe al pomodoro – passando per le Tagliatelle di farro biologico con gamberi e zucchine – piatto selezionato per Expo 2015 – e il Filetto di San Pietro alla Gambero Rosso, con pomodori, capperi e olive. Come dessert, il Buccellato con vino passito, una ciambella ligure tipica della cucina casalinga.

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Il Tegame di Vernazza
Il Tegame di Vernazza

Bastano pochissimi minuti per giungere in un’altra perla della Riviera di Levante, Monterosso al Mare, l’ultima e più popolosa delle Cinque Terre. Dopo una visita alla Chiesa di San Francesco per ammirare una tela raffigurante la Crocifissione da molti attribuita al pittore fiammingo Antoon van Dyck e una sosta alla Statua del Gigante realizzata su uno sperone di roccia nel 1910 dall’architetto Francesco Levacher e dallo scultore Arrigo Minerbi, con il calare della sera l’aperitivo è alla Cantina di Miky della famiglia De Fina. Un ambiente giovane e informale in cui lasciarsi cullare dall’andirivieni delle onde mentre si sorseggia uno dei tanti creativi cocktail proposti dalla carta: da provare, nelle calde serate di luglio, il fresco e dissetante Stinger, con brandy e crema di menta bianca.

La Statua del Gigante o di Nettuno
La Statua del Gigante o di Nettuno
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Il viaggio continua, con gli onirici versi di Montale che sembrano librarsi nell’aria:

“Riviere,

bastano pochi stocchi d’erbaspada

penduli da un ciglione

sul delirio del mare”.

Mentre il sole, ormai stanco, si tuffa nelle acque all’orizzonte, davanti agli occhi si aprono le stradine e i vicoli del villaggio marinaro di Moneglia, nominato borgo tra i più belli d’Italia. Qui la notte è una dolce parentesi da vivere immersi nell’atmosfera unica dell’Abbadia San Giorgio, una storica dimora del 1484, ex monastero francescano e oggi elegante buen retiro improntato allo slow living. Nelle camere i pezzi d’antiquariato si uniscono ai moderni elementi di design per dare vita a uno stile sobrio e raffinato, impreziosito dai dettagli in travertino e in marmo rosso di Verona.

Cinque Terre

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Tra le colline che circondano il paese, la famiglia Schiaffino gestisce anche il relais Villa Edera & La Torretta. Da non perdere, per una notte romantica e assolutamente suggestiva, un sosta nella Suite ricavata direttamente nella Torretta del Castello di Monleone, risalente al 1173. Pergolati, scalinate in pietra e dettagli in stile provenzale accomunano le terrazze immerse nella natura dell’orto biologico agli interni dai colori tenui e dai dettagli floreali: un invito a rilassarsi riappropriandosi dei propri ritmi distesi e godendosi, dalle finestre, la vista incantata sulla Fortezza e sul verde che, dolcemente, scollina verso il mare.

Cinque Terre

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Quello nelle Cinque Terre è un viaggio che coinvolge in tanti modi diversi. La vista è rapita dagli scorci mozzafiato che si aprono lungo i sentieri e le mulattiere mentre ci si arrampica sulla ruvida roccia, mentre nell’aria si rincorrono i profumi dolci dei vigneti e quelli avvolgenti delle terrazze coltivate a basilico. Un viaggio che non può dirsi concluso se non lo si assapora anche con il palato: una tradizione gastronomica legata alla terra ma soprattutto al mare, vero compagno di vita dei vëgi dei borghi marinari, che convive con una cultura enologica unica nel nostro Paese. Quella della viticoltura eroica, delle vendemmie fatte a mano dai vignaioli lì dove i macchinari non riescono ad arrivare. Le Cinque Terre sono genitrici di vini di spessore, vini il cui carattere riflette quello autentico e tenace degli uomini che dedicano loro un’intera vita e un’infinita passione.

Sara Stopponi

Photo credits: Golfo dei Poeti Relais, Azienda Agricola Giacomelli, Cantina Ottaviano Lambruschi, Cantina 5 Terre, Ristorante Dau Cila, Ristorante La Posada, Ristorante Gambero Rosso, La Cantina di Miky, Abbadia San Giorgio, Villa Edera & La Torretta

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