A tavola con il cinema

Nel 1997 Ettore Scola, il grande regista scomparso nel gennaio del 2016, realizzò La Cena, ispirato alle cene, appunto, che venivano consumate nel corso dei mercoledì da Otello, Otello alla Concordia, la famosa osteria della quale abbiamo già scritto, accomunandola a Cesaretto e al locale dei Fratelli Menghi. Nel film di Scola, Vittorio Gassman, Fanny Ardant, Giancarlo Giannini, Riccardo Garrone, interpretavano i ruoli di persone comuni: un intellettuale comunista, la proprietaria del ristorante, un professore, il capo cameriere. Nella realtà dei mercoledì da Otello gli stessi Gassman, Garrone, Giannini, Ardant (raramente, vivendo a Parigi), erano se stessi, in un continuo, vitale, alternarsi di verità e finzione.

la cena lav

Avendo avuto il privilegio di frequentare, con assiduità, e assieme a molti altri amici, il regista di C’eravamo tanto amati, Una giornata particolare, La famiglia, ricordo che Scola amava invitare a cena da Otello i colleghi più giovani, e assai meno conosciuti, per ascoltarli con vaga attenzione, per poi fulminarli con una sorprendente battuta umoristica, oppure con una  puntualissima caricatura, disegnata all’istante con la sua penna, sempre svagatamente.

Nel corso degli anni, sono stato spesso a cena con Scola, mai a pranzo. Forse perchè, una volta terminato l’eventuale pranzo, sarebbe stato ancora giorno, e forse ci si sarebbe trovati nella necessità di aspettare la cena, per concludere la giornata. Forse. Non so.

ettore scola lav

Un conflitto difficilmente risolvibile, quello tra il pranzo e la cena. Per questo forse, ancora un “forse”, ho accolto con leggero disappunto l’uscita del libro A pranzo con Orson, che raccoglie le conversazioni tra Henry Jaglom e Orson Welles, l’autore di opere di assoluto valore come Citizen Kane, L’orgoglio degli Amberson, L’infernale Quinlan. I pranzi tra Jaglom e il “grande mago” Welles, in realtà, mi sono sembrati delle cene. Ma, al di là di questa osservazione certamente superflua, è un libro di notevole interesse, che chiunque ami, anche genericamente, il cinema, dovrebbe leggere.

Tra il 1983 e il 1985, Jaglom ha incontrato Welles numerose volte al Ma Maison, un rinomato ristorante di West Hollywood, dove l’autore di Citizen Kane mangiava spesso. “Il ristorante era diventato il suo ufficio”, ricorda Patrick Terrail, il proprietario del Ma Maison. Durante i pranzi con Jaglom, che avevano cadenza settimanale, “l’illusionista”, come Welles amava definirsi, esprimeva le sue idee sul cinema, raccontava aneddoti, a volte già noti ma che arricchiva di particolari inediti, non esitando a dare giudizi drastici, impietosi, su grandi registi e altrettanto grandi attori e attrici. Per rimanere in termini culinari, non ebbe alcuna remora a definire Marlon Brando “un salsicciotto”.

orson lav ok ok

Dai “pranzi con Orson”, con un piccolo salto, possiamo ritrovarci A tavola con Hitchcock, il libro che Salvatore Gelsi, docente di cinema e comunicazione all’Università di Ferrara, ha dedicato all’autore di capolavori come Il delitto perfetto, La finestra sul cortile, “Psycho, Gli uccelli. Non sappiamo se il grande “Hitch” privilegiasse il pranzo rispetto alla cena, o viceversa, ma è certa la sua straordinaria passione per il cibo, una vera e propria dipendenza creativa, al punto che alcuni suoi detrattori arrivarono a sostenere che realizzò i suoi film meno riusciti nei periodi in cui si metteva a dieta. Il libro di Gelsi contiene, oltre a una completa biografia, numerosi aneddoti, e interessanti considerazioni su come il “maestro del brivido” interpretasse l’interazione tra il cibo e il sesso, tra il cibo e l’omicidio. Ed è sorprendente leggere la seguente dichiarazione di Hitchcock:”Io detesto la suspense, è per questo che non permetterei mai a nessuno di fare un soufflè a casa mia. Il mio forno non ha lo sportello trasparente. Si dovrebbe aspettare per quaranta minuti prima di sapere se il soufflè è riuscito, ed è più di quanto io possa sopportare”.

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Ancora un salto, e siamo A tavola con Fellini, il libro che Maddalena Fellini, sorella del grande regista, scomparsa nel 2004,  dedicò alla cucina romagnola e alle abitudini gastronomiche del celebre fratello. E’ ben noto che l’autore de La Dolce Vita e di Otto e mezzo avesse come punto di riferimento Cesarina, lo storico ristorante di via Piemonte, a Roma, dove poteva mangiare “romagnolo”. Meno noto è che fosse, come testimoniavano i suoi amici e collaboratori più stretti, un cliente distratto e indeciso, quasi preferisse che a scegliere i piatti per lui fosse la cartomante.

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Al grande regista riminese, Ettore Scola ha dedicato, nel 2013, il suo ultimo film, Che strano chiamarsi Federico. Un film intenso, affettuoso, in cui il regista di C’eravamo tanto amati, basandosi sui propri ricordi, racconta gli anni di apprendistato di Fellini al “Marc’Aurelio”, il giornale satirico nella cui redazione mosse i primi passi anche il giovanissimo Scola. Una vera officina di talenti, la redazione del “Marc’Aurelio”, nella quale si formarono moltissimi sceneggiatori e registi del grande cinema italiano del dopoguerra.

La parola cinema contiene la parola cena

Per concludere, vorrei ricordare due artisti che non ci sono più, due cari amici: Carlo Monni, attore/autore e formidabile improvvisatore di “ottavine”; e Donato Sannini, poeta e commediografo, nonché “mentore”, nel viaggio di trasferimento da Firenze a Roma, dello stesso Monni e di Roberto Benigni nel lontano 1972.

Nell’estate del 1977, Donato Sannini invitò me e Monni nella sua grande casa, forse un castello, di San Marcello Pistoiese. Il comune intento era di scrivere un soggetto per un film. Di giorno, il caldo torrido non favoriva la concentrazione e la scrittura. Meglio attendere che il sole calasse e si facesse buio. Ma la notte richiamava inesorabilmente la cena. Alle nove si cenava in un’osteria, allo scoccare della mezzanotte in una seconda osteria, e verso le tre ai tavoli della locale Festa dell’Unità. In quei dieci giorni, cenammo molto e scrivemmo poco o nulla. Donato Sannini giustificò la nostra inconcludenza dicendo che era inevitabile che andasse a finire in quel modo, visto che, almeno in italiano, la parola “cinema” contiene la parola “cena”.

 

Daniele Costantini

 

NOTE

  • “A PRANZO CON ORSON – Conversazioni tra Henry Jaglom e Orson Welles”, a cura di Peter Biskind. Ed Adelphi, 2015.
  • “A TAVOLA CON HITCHCOCK” di Salvatore Gelsi. Ed Tre Lune, 2004.
  • “A TAVOLA CON FEDERICO FELLINI” di Maddalena Fellini. Ed Idea Libri, 2003. Il libro è stato rieditato nel 2014 da Francesca Fabbri Fellini, figlia di Maddalena e nipote del grande regista.

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