Innovazione e sostenibilità: Cantina Leonildo Pieropan

Avvolta tra i vigneti delle colline del Soave Classico, a pochi passi dalle mura del castello medioevale, sorge la Cantina Leonildo Pieropan, completamente immersa nella natura, in un contesto agreste incantevole.

Architettura ipogea

La cantina, frutto di cinque anni di lavoro e inaugurata ad aprile 2022, è un’opera architettonica che coniuga innovazione e sostenibilità, fortemente voluta da Leonildo Pieropan e con riconoscenza a lui dedicata.

È stata concepita per accogliere gli eno-appassionati, pensata per entrare in contatto diretto con la filosofia della famiglia, fatta di passione, pazienza e ricerca continua della qualità.

Il progetto si propone come “strumento di lavoro” e l’architettura è fortemente integrata nell’ambiente, grazie alla scelta della costruzione ipogea. Questa scelta nasce dalla volontà della famiglia di armonizzare la realtà produttiva con il territorio, nel pieno rispetto dell’ambiente e del paesaggio Soavese, nella consapevolezza che in questo territorio “non vi è vino senza paesaggio, né paesaggio senza vigneto”.

Una struttura di diecimila metri quadri perfettamente incastonata nelle colline di Soave la cui progettazione è stata affidata all’architetto Moreno Zurlo, studio A.c.M.e. di Verona, il cui pensiero si è evoluto dall’osservazione della morfologia del territorio, arrivando alla decisione di sollevare un lembo del pendio e “nascondervi” al di sotto un ampio volume ipogeo su un unico livello.

La costruzione è in perfetta simbiosi con l’ambiente: funzionale e razionale nella distribuzione dei locali di lavorazione lungo il prospetto sinuoso verso valle, mentre quelli di affinamento, che non hanno bisogno di luce naturale, sono ipogei. Oltre alla parte produttiva, sono state affiancate delle strutture per l’accoglienza e sale degustazione e meeting, per vivere la realtà vitivinicola a 360 gradi.

La Cantina Leonildo Pieropan: un progetto ecosostenibile

La Cantina Leonildo Pieropan si compone di lastre di cemento di 28 metri senza colonne portanti, mentre il soffitto sorregge un terreno alto due metri, sul quale è stato fatto un vigneto carrabile. Caratteristica che appartiene a poche cantine al mondo.

Particolare attenzione è stata data alla selezione accurata dei materiali: ottone, pietra naturale di Vicenza, trachite euganea, materiali di provenienza locale per ridurre al minimo l’utilizzo di mezzi di trasporto inquinanti che vivono le stagioni modificandosi con il tempo, proprio come il vino prodotto all’interno.

Un sistema di raccolta delle acque piovane, attraverso un verde pensile, aiuta al risparmio idrico e al reimpiego delle acque metereologiche.

La sostenibilità energetica è un altro aspetto rilevante del progetto, visibile in ogni spazio. L’ambiente interrato rappresenta una scelta efficace per il risparmio energetico e per l’efficienza bioclimatica, assicurando la stabilità dell’ambiente dal punto di vista termoigronomico, riducendo i costi di refrigerazione. Il movimento della terra circolare ha permesso poi la riutilizzazione del terreno mosso per la costruzione della cantina nei vigneti limitrofi di proprietà che necessitavano di nuovi impianti.

L’articolazione interna degli spazi è razionalmente organizzata in funzione del ciclo produttivo, tiene conto delle necessità funzionali e igienico-sanitarie dei vari ambienti.

Tutti i locali di lavorazione (appassimento, vinificazione, imbottigliamento, laboratorio, confezionamento, vendita e amministrazione), necessitando dei rapporti di aero illuminazione, si aprono sull’unico prospetto verso valle. Completamente ipogei sono invece gli spazi destinati all’affinamento: i locali di invecchiamento, i depositi e i magazzini dei prodotti finiti.

È stata posta ancora più attenzione al consumatore, utilizzando una filiera che lavora con l’azoto dalla pressatura fino all’imbottigliamento, riducendo al minimo l’impiego di anidride solforosa, all’interno dei vini.

Gli ambienti interni della cantina sono stati rifiniti con materiali naturali, come la calce del Brenta, apportando una migliore qualità dell’aria, rispettando una armonia di colori e giochi di luce, per creare una esperienza di emozioni e benessere.

Il vocabolario dei materiali dell’architettura è infatti tutt’uno con le caratteristiche e l’aspetto dei terreni coltivati. In questa visione organica del progetto, dove le scelte non sono mai prima estetiche ma ispirate da analogie con quello che succede intorno in natura, si inseriscono coerentemente le finiture murarie realizzate con La Calce del Brenta nelle zone ingresso, uffici e ricezione ospiti.

La finitura Contrasto (varianti Tabacco 5082 e tinta a campione tono del beige), per esempio, evoca il cemento ma è a base di calce, dando vita a una vera superficie di cui si percepisce il potere decorativo tipico di un approccio essenziale e ricercato nella sua semplicità. La scelta delle tonalità intense gioca in opposizione con il calore del legno e la luce creando grande armonia.

Ma anche le tonalità più neutre possono diventare vibranti ed emozionare quando con l’aspetto irregolare richiamano antiche memorie, mentre al tatto sono lisce e hanno la carica energetica di una materia nuova. È questo il caso della finitura Riva, nella variante colore Cashmere, che illumina le pareti di ingresso e uffici.

Come da tradizione familiare si è scelto di utilizzare vasi vinari in cemento, dotati di migliore coibentazione che favorisce un minor costo di refrigerazione. Nella sala di degustazione principale, i tavoli presentano la forma delle molecole del vino bianco, rilevate allo spettrofotometro, risultato da uno studio dell’Università della Florida.

La scelta di impostare la struttura e l’agevole circolazione interna su un unico livello esaltano la stretta relazione tra organizzazione degli spazi e produzione. Il contenimento della zona esterna pavimentata ha consentito il re-impianto delle vigne sulla quasi totalità del lotto di terreno, a beneficio dell’impatto ambientale.

Viticoltura green

Nel vigneto di fronte alla cantina è stato piantato il Trebbiano Clonale di Attilio Scienza, vitigno che ha la peculiarità del portainnesto in grado di adattarsi autonomamente ai cambiamenti climatici. Sul tetto della cantina, è stato realizzato invece un vigneto sperimentale di Pinot Bianco, che non necessita di alcun trattamento per le malattie funginee, esempio di una viticoltura più green.

Pieropan

Innovazione e sostenibilità: Cantina Leonildo Pieropan

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