Filippo La Mantia: un cuore siciliano nel centro di Milano

Milleottocento metri quadrati per il nuovo locale dell’oste-cuoco Filippo La Mantia, tradizione e stile si incontrano a tavola.

Poltroncine turchesi Utrecht di Gerrit Rietveld (Cassina collezione i Maestri) nell’area lounge; tappeti antichi Karakilim, divano e tavolini nel progetto di Piero Lissoni accolgono i clienti in un’atmosfera ospitale e innovativa.

Inizia una nuova sfida per Filippo La Mantia. Milleottocento metri quadrati in piazza Risorgimento, così il poliedrico cuoco della trasmissione The Chef, con un passato da fotografo e un presente da disegnatore di cucine e armonicista di Edoardo Bennato, punta al successo milanese, rilevando l’ex ristorante Gold di Dolce e Gabbana, in un restyling degno del suo nome e dell’architetto Piero Lissoni. Dopo l’esperienza romana, che lo ha visto dirigere brillantemente la cucina del Majestic di via Veneto, La Mantia si dice pronto per conquistare il nord con il suo menù siciliano.

Cucine d’Italia lo ha intervistato cercando di scoprire il segreto del suo successo.

Filippo La Mantia è un uomo estremamente poliedrico. Quando ha capito che il suo futuro sarebbe stato in cucina?

Forse ancora non l’ho capito. E’ iniziato tutto per caso ed è stato un successo così rapido che ancora oggi fatico a realizzarlo. Vivo sicuramente alla giornata, anche se sono proprietario e ho fatto investimenti, so che mi piace cucinare e questo amore lo vivo quotidianamente, senza pensare a ciò che è stato ieri o che sarà domani.

Filippo la Mantia ok

Un’esperienza nata a Roma e approdata a Milano. Come è stato il suo percorso?

Ho cominciato a fare il cuoco a Roma, prima preparando cene a domicilio e poi come consulente di un ristorantino che ebbe molto successo, da lì è nato La Mantia. Sono stato tre anni in Asia e tornato ho fatto da consulente in un altro ristorante romano vicino al Panteon, che mi ha dato molta visibilità essendo alle spalle del Senato. Ho lavorato con quello che Roma aveva da offrirmi, non conoscevo nessuno. E’ stata semplicemente la Sicilia la protagonista del mio successo e sicuramente vincente l’idea innovativa di non usare soffritto di aglio, cipolla, porro e scalogno, scelta che mi ha caratterizzato.

vasi

Perché ha escluso questi alimenti dal suo menù?

Non li utilizzo perché a me non piacciono, non è un atteggiamento. A me non interessa dello status della cucina italiana, ho seguito il mio gusto personale che ha determinato tutto il successo che ho avuto, essendoci migliaia di persone che non amano l’aglio e la cipollla.

Perché ha scelto Milano per l’apertura del suo ristorante?

Roma per me è stata l’esperienza. Tutto quello che sono diventato lo devo a Roma, ai romani e ai posti in cui ho lavorato, come il Majestic di via Veneto. Una città dove ho portato un tipo di ristorazione che non esisteva, ovunque lavorassi era come aprire una grande casa e accogliere la gente per esaudire i loro desideri. Dopo quindici anni però ho sentito l’esigenza di cambiare e ho scelto Milano perché è una città che mi piace, c’è molto design, c’è la moda, ci sono ambientazioni differenti. Ho deciso di sfidare una città importante anche sotto l’aspetto gastronomico, qui ci sono i grandi chef stellati anche se, da quando ho aperto il locale mi esplode tutte le sere.

ristorante filippo la mantia ok

Cosa ha determinato la scelta della location?

Sempre per caso. Io e il mio socio eravamo alla ricerca di un posto per sviluppare la mia idea, che non era creare un tipico ristorante. Per me il concetto di ristorante non esiste più, aprire un locale da trenta o quaranta posti avrebbe significato sommarmi a una massa e sicuramente sbagliare, invece avevo bisogno di un luogo dove accadessero una moltitudine di cose, lo spazio e la struttura di questo locale lo permetteva.

Una sfida non solo culinaria ma anche archittetonica, il complesso progetto di ristrutturazione per dare una nuova identità al locale, seguito da Lissoni, ha coniato arte, design e stile, riservando particolare attenzione al concetto di “atmosfera” espressa in uno studio dettagliato dell’illuminazione.

Come è intervuto l’archittetto Piero Lissoni nella ristrutturazione del locale?

Piero è un fratello, mi aveva già ristrutturato il ristorante di Roma e casa, è stato fisiologico affidargli le chiavi anche di questo spazio. Gliel’ho raccontato e lui ha capito subito quello che volevo, è posso dire che ha fatto un capolavoro.

La Mantia cucina

Qual è la prima sensazione che un cliente deve percepire entrando nel suo locale?

Casa. Tutti mi dicono di sentirsi come a casa, come se fosse un posto esistito da anni che mette immediatamente a proprio agio.

Merito più dello stile archittetonico e dell’arredo o del menù regionale?

Tutto. Il menù per me è un’indicazione, io non pongo limiti, se un cliente vuole mangiare un’altra cosa io gliela cucino senza problemi, questo è il mio progetto. 

Sicuramente le proposte sono tipiche siciliane, è una cucina dalla quale io non mi sposto. Anche a Milano la gente ha voluto da me i piatti che mi hanno dato il successo, come la caponata.

Cosa pensa dei reality sulla cucina?

Rispetto tutto e tutti, anche io lo scorso anno ho partecipato per esperienza, ma credo che in Italia ce ne sia solo uno davvero valido prodotto da Sky, l’unico che ha investito milioni di euro in un programma fatto bene. I cuochi che lavorano in tv come Cracco o Cannavacciuolo sono professionisti con trent’anni di esperienza che dopo essersi fatti il mazzo possono permettersi oggi anche la televisione. Purtroppo i giovani pensano che il reality sia un punto di partenza per il successo ma non è così, la realtà di un cuoco è in cucina a sudare, faticare e lavorare.

Qual è il piatto dell’infanzia che porta nel cuore?

Il cous cous. Per me è il piatto della famiglia, del rito, della preghiera, dentro il cous cous c’è un mondo e sono contento di essere testimonial del Cous Cous Fest.

Quando torna in Sicilia dove va a mangiare Filippo La Mantia?

La Trattoria Biondo di Palermo, la consiglio vivamente. A prescindere dall’affetto che nutro per questa persona, antichissimo ristoratore, ho ricevuto davvero ringraziamenti da tutti coloro, italiani o stranieri, che nel corso degli anni ho mandato a mangiare lì.

Qual è il piatto che nella sua carriera le ha dato più soddisfazione?

La caponata.

Il piatto che ancora non ha creato ma che vorrebbe fare?

Un piatto da poter replicare per tutti i bambini che non possono mangiare. Potrebbe essere il cous cous, ossia un prodotto che bagnato con l’acqua piovana dopo tre minuti diventa semola. Credo si presti a questo progetto.

Un personaggio per il quale vorrebbe cucinare?

Potrei dire tanti personaggi illustri ma io ho avuto il privilegio di incontrare ed essere amico di Gino Strada, che ho raggiunto anche in Sudan. Un uomo tornato ora dalla Sierra Leone messa in ginocchio dal virus Ebola, che opera anche quindici persone al giorno e dorme in un container. Cucinare per lui ogni volta è per me un grande onore.

Cosa pensa di Expo 2015?

L’Expo io lo farò nel mio ristorante e chiunque vorrà venire sarò lieto di riceverlo.

Intorno alla manifestazione ci sono enormi casini, se ne parla troppo quasi a voler fare intendere che sia la risoluzione a tutto, diffido, spero di cambiare idea ma soprattutto che porti lavoro all’Italia.

Parlando del futuro. Dopo Roma e Milano ci sarà una terza tappa professionale?

Dopo Milano la pensione. Ho creato questo posto per mia figlia, i miei progetti futuri saranno vederla crescere e prendere in mano le redini di tutto questo.

Un posto che accoglie i suoi clienti dalle otto del mattino alle due di notte, che traduce il cibo in una coccola confortevole che parte dal palato per coinvolgere tutti i sensi, con proposte tipicamente siciliane ma tipicamente gourmet, selezionato nei piatti e vincente nel gusto: caponatina, pesto di agrumi, Norma, cous cous.

Un’ambizione internazionale che parte da un menù regionale dove gli ingredienti principali sembrano essere semplicità e accoglienza ma anche ricercatezza e stile, dalle sedie e poltroncine di Living Divani, Porro e Ton alle pregiate ceramiche di Virginia Casa e Richard Ginori, La Mantia si presenta sulla scena gastronomica della glamour Milano all’altezza delle aspettative.

La Mantia

FILIPPO LA  MANTIA 

Piazza Risorgimento [angolo Via Poerio 2/A]     –     20129 Milano     –      [T] 0039 02 70005309

Susanna Novella

Photo credits: Gianmarco Chieregato

 

 

 

Filippo La Mantia: un cuore siciliano nel centro di Milano

Cucine d'Italia consiglia