Quale vino abbinare all’ossobuco alla milanese?

Ricetta simbolo della cucina lombarda, gustosa e succulenta: l’Ossobuco alla milanese. Ma quale vino abbinare al piatto? L’analista sensoriale del vino Luca Maroni consiglia tre eccellenti vini.

Croatina Costa di Annibale Isimbarda

«Tanto i bianchi quanto i rossi presentati da Isimbarda svettano per concentrazione e potenza espressiva, come la maestosa Croatina Costa di Annibale».

Il vino scelto da Luca Maroni per l’abbinamento all’ossobuco alla milanese si presenta di colore rosso rubino intenso con forti lance violacee. Al naso è intenso e penetrante e lascia trasparire evidenti sentori di prugna e ciliegia. In bocca è morbido, pieno, con tannicità avvertibile, ma tale da non pregiudicarne l’equilibrio, anzi capace di conferire una nota di importanza; lungo retrogusto amarognolo.

Valpolicella Ripasso Classico Superiore Arduini

«Valpolicella Ripasso di pressoché massima valenza qualitativa nella proposta di Arduini Luciano. Una massa di frutto limpida, vivida, perfettamente bilanciata nel suo glorioso estratto fra suadenza e potenza espressiva. Spettacolare la sua concentrazione, massima come la sua morbidezza di sapore. Un vino che ammanta avvolgendo suadentissimo nei suoi glicerinosi drappi di polpa e tannino, e che al profumo rivela un frutto d’inossidata splendenza grazie alla mirabile enologia trasformativa. Una confettura di mora che ai sensi giunge tanto pastosa quanto armoniosamente speziata e di dolcezza ultarmatura».

Amarone della Valpolicella Classico Acinatico Accordini Stefano

«Non tanto e non solo per la concentrazione estrattiva sì evidentemente superiore (non passa luce nel loro nero al colore), ma per l’abbinarsi questa ad armoniosa morbidezza palatale in un ambito aromatico di frutto ben limpido e vivo, che il bicchiere di Accordini Stefano si distingue in modo così eccezionale.

L‘Acinatico Amarone della Valpolicella Classico è un gran vino, potente e possente, ai massimi livelli e di calore e di concentrazione, di potenza e vigore, che imprime in memoria e colore il suo contenuto maestoso. È la mora qui, con il poderoso, turgido calore dei suoi succhi, che senza eccessive sovraossidazioni o sovralignificazioni, esplode in questo campione la confettura anche di ribes e carnoso cassis generato dal suo terreno e dal suo clima.

Esplode il succo della linfa e del suo sole, ad un livello di integrità ossidativa che il suo violaceo bordeaux è quello d’una notte perduta. Eccellente la nitidezza enologica esecutiva, sontuosa la morbidezza nonostante la struttura del tannino, e dura la sua balsamica visciola nella sua profondissima, interminabile scia».

Luca Maroni

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