Un assaggio di Parigi a Roma: Casa Coppelle

A pochi passi dal Pantheon e da piazza Navona, da ormai ben 13 anni Casa Coppelle porta un po’ di Parigi a Roma. La padrona di casa, Rachele Guenot (francese, della Lorraine), è il trait d’union tra la sua cultura (gastronomica e non solo) e quella del Belpaese.

«La cucina italiana e quella francese sono indubbiamente le migliori cucine al mondo e nessuna delle due può esistere senza l’altra. Se Parigi è il pranzo della domenica, ricco e opulento, Roma rappresenta la semplicità a tavola di ogni giorno», afferma Rachele Guenot.

Il ristorante in Piazza delle Coppelle è lo spazio dove queste due realtà convivono in equilibrio e da ora con un’identità ancora più gourmet. Una maggiore eleganza acquisita grazie al tocco, sapiente e discreto, di Gabriele Cordaro, nuovo chef dell’insegna di Roma.

Lo chef di Casa Coppelle

Romano, classe ’85, Gabriele Cordaro ha iniziato la sua carriera nel mondo della ristorazione all’età di 26 anni frequentando un corso al Gambero Rosso; è seguita poi un’esperienza da Giulio Terrinoni e da Cristina Bowerman, a cui è rimasto profondamente legato da un sentimento di ammirazione e stima personale, oltreché professionale. È proprio mentre affianca la Chef Bowerman che arriva la chiamata da Modena, all’Osteria Francescana di Massimo Bottura. Tornato a Roma lavora con Heinz Beck e, nel ruolo di primo cuoco, impara una lezione importantissima: saper delegare alla brigata.

È con questo immenso bagaglio che arriva a Casa Coppelle, a cui apporta la sua visione di cucina. Una cucina che si presenta in un percorso degustazione di 5 portate – diverse dalla carta per offrire al cliente un percorso a sé – e nel menu alla carta composto da 6 piatti a partita. Una proposta intuitiva e inclusiva – carni rosse, bianche, cacciagione, vegetali, pesce e proposte gluten free – che punta ad una cucina più raffinata e di nicchia, sia per le materie prime utilizzate che per le tecniche di preparazione e le presentazioni dei piatti.

La cucina di Casa Coppelle

Un ristorante fine dining che trova nel concetto di fusion la sua chiave di lettura: Astice, piccione, foie gras ma anche zuppa di cipolla in scrigno di sfoglia fatta in casa. Piatti d’ispirazione francese mescolati ai capisaldi del territorio come con i Plin ricotta, limone, pecorino e menta; Cappellacci di coniglio alla cacciatora; Tagliolini alle alghe, frutti di mare, bagna cauda e salsa al nero. Questi ultimi, tutti lavorati a mano e di produzione propria così come per la pasticceria e per il cestino del pane, di cui cambieranno le sue varietà, con i suoi grissini alla nocciola, focaccia e girelle alle olive.

«La mia cucina è sì gourmet, ma anche divertente. Soprattutto desidero che includa tutti, ed è per questo che sto studiando un menu degustazione vegano e vegetariano. Una scelta di inclusività ma anche di sostenibilità. Dobbiamo tutti contribuire nel salvaguardare il pianeta e, per me, è stimolante poterlo fare giocando con la terra, come ho fatto con il Carciofo ripieno di ricotta, aromatizzato al limone e maggiorana, con spuma di patate affumicate condita con olio alla menta», afferma lo chef Gabriele Cordaro.

Uno fra tutti è però il piatto del cuore dello chef – “Il mio signature” – Linguina, senape, lime e crudo di capesante. Un piatto dei ricordi. Sapori rivisitati che si rifanno a una ricetta del papà dello chef e che hanno trovato una nuova identità, più contemporanea.

Il design di Casa Coppelle

L’unicità del luogo si tocca con mano non appena entrati nella prima sala, ornata da fedeli riproduzioni di quadri del XVII/XVIII secolo, o nel Buduàr, dei toni del nero e dell’oro, dedicato esclusivamente a chi voglia intraprendere il menù degustazione. Tutto ciò che si presenta alla vista è frutto dell’estro creativo del famoso Architetto e Interior design Jacques Garcia, già autore dell’Hôtel Costes di Parigi e del Mamounia di Marrakech. Un’istituzione nell’olimpo dell’alto design la cui firma è arrivata su Casa Coppelle, unico progetto curato in tutta Italia.

«Prima avevamo la camicia, ora il tailleur», dice sorridendo Rachele. È questo il nuovo spirito dell’insegna: eleganza e cucina di altissimo livello per oltre 70 coperti. Le 450 etichette di vino, poi, vanno di pari passo con l’anima dell’insegna tra bollicine, verticali di Sassicaia e importanti cantine francesi.

Casa Coppelle

Un assaggio di Parigi a Roma: Casa Coppelle

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