Quale vino abbinare alle pappardelle al ragù di cinghiale?

Primo piatto ricco e robusto tipico della cucina toscana a base di pasta fresca condita con ragù di carne di cinghiale, dal gusto forte e leggermente selvatico: le pappardelle al ragù di cinghiale. Ma quale vino abbinare? Ecco i consigli dell’analista sensoriale del vino Luca Maroni.

Barbera Frizzante 2016 Gaggioli

«Spumanti densi, armoniosi e limpidi presentati da Gaggioli. La Barbera Frizzante 2016 sfoggia enologia esecutiva di gran limpidezza col suo frutto eccellente». Colore rosso vivo per il primo vino selezionato da Luca Maroni per l’abbinamento con le pappardelle al ragù di cinghiale. Il profumo è di fragola e lampone con un lievissimo sentore di sottobosco e leggere note speziate, sapore morbido, fresco, amabile, armonico gradevolmente frizzante.

Chianti Classico Gran Selezione 2015 Casale dello Sparviero

«In bocca il Chianti Classico Gran Selezione di Casale dello Sparviero è veramente una crema di nera uva di morbidezza favolosa. Il suo profumo di mora e di fiore, autentico trionfo d’aroma, vero portento della natura. Didattico il suo unire possanza a fragranza, rotondità a spessore, potenza a morbidezza e turgore. Tutti gli aspetti che qualificano l’eccellenza d’un rosso, in questo campione sono in pura polpa attualizzati. Così alla sua densa tannicità, perduta morbidezza si abbina.

Alla sua carnosità di fibra, una suadenza del frutto di purezza cristallina è intimamente e cremosamente congiunta. E il lavoro della terra in campagna, quello tecnico, di trasformazione, in cantina, dall’uomo condotte con rispetto e capacità tali che il suo aroma è della suadenza massima, figlio di sole, concentrator focoso della sua sì possente ma espressiva e clorofillosa natura. E senza remore ci si abbandona allora alla sua sì naturale, prima, speziata, linfatica essenza di mora».

Nebbiolo Langhe 2016 Poderi Luigi Einaudi

«Ritrovo dopo diversi anni il bicchiere dei Poderi Luigi Einaudi radicalmente cambiato. In meglio. Poderoso, maestoso, prodigioso in turgore e nitore il suo frutto. Chapeau non solo alla gran viticoltura alla base di vini tanto massivamente neri, chapeau all’enologia che ha reso queste potenze della natura, morbidamente, sì nitidamente e integramente fruibili. In particolare davvero qualificante il controllo sull’ossidazione. Assai più alto della (bassa) media della regione. Sia come sia tutti questi vini meritano il contatto. Grande l’esecuzione del Nebbiolo Langhe: qui si avverte cosa potrebbero essere di frutto il Barolo e il Barbaresco laddove non condannati da una legge controproducente e vetusta, all’ossidazione del loro poderoso aroma».

lucamaroni.com

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